venerdì 7 agosto 2015

Chicken Little



Anno 1943

fonte: Disney Compendium
Con il terzo e ultimo special cartoon del 1943 il tema bellico sembra esser stato messo da parte. Ma si tratta di semplice apparenza dato che, pur non essendo presenti riferimenti diretti al nazismo, Chicken Little è da considerarsi una delle più argute metafore della manipolazione operata dal regime sulle menti deboli. Il corto, insieme ai bellissimi Reason and Emotion e Education for Death, va dunque a completare la triade di cortometraggi incentrati sulle strategie di Hitler per destabilizzare l'individuo, chiosando il discorso con grandissimo acume. Chicken Little è inoltre l'adattamento di una celebre favola popolare, tramandatasi oralmente nella tradizione anglosassone anche con i titoli Henny Penny e The Sky is Falling. Un pulcino viene colpito in testa da una ghianda e si convince che il cielo stia per cadere, scatenando il panico nel circondario. La storia ha poi finali differenti, più o meno lieti, a seconda della versione tramandata. Lo staff di Walt non si fa scappare l'occasione di utilizzare la vicenda per fare un po' di satira sociale. Il cortometraggio è ambientato in un pollaio recintato, all'interno del quale agiscono dei pennuti antropomorfi, in tutto e per tutto simili agli abitanti di Paperopoli, così come la svilupperà Carl Barks nei comic book degli anni successivi.Sebbene all'interno della loro piccola comunità i protagonisti vivano come esseri umani civilizzati, fuori dall'aia le cose sono ben diverse ed è in agguato la volpe Foxy Loxey che, spinta dai suoi famelici istinti, metterà in atto uno stratagemma per stanare tutti quanti. Pietra angolare del suo piano è lo stolto Chicken Little, che la volpe convincerà del pericolo imminente col proposito di trascinare l'intero pollaio in un'isteria di massa. Per riuscire nel suo intento non basterà abbindolare l'anello debole, ma sarà necessario permettergli di raggiungere una posizione di forza all'interno della comunità, screditando il vero leader del pollaio, il gallo Cockey Lockey. È affascinante il modo in cui la volpe riesce ad attuare il suo imbroglio, diffondendo dicerie e malelingue attraverso i buchi della staccionata, influenzando in modo diverso l'immaginario dei diversi abitanti del villaggio. È l'occasione per far sfilare una dopo l'altra differenti tipologie umane, da sempre specialità dell'animazione disneyana: le galline diventano delle pettegole comari, i paperi degli ubriaconi dediti alla gozzoviglia e i tacchini un circolo di intellettualoidi da quattro soldi.Pochi cortometraggi Disney possono vantare il comparto visivo di Chicken Little, in cui l'arte dei funny animals raggiunge vette fino a quel momento inesplorate. Allo short partecipano alcuni dei nine old men come John Lounsbery, Ollie Johnston, Ward Kimball e Milt Kahl, pronti a infondere nei personaggi tutta la loro arte. Gli abitanti dell'aia hanno infatti un appeal formidabile, e appaiono curatissimi sia dal punto di vista grafico che nella personalità. Un'animazione così sofisticata da risultare non meno studiata di quella dei lungometraggi coevi. Per certi versi, si potrebbe affermare che Foxy Loxey non sia qualitativamente così distante da Comare Volpe, che vedremo animata magnificamente da Milt Kahl tre anni dopo in Song of the South (1946), e lo stesso vale per gli altri abitanti del pollaio, tutti incredibilmente espressivi. Siamo infatti in una fase importantissima per l'arte disneyana, il momento in cui la comprovata perizia tecnica è pienamente supportata da un budget adeguato. L'arrivo nei cinema dei film a episodi ha infatti confuso un bel po' le acque e al momento non esiste alcuna autentica gerarchia qualitativa tra lunghi e corti.L'arma usata dalla volpe per raggiungere i suoi scopi è un manuale di psicologia, capace di offrire le giuste dritte a chi volesse farne un uso “molesto”. Durante la lavorazione quel libro avrebbe in realtà dovuto essere il Mein Kampf, ma si è preferito eliminare tale riferimento, rendendo il cortometraggio più universale. Chicken Little, a differenza di Education for Death e Reason and Emotion, viene normalmente fatto circolare dalla Disney Company sia nelle compilation che nei palinsesti televisivi, riuscendo a celare senza alcun problema i suoi sottotesti. I passi che Foxy Loxey legge dal suo manuale però provengono effettivamente dal libro di Hitler, per cui il senso del cortometraggio rimane invariato. A lasciar piuttosto sbigottiti è invece il finale, in cui la volpe riesce effettivamente nel suo intento e la vediamo con soddisfazione usare gli ossicini delle sue vittime per costruire delle piccole lapidi. Si tratta sicuramente di una scena forte, dura e spietata, eppure non manca la classica ironia dissacrante tipica di Disney, capace di sdrammatizzare la situazione: il narratore infatti protesta dicendo che non è quello il finale previsto, solo per sentirsi rispondere dalla volpe “non dar retta a tutto quello che leggi, fratello!”.A dispetto dell'esito tragico della vicenda, il pulcino con lo yo-yo avrebbe fatto capolino in quegli anni anche nelle pagine a fumetti, interagendo in comic book come Walt Disney's Comics and Stories addirittura con Ezechiele Lupo e i Tre Porcellini. Il personaggio è inoltre presente anche all'interno della Toontown vista in Chi Ha Incastrato Roger Rabbit? (1988), venendo dunque equiparato ad alcune delle più felici creazioni disneyane. La storia del pulcino allarmista avrebbe però fornito l'ispirazione molti anni dopo anche per un lungometraggio, il 46° del canone dei WDAS. Intitolato ancora una volta Chicken Little (2005), il film decide di esplorare tutt'altro orizzonte narrativo, ipotizzando che in realtà il malcapitato protagonista non si fosse allontanato così tanto dal vero, in quel suo fatale attacco di panico. Pur costituendo un interessante twist per la classica vicenda, il film farà parlare di sé per un altro motivo: si tratterà infatti del primo lungometraggio animato prodotto dagli studios completamente in CGI, segnando di fatto l'inizio dell'era digitale. Il cielo, per l'animazione tradizionale, era effettivamente caduto.



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