domenica 16 agosto 2015
Up (Up)
Anno 2009
fonte: la tana del sollazzo
Con Up la Pixar giunge al suo decimo lungometraggio animato e prosegue nel suo percorso di sdoganamento dell'animazione da "etichetta di genere". Da Ratatouille e passando per Wall-E (ma anche negli Incredibili c'era già qualche avvisaglia) ecco che la Pixar sembra sperimentare, mettersi in gioco ancora di più nell'intento di dimostrare che il futuro dell'animazione è il non porsi limiti stilistici, di argomento e di registro. Con Ratatouille si era sperimentato un tipo di recitazione assolutamente brillante più vicina al vero, pur con le stilizzazioni estetiche che un film d'animazione comporta, con Wall-E si era invece fatto un largo uso della pantomima, c'erano gli inserti live action e un certo sottotesto ecologista. Stavolta sono le tematiche ad essere "insolite": si parla di vita, di morte, di vecchiaia. Ci si addentra nel filosofico, nel malinconico, nel profondo. L'inizio che descrive la vita di Carl e della sua defunta moglie Ellie è un picco di lirismo mai raggiunto prima d'ora da un film d'animazione (se si esclude lo splendido finale di Ratatouille) con quel prezioso montaggio condito a dovere dal malinconico e dolce tema composto da Giacchino, ormai astro nascente delle colonne sonore sia in Disney che alla Bad Robot. Impossibile non commuoversi. Sembra che si voglia tracciare una nuova strada, in cui l'animazione osa più di prima, senza voler rientrare in schemi già consolidati, contrapponendosi invece al metodo che lo stesso Lasseter sta usando agli studi Disney, dove la rinascita avviene seguendo la ricetta di un decennio fa.
Up parla essenzialmente di come invecchiare: c'è il modo sereno di Ellie, che si gode la vita senza preconcetti, conscia di star vivendo una bella avventura in ogni caso, c'è quello del villain Munz, consumato dalla sua ossessione, e poi c'è quello straordinario personaggio di Carl e la sua via di mezzo che lo porta a rinchiudersi in un mondo di ricordi all'inizio salvo poi liberarsene per trovare un nuovo scopo, pur senza rinnegare quanto fatto con Ellie. Sono riflessioni intelligenti, mai prima d'ora affrontate in campo Disneyano, che bastano da sole a iscrivere all'unanimità Up fra i prodotti più coraggiosi. Se non fosse per la svolta animalista, più action, che viene data al film nella sua seconda parte: molti non hanno infatti gradito il nuovo scopo che Carl si dà, la protezione di un uccello, e che lo porta in contrasto con il suo idolo d'infanzia Munz. Per alcuni il pretesto in sé è troppo tirato per i capelli, per altri è il cambiamento di atteggiamento che ha Munz all'improvviso ad apparire artificioso, come se dopo la fase coraggiosa il film sentisse il bisogno di rientrare negli schemi consueti da cui sembrava volersi affrancare. E' vero che probabilmente si sarebbe potuto trovare un modo più originale per trasportare Carl dallo status di vedovo a quello di nonno, magari sfruttando di più il personaggio di Russell, che pur essendo meno fastidioso di quello che si temeva dal trailer viene lasciato parecchio abbozzato, ma è anche vero che il film così com'è fila eccome. Ha un suo perché e l'improvviso attaccamento all'uccello Kevin ha senso, contestualizzandone il gesto nella psicologia un po' allo sbando di Carl. Accettata questa scelta di fondo, non si può non rimanere piacevolmente colpiti dalla "nuova avventura di Carl" che lo porta a conoscere Munz, la sovracitata nemesi, un personaggio dal grande appeal, e Dug, spalla comica assolutamente non invasiva e molto garbata. Dug e i cani "parlanti" sono un altro elemento molto discusso del film, al confine tra il credibile e il troppo fantasioso da accettare: per quel che riguarda me li ho trovati una bizzarria assolutamente positiva. Tutti loro e specialmente Dug infatti non sono semplici cani parlanti: l'altoparlante che ne traduce i pensieri non li adatta agli schemi mentali umani, lascia tutto così com'è con notevole effetto comico. Impossibile non sorridere di fronte a Dug avvilito che con un onestà tutta canina dice "mi sono nascosto sotto il portico perché ti voglio bene". Altra scena notevole, anche per l'enorme pena che fa, è Carl che tira per sbaglio una bastonata all'operaio che cerca di sistemargli la cassetta delle lettere, caro ricordo di Ellie: trovo che per come è girata, per come è introdotta e per le penosissime conseguenze che ha, quel momento sia tra i migliori dell'intera filmografia Pixar, capace di trasmettere emozioni delicate e contrastanti in maniera imprevedibile. La colonna sonora di Giacchino è strepitosa nel suo continuo giocare con i temi retrò, riproponendone continuamente solo un paio, ma in modi sempre diversi e comunicativi: non sono presenti canzoni stavolta neanche nei credits. Il film inoltre prosegue la tradizione di inserire un piccolo ruolo per John Ratzenberg, colonna storica della Pixar, presente in ogni film dello studio e qui nel ruolo dell'operaio con cui Carl inizialmente è in amicizia. (...)
Pubblicato in:
BluRay - Up
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento