Anno 1997
35° lungometraggio Disney
fonte: Disney Compendium
(...) Sebbene si tenda a considerare Le Follie dell'Imperatore la prima escursione disneyana nel campo della comicità sfrenata, non va certo dimenticato questo gioiello, leggermente più drammatico e chiaramente più epico, ma caratterizzato da una spiccata componente umoristica. Un così brillante uso dello humor serve a far da contrappeso alla solennità dei temi trattati: si parla di dei, del regno dei morti e di mostruosi flagelli che minacciano l'umanità, di un uomo che aspira a diventare immortale e di una donna che ha fatto un patto col diavolo. C'era abbastanza materiale per realizzare un dramma strappalacrime, ma gli artisti Disney giocarono intelligentemente la carta dell'umorismo e, sfruttando questo contrasto, realizzarono una pellicola geniale in grado di riscrivere in chiave assolutamente attuale l'intera mitologia greca.
L'altisonante epopea di Eracle, semidio nato dall'adulterio di Zeus, in lotta contro le sciagure inviategli dall'invidiosa dea Era, viene dunque rimasticata e completamente piegata all'estetica narrativa disneyana, con tanti saluti alla tradizionale epica classica. Eliminato l'adulterio, Ercole viene reso un normalissimo figlio di Zeus, reso mortale dalle macchinazioni di Ade, che prende il posto di villain lasciato da Era. Questo irresistibile dio dei morti è il personaggio che meglio rappresenta il tono scanzonato del film: sebbene abbia un ruolo temibile, diritto di vita o di morte sull'intera umanità e nessuno scrupolo, è sicuramente uno dei più divertenti cattivi della tradizione disneyana. Non che Scar, Jafar o Ursula non lo fossero, tuttavia Ade è differente: non si prende affatto sul serio e si comporta come se il suo “ostile progetto di scalata” altro non fosse che la tattica di un gioco di ruolo. Questo si riflette nei suoi dialoghi traboccanti di umorismo con un'impeccabile scelta dei tempi comici che lo rendono un vero istrione.
Alle strategie di Ade e ai patti che il dio stringe con i diversi personaggi nell'ottica di prevalere è legata la componente narrativa più “tecnica” del film. Pur basandosi sull'umorismo, Hercules presenta infatti una sceneggiatura tutt'altro che povera, che nel finale si rivela cesellata a regola d'arte, infilando persino alcuni azzeccati colpi di scena. Ade però non sostiene da solo tutta la comicità del film. Sono tanti i personaggi che ne compongono l'anima ironica, a partire dalla carismatica Megara, la protagonista femminile, per arrivare al satiro Filottete, la tradizionale spalla comica. In questo florilegio di caratteristi è proprio l'ingenuo Ercole quello che più di tutti rischierebbe di sfigurare ed apparire insipido, ma questo problema viene dissimulato dandogli rilevanza narrativa: Ercole ha spesso a che fare con dei problemi di marketing, legati all'immagine stereotipata che di lui hanno i media. Il film infatti è una gigantesca parodia dello star system americano, in cui essere famosi equivale ad elevarsi al rango di divinità.
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Con Hercules si chiude la collaborazione fissa tra Alan Menken e la Walt Disney Feature Animation (gli odierni WDAS), che aveva portato l'animazione Disney verso vette musicali incredibili lungo gli anni 90. Sebbene si tenda a considerare la colonna sonora di Hercules una delle più leggere e disimpegnate dell'autore, siamo invece dinnanzi ad una delle più elaborate e intelligenti partiture che abbia mai composto per un film Disney. Versatile come sempre, questa volta Menken propone un genere non ancora utilizzato in quest'ambito: il gospel. Alla base di una scelta in apparenza tanto bizzarra c'è però un ragionamento ben preciso. Questo genere affondava infatti le radici nella musica religiosa, e poteva rivelarsi una scelta interessante per un film incentrato sulle divinità della mitologia greca. Menken compose per Hercules un grandissimo numero di canzoni, rendendolo uno dei film musicalmente più ricchi della filmografia disneyana.
- The Gospel Truth - L'ouverture del film trasforma il tipico coro delle tragedie greche in un personaggio collettivo: le Muse, che sulle orme di narratori come il Grillo Parlante e Clopin romperanno spesso la quarta parete, entrando e uscendo dalla storia. Le Muse cantano questo brano gospel, che si articola in tre atti (introduzione e due reprise), spiegando l'antefatto e incorniciando così nel migliore dei modi la trama del film.
- Go the Distance - È tradizione dei musical in stile Broadway, a cui Menken si ispira, che il protagonista canti la sua i want song, in cui esprime il suo disagio per la situazione presente. Un giovane Ercole intona questo straordinario e intenso pezzo prima di mettersi in viaggio alla scoperta delle sue radici. Si tratta certamente di uno dei brani più potenti del compositore. Inoltre, come da tradizione menkeniana (Part of Your World, When Will My Life Begin), è nel successivo reprise che il brano acquista una forza ancora maggiore, esplodendo in un climax vertiginoso. In alcune versioni del film è presente nei credits pure una cover cantata da Ricky Martin, in sostituzione della versione interpretata da Michael Bolton per l'edizione originale.
- One Last Hope - La spiritosa canzone di Filottete accompagna il frizzante montaggio che segue gli allenamenti di Ercole. La regia è come sempre impeccabile, mentre l'animazione di Goldberg dà il meglio di sé. Per questa canzone Menken esce dal tracciato e propone invece sonorità più vicine all'operetta, genere che avevamo già avuto modo di assaggiare in La Bella e la Bestia.
- Zero to Hero - Si tratta del brano più scatenato di tutto il film. Le Muse sono nuovamente in scena, e attraverso un rapido e festoso montaggio narrano l'escalation di Ercole e la sua trasformazione in un autentico vip. Gag, giochi di parole e riferimenti all'attualità si sprecano, mentre lo storytelling disneyano si conferma ancora una volta efficacissimo: grazie a questo espediente vengono infatti smaltite in buona parte le celebri dodici fatiche, che se fossero state narrate una per una avrebbero appesantito notevolmente la narrazione.
- I Won't Say - Ironico e disilluso tema d'amore, che Megara canta a sé stessa, venendo accompagnata dalle onnipresenti muse. Si tratta di un'altra sequenza bellissima, caratterizzata da un'intrigante gamma cromatica tendente al verde e al blu. Anche di questa canzone in alcune versioni oltreoceano è stata realizzata una cover pop inserita nei credits.
- A Star is Born - È raro trovare una canzone completamente nuova a chiosare un film, laddove vengono invece utilizzati soprattutto i reprise di brani precedenti, tuttavia Hercules appartiene ad un'epoca del cinema d'animazione in cui la formula musical era predominante e le canzoni si sprecavano. La sequenza conclusiva viene infatti accompagnata da questo festoso brano, cantato ancora una volta dalle Muse, stavolta presenti “in diretta” sulla scena, mentre celebrano la conclusione della storia. Nella versione originale i credits del film partono con la seconda strofa di questa canzone, tuttavia questo non è stato mantenuto in tutte le edizioni, ed in alcuni casi questa seconda parte è stata rimpiazzata dalle cover pop di altri brani.
- Shooting Star - L'ultima canzone del film è purtroppo presente, interpretata da Boyzone, solo in alcune versioni dei credits e del cd della colonna sonora, mentre in molte edizioni è stata brutalmente tagliata. Si tratta di un bellissimo brano melodico che, pur essendo stato scartato in fase avanzata per essere sostituito da Go The Distance, risuona spesso nei brani strumentali della colonna sonora. (...)
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BluRay - Hercules
VHS - Hercules
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