lunedì 10 agosto 2015
Mickey's Good Deed
Anno 1932
fonte: Disney Compendium
Non si può certo dire che la componente narrativa nei cortometraggi Disney sia predominante. Specialmente nei primi anni è evidente come i balletti e le gag fossero il vero punto focale: le trame non sono totalmente assenti ma, quando ci sono, hanno una struttura molto semplice e rimangono sempre al servizio di questi due elementi principali. Anche quando sembra di trovarsi di fronte a cortometraggi story-driven come The Klondike Kid, ci si accorge che in realtà si tratta di varianti di formule preimpostate, e che anche queste vicende sono soltanto contenitori per inserire gli ingredienti citati. Mickey's Good Deed cambia le carte in tavola e, portando avanti il filone natalizio iniziato l'anno prima con Mickey's Orphans, presenta finalmente al pubblico un cortometraggio totalmente incentrato sulla trama. Musica e umorismo sono ovviamente presenti (si ricorda con piacere il canto natalizio Adeste Fideles), ma non sono determinanti: lo scopo del cortometraggio è raccontare una storia completamente originale, cercando di suscitare nello spettatore sentimenti ben diversi dall'ilarità, portandolo all'occorrenza a versare qualche lacrima.Cortometraggi come questo rimarranno sempre eccezioni, ma saranno quelli che paradossalmente rimarranno maggiormente scolpiti nella memoria del pubblico. Mickey's Good Deed presenta infatti una trama articolata e costruita con perizia, dimostrando finalmente la grande abilità narrativa degli artisti Disney, che entro pochi anni si dimostreranno degli autentici virtuosi dell'arte dello storytelling, stupendo il mondo intero con Biancaneve e i Sette Nani. Questa storia piena di sentimento è ambientata in piena Grande Depressione e ci mostra un Topolino povero in canna che si trova costretto a vendere il suo amico Pluto ad una famiglia facoltosa, per far felice un bambino capriccioso e viziato. Per quanto un atto del genere possa sembrare sacrilego, il tutto viene gestito con grande dolcezza, e ha una motivazione più che nobile: il denaro guadagnato servirà a Topolino per regalare un bel Natale ad una famiglia di poveretti. La leggerezza disneyana riesce a rendere godibile una storia dal retrogusto amaro, e in cui aleggia lo spettro della miseria, il senso di perdita e una certa disillusione sociale.La contrapposizione tra le due famiglie ci viene mostrata con un umorismo pungente e alcune trovate fulminanti: i ricchi sono ritratti come maiali antropomorfi e nei saloni della loro villa giacciono ovunque giocattoli inutilizzati, mentre i poveri esibiscono in casa un quadretto con il padre galeotto e un acquario in cui nuota una lisca di pesce. L'esito della vicenda per fortuna ripristinerà lo status quo, mostrandoci il tenero ricongiungimento tra Topolino e Pluto sotto la stella di Natale, ma il vero climax corrisponde al momento in cui il ricco capofamiglia capisce che l'unica cosa che può davvero fare bene a suo figlio è una sonora ed educativa sculacciata. L'accompagnamento musicale che commenta la scena riesce a comunicare nello spettatore una sensazione davvero liberatoria. Va notata la gag in cui si concede un cameo al comico Jimmy Durante, citato di frequente in quegli anni in un gran numero di corti disneyani. La figura di Babbo Natale in questo cortometraggio viene inoltre considerata fittizia sebbene il personaggio esordisca proprio in quegli stessi giorni nelle Silly Symphony, candidandosi a diventare una delle figure maggiormente ricorrenti nelle storie Disney natalizie, contando svariati utilizzi anche da parte del geniale Carl Barks.
Pubblicato in:
DVD - Walt Disney Treasures - Mickey Mouse in Black and White (vol. 2)
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