Anno 1992
31° lungometraggio Disney
fonte: Disney Compendium
Realizzato durante il periodo di massima fioritura degli studios, Aladdin è senza dubbio uno dei film più amati di tutto il Rinascimento Disney. Dietro tanto successo c'è però una storia produttiva tutt'altro che facile: la prima idea del film si deve all'indimenticato Howard Ashman, che in quegli anni ricopriva il ruolo di paroliere delle canzoni (assieme ad Alan Menken) e sceneggiatore. La proposta venne accolta favorevolmente e gli studios si misero quindi al lavoro. Alla storia lavorarono personalità del calibro di Daan Jippes, Kevin Lima e Burny Mattinson, mentre alla sceneggiatura collaborarono Linda Woolvertoon, Ted Elliot e Terry Rossio. Per dirigere il film vennero chiamati i bravissimi John Musker e Ron Clements, i quali avevano già dato prova della loro abilità con Basil L'Investigatopo e La Sirenetta. Jeffrey Katzenberg non fu affatto contento dei primi risultati, però, e spinse perché il film venisse fortemente rielaborato. Le versioni precedenti della storia erano infatti molto diverse da ciò che sarebbe poi arrivato sullo schermo: era presente in dosi massicce il personaggio della madre di Aladdin, e lo stesso protagonista era molto più giovane. Katzenberg desiderava che Aladdin venisse reso più maturo e spaccone, in modo da potergli cucire addosso una storia d'amore con la principessa Jasmine che potesse avere maggior presa sul pubblico. La produzione del film si ritrovò a dover far fronte anche ad un altro problema, piuttosto tragico. Durante la realizzazione, e ancor prima che il precedente La Bella e la Bestia arrivasse nelle sale, Howard Ashman morì di AIDS. Per Alan Menken fu un brutto colpo, e dovette proseguire da solo, ma fortunatamente salì presto a bordo il bravissimo Tim Rice, già autore di materiale del calibro di Jesus Christ Superstar, che seppe insieme a Menken condurre la barca in porto nel migliore dei modi.
La classicissima fiaba di Aladino tratta da Le Mille e Una Notte viene così rielaborata in salsa disneyana: una sceneggiatura compatta, l'uso intelligente delle canzoni e un gruppo di personaggi assolutamente convincenti creano così l'alchimia per un film davvero d'impatto. La tematica che il film affronta è la stessa de La Bella e la Bestia e diventerà una delle morali più in voga nel cinema d'animazione del periodo: non lasciarsi ingannare dalle apparenze, perché quello che conta è ciò che si ha dentro. Questa morale attraversa un po' tutto il film, pieno di elementi e personaggi che non sono ciò che sembrano, dalla lampada magica che a prima vista potrebbe sembrare un oggetto di poco valore, fino al protagonista stesso, definito più volte un “diamante allo stato grezzo”. Inganni, bugie e travestimenti infatti sono al centro della trama: Aladdin si innamora di Jasmine mentre è travestita da popolana e spera di conquistarla travestendosi a sua volta da principe, e lo stesso vale per i “fenomenali poteri cosmici” del Genio, che in realtà sono per lui il simbolo della schiavitù. (...)
Come si è visto, la morte di Ashman aveva letteralmente sconvolto gli studios, e in particolar modo Alan Menken, con il quale lavorava a stretto contatto. La sua figura di sceneggiatore e paroliere era il simbolo stesso della narrativa disneyana che aveva sempre proceduto di pari passo con la musica, inoltre era stato lui uno dei fautori del rinascimento con La Sirenetta. Ashman morì a metà della produzione, e dopo un primo momento in cui Menken si trovò costretto a proseguire da solo, arrivò Tim Rice che portò avanti coerentemente il lavoro iniziato. Ashman, Menken e Rice vennero quindi parimenti accreditati nel film, rendendo Aladdin l'ideale punto di incontro dei loro tre immensi talenti. Alan Menken era un artista capace di giocare con i generi, sperimentando accostamenti arditi, come del resto si sarebbe visto anche nei suoi lavori seguenti. Questa volta ci troviamo davanti ad una colonna sonora con una forte personalità data dall'incontro tra temi arabeggianti e sonorità jazz.
- Arabian Nights - Si tratta della canzone di apertura cantata dal mercante/narratore, che immerge alla perfezione nelle atmosfere da Mille e Una Notte. Breve ma molto valido, questo brano doveva inizialmente essere ripreso svariate volte nel corso del film accompagnando la narrazione, e il mercante sarebbe quindi stato un personaggio non troppo diverso dalle Muse di Hercules, rivelandosi alla fine, con un colpo di scena, una delle tante trasformazioni del Genio. Le cose andarono diversamente, ma Arabian Nights ebbe comunque un destino molto simile tornando poi anche nelle successive produzioni della Disney Television ispirate ad Aladdin. Nel 2004 il film è stato rieditato cambiando una strofa alla canzone, perché non sembrasse troppo offensiva nei confronti del popolo arabo.
- One Jump Ahead - La frenetica canzone con cui Aladdin si presenta al pubblico rappresenta molto bene l'ibridismo stilistico di questa colonna sonora. Un po' rap, un po' jazz, questo divertente monologo accompagna una sequenza divertente e ricca di gag. Di One Jump Ahead è presente anche un brevissimo reprise melodico che costituisce il momento “I want” per Aladdin, nel quale esprime al pubblico le sue aspirazioni. Questa breve scena in origine non prevedeva un reprise bensì una canzone autonoma, che venne però cancellata durante la produzione.
- Friend Like Me - Questo scatenato brano jazz è la presentazione che il Genio fa di sé e dei suoi poteri. È tradizione che in occasione di una sequenza musicale ci si prenda delle licenze per dare alla scena un tocco più surreale: qui non servono, è il personaggio del Genio a giustificare tutte le follie visive con cui Eric Goldberg si è divertito a riempire la sequenza. Sicuramente una delle scene in assoluto migliori del film, capace con un climax travolgente di portare l'animazione disney anni 90 verso vette incredibili.
- Prince Alì - Ancora una volta una canzone cantata dal Genio, che chiaramente si prende tutte le licenze umoristiche del caso. È la sequenza che accompagna l'arrivo ad Agrabah di Aladdin trasformato in principe e quindi, dovendo rapportarsi ad uno scenario reale e concreto, ha un tocco leggermente meno surreale della precedente. Si tratta in ogni caso di un bellissimo momento, che avrà modo di proseguire successivamente grazie ad un lungo reprise cantato da Jafar.
- A Whole New World - Scritta interamente da Menken subito dopo la morte di Ashman e successivamente riaggiustata da Rice, è il tema d'amore. È sicuramente il brano migliore della pellicola, quello più celebre, grazie al quale il film si è portato a casa uno dei suoi due Oscar (l'altro era per la colonna sonora in generale). Melodico ma allo stesso tempo potente, accompagna il volo di Aladdin e Jasmine sul tappeto volante, durante il quale i due viaggiano intorno al mondo, toccando alcune location come l'Egitto, la Grecia e la Cina, che sarebbero diventate teatro di altrettante opere animate negli anni successivi. Il brano viene poi eseguito anche durante i credits.
- Prince Alì – Reprise - In Aladdin manca una vera e propria villain song, ma questo non vuol dire che a Jafar venga negato un numero musicale. A lui viene riservata una sorta di seconda parte più cupa e beffarda di Prince Alì, che è anche un brano a sé. Un Jafar più ironico che mai si impadronisce dei poteri della lampada, divertendosi a mettere Aladdin di fronte alle menzogne raccontate fino a quel momento, portando quindi ogni nodo della trama alla sua naturale evoluzione.
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