martedì 18 agosto 2015

Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi: Cricchetto Ninja-Carro Nervosetto (Mater's Tall Tales: Tokyo Mater)



Anno 2008

fonte: la tana del sollazzo
In maniera assai poco ortodossa, ecco che il quarto Cars Toon, Tokyo Mater spunta all'improvviso, e non in televisione bensì nei cinema americani accompagnando Bolt, in luogo del corto dei WDAS Glago's Guest. Sorprendentemente non lo accompagna dal primo giorno di programmazione ma solo in un secondo momento, come se la decisione fosse avvenuta all'ultimo momento, inoltre nei cinema italiani non viene proiettato e giunge direttamente nelle nostre televisioni solo nei giorni che precedono la Pasqua 2009. Questa sorta di "strenna imprevista" ha una lunghezza maggiore rispetto allo standard: ben sei minuti in luogo dei soliti tre. Lo schema è lo stesso di sempre con la solita balla di Cricchetto ingigantita all'inverosimile nella quale viene messo in mezzo anche Saetta in modo del tutto sconclusionato: solo che stavolta la maggior lunghezza si fa sentire, e di conseguenza aumenta visibilmente anche il respiro della storia. Questo Mater's Tall Tales elevato al quadrato è ambientato, come da titolo, in Giappone, e qui e lì fa il verso allo stile manga mostrando automobiline kawaii con occhioni sbrilluccicosi, ninja e inverosimili colpi segreti (abbiamo pure un cameo della versione automobile di Sulley e Mike!). Il soggetto della parodia è però qualcosa che ha a che vedere col Giappone solo occasionalmente e cioè la serie di Fast & Furious il cui terzo capitolo è ambientato proprio in terra nipponica: l'intero corto descrive una gara tra macchine spericolate che verrà ovviamente vinta da Cricchetto. Senza dubbio molto piacevole, anche se la fonte della parodia può non esser compresa da tutti e quindi dimostrarsi un'autolimitazione non da poco


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BluRay - Cars Toon - Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi

Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi: Cricchetto Investigatore Furbetto (Mater's Tall Tales: Mater Private Eye)



Anno 2010

fonte: la tana del sollazzo
Qui ci troviamo davanti ad un vero e proprio capolavoro: Cricchetto si inventa un passato da detective privato e inizia così un cortometraggio in bianco e nero che in pochissimi minuti comprime un intero genere cinematografico, il noir. Cricchetto che fa il tipico duro depresso e disilluso, con l'intero set di stereotipi del genere come la ragazza nei guai, la femme fatale, il tradimento, le amicizie nella polizia (Saetta!), la rappresaglia contro i ficcanaso in cui ci viene mostrato come Cricchetto perse il fanalino, tutto concentratissimo in un esercizio virtuosistico continuo. Atmosfera stupenda, gag divertentissime e un Cricchetto in formissima contribuiscono a lasciare nello spettatore un ottimo ricordo del mondo di Cars, ricordo che magari nel primo film aveva faticato a formarsi. Dopo una serie di corti così allegri è impossibile non provare simpatia per il buon vecchio Carl Attrezzi e non desiderare di rivederlo al più presto, e visto che il sequel sarebbe arrivato solo l'anno dopo possiamo dire che la missione di questi corti è felicemente compiuta.



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Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi: Cricchetto Heavy Metal (Mater's Tall Tales: Heavy Metal Mater)



Anno 2010

fonte: la tana del sollazzo
Questa volta si prende in giro il mondo della musica e lo si fa in modo davvero sanguigno, con Cricchetto che racconta di esser stato una rockstar poi riciclatosi come star del metal su spinta del suo agente. Ovviamente poi scattano le parodie ai cantanti e al genere in questione, ma la cosa più buffa del corto che lo fa assurgere all'olimpo dei migliori corti di Cricchetto è che l'unico verso che in tutte le salse lo si sente cantare è "Che Stress!" e ovviamente la cosa viene portata avanti nel paradosso più assoluto, prendendo di mira la vacuità di contenuti di certe canzoni moderne. Stupendo...e particolare, perché questo corto è stato proiettato in anteprima assoluta in terra francese, prima di esser regolarmente trasmesso anche in patria.



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Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi: Cricchetto Astronauta Provetto (Mater's Tall Tales: Moon Mater)



Anno 2010

fonte: la tana del sollazzo
La Pixar fa le cose per bene. Dopo aver fatto uscire un volume che raccogliesse cronologicamente tutti i corti cinematografici e i corti spin-off, fa uscire un volume appositamente per i Cars Toons di Cricchetto, con ben due inediti assoluti (non diretti da Lasseter), e poi non ne produce più, rendendo questo volume definitivo. Il primo dei due inediti vede Cricchetto nelle vesti di astronauta, incaricato per caso di andare sulla Luna a rimorchiare Houston che "ha un problema". Una premessa di base folle e geniale e uno svolgimento divertentissimo che dà modo di estendere il mondo di Cars verso l'infinito e oltre, mettendo in scena macchine scienziati, astronavi animate, che fanno ben capire che questo mondo potrebbe ancora offrire molte possibilità.



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Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi: Cricchetto Torero Perfetto (Mater's Tall Tales: El Materdor)



Anno 2008

fonte: la tana del sollazzo
Anche questo diretto da Lasseter, è sulla falsariga del precedente, solo con un setting e un tema differente. Ecco di nuovo il tormentone principale che mette in mezzo Saetta, anche se viene poi sviluppato in modo più banale senza quella sequela di deliri che nel precedente seguivano il colpo di scena. Anche qui, come del resto in tutti i corti della serie, appaiono le due automobiline che in Cars svolgevano il ruolo delle fan di Saetta.



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Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi: Cricchetto UFO (Mater's Tall Tales: (U.F.M.) Unidentified Flying Mater)



Anno 2009


fonte: la tana del sollazzo
Ed ecco che dopo Tokyo Mater, che nel 2008 concludeva al cinema il quartetto di Cars Toon, anche nel 2009 la serie prosegue, anche se con un solo corto. E il canovaccio è sempre il solito con Cricchetto che le spara grosse e Saetta che a mo' di tormentone viene inserito nella storia. Stavolta il corto è meglio del solito però, dal momento che in pieno spirito Cars affonda le sue radici nell'americanismo più puro, quello dell'iconografia popolare fatta di Roswell, Area 51, cerchi nel grano, alieni grigi e via dicendo, mostrandoci l'incontro tra Carl Attrezzi e un piccolo UFO. E come tale è davvero spassoso, e forse uno dei migliori della serie, visto che ci regala un Cricchetto semplice, puro, genuino ma nel contempo folle. Un campagnolo entusiasta come un bambino, che ci ricorda il motivo per cui è stato scelto come protagonista della miniserie.


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Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi: Cricchetto Monster Truck (Mater's Tall Tales: Monster Truck Mater)



Anno 2008

fonte: la tana del sollazzo
Questo è l'ultimo corto di Cricchetto a venir diffuso in televisione prima dell'uscita del blu-ray antologico che raccoglie l'intera serie. E' simpatico anche se si è di certo visto di meglio, e racconta di un ipotetico passato di Cricchetto come lottatore. E' tutta una parodia della mania degli americani per i monster truck, che vengono immaginati come il corrispettivo del wrestling nel mondo delle automobili, prendendo in giro così due fenomeni in un colpo solo. 



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Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi: Cricchetto Pompiere Provetto (Mater's Tall Tales: Rescue Squad Mater)



Anno 2008



fonte: la tana del sollazzo
Il primo della serie mostra un Cricchetto pompiere e poi in seguito infermiere, facendo la parodia ad un certo tipo di telefilm d'azione di qualche anno fa, e introduce il tormentone (a dir poco geniale) del "non ti ricordi? c'eri anche tu!!" con cui nel flashback viene messo in mezzo Saetta, senza senso alcuno. Un delirio divertentissimo, che prosegue con un climax di demenzialità pure dopo il colpo di scena.



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BluRay - Cars Toon - Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi

Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi: Cricchetto Audace d'Impatto (Mater's Tall Tales: Mater the Greater)



Anno 2008

fonte: la tana del sollazzo
(...) diretto da Lasseter, qui si fa la parodia di certi spettacoli tipicamente americani. Sicuramente migliore di The Materdor, questo terzo corto raggiunge i picchi di nonsense di Rescue Squad Mater. Il meccanismo è invariato, compresa l'assurda apparizione di Saetta a un certo punto, ma a valorizzare il tutto c'è la trovata secondo cui Carl Attrezzi viene acclamato senza fare praticamente nulla, e la cosa non può che rendere sempre più simpatico il suo personaggio.

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BluRay - Cars Toon - Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi

Cars Toon - Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi - BluRay



Contiene i seguenti cortometraggi:
- Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi: Cricchetto Audace d'Impatto (Mater's Tall Tales: Mater the Greater) (min.03.53)
- Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi: Cricchetto Pompiere Provetto (Mater's Tall Tales: Rescue Squad Mater) (min.02.53)
- Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi: Cricchetto Monster Truck (Mater's Tall Tales: Monster Truck Mater) (min.04.18)
- Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi: Cricchetto UFO (Mater's Tall Tales: (U.F.M.) Unidentified Flying Mater) (min.04.18)
- Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi: Cricchetto Torero Perfetto (Mater's Tall Tales: El Materdor) (min.03.38)
- Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi: Cricchetto Astronauta Provetto (Mater's Tall Tales: Moon Mater) (min.04.08)
- Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi: Cricchetto Heavy Metal (Mater's Tall Tales: Heavy Metal Mater) (min.03.34)
- Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi: Cricchetto Investigatore Furbetto (Mater's Tall Tales: Mater Private Eye) (min.04.38)
- Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi: Cricchetto Ninja-Carro Nervosetto (Mater's Tall Tales: Tokyo Mater) (min.06.58)


Contenuti Speciali:
- documentario: studi grafici, McQueen è senza mani (min.02.23)
- documentario: percorsi Pixar, un progetto (min.03.49)
- documentario: Cricchetto va a rilento (min.07.27)
- documentario: anteprime esclusive di Car's Land (min.03.29)
- documentario: making of (min.05.03)
- documentario: racconti non realizzati (min.12.19)
- trailer (min.00.33)
- visione di tre corti con storyboard (min.12.05)

Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi: Cricchetto e la Macchina del Tempo (Mater's Tall Tales: Time Travel Mater)



Anno 2012

fonte: la tana del sollazzo
Nel 2012 apre Cars Land, come sottosezione di Disney World, e i ragazzi alla Pixar decidono di celebrare la cosa realizzando un nuovo corto di Cricchetto. La serie però si era conclusa ed era stata raccolta in un Blu-Ray antologico, la cui completezza era però stata invalidata quasi subito dall'uscita di Air Mater, nel ruolo di corto spin-off presente nel BD di Cars 2. Insieme a questo Time Travel Mater salivano quindi a due i corti non raccolti. Ma per fortuna la Pixar fa le cose per bene, e infatti ha scelto di includerli entrambi nel suo secondo volume de I Corti Pixar, sicché chiunque comprandoselo assieme al primo volume e al BD speciale su Carl Attrezzi, potesse avere la collezione completa dei loro corti, senza buchi e senza doppioni.
Il corto in questione è sicuramente uno dei migliori della serie, e questo per tanti motivi. Innanzitutto è una rielaborazione di un vecchio concept che era stato scartato all'epoca e di cui è possibile seguire lo storyboard fra le scene tagliate del BD dei Cars Toon. Ed era un concept così bello e fantasioso che è veramente una fortuna che sia stato ripreso e sviluppato. Si tratta forse della più buffa tra le sparate di Cricchetto, che stavolta racconta di aver avuto un ruolo attivo nella fondazione di Radiator Springs, grazie a una macchina del tempo. Il corto è ricco, sotto il profilo narrativo, ed è uno dei più lunghi della serie. Si prende i suoi tempi narrandoci con calma tutti gli step che portarono, grazie alle interferenze di Cricchetto, alla fondazione della cittadina e al matrimonio tra il leggendario fondatore Stanley e la vecchia Lizzie. Ma non ci sono solo paradossi e mitologia, il corto si dimostra uno dei più curati anche sotto il punto di vista della regia e dei particolari, a partire dal riferimento ai Laugh-O-Grams nella title card, e arrivando al color seppia delle scene ambientate al passato, che si trasforma gradualmente in un normale bianco e nero man man che si balza in avanti, decennio dopo decennio. Inoltre il fatto stesso di star parlando di automobili e viaggi nel tempo fa sì che la trasformazione di Cricchetto in macchina del tempo citi direttamente la Delorean di Ritorno al Futuro. (...)

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BluRay - I Corti Pixar - vol. 2

Buzz a Sorpresa (Small Fry)



Anno 2011

fonte: la tana del sollazzo
Con questa sua seconda miniserie dedicata ad un loro universo filmico, gli artisti Pixar stanno dimostrando di aver imparato molto dall'esperienza un po' controversa dei Cars Toons. Questa volta niente formuletta fissa, un ritmo di uscita molto più contenuto, e niente strane collocazioni televisive. Questo secondo corto della serie è stato infatti proiettato nelle sale abbinato a I Muppet, ma non trovando posto nel BD di tale film, è stato inserito direttamente nel secondo volume dell'antologia di Corti Pixar, in uscita a fine 2012. Si tratta di una storiella breve ma simpatica che vede Buzz venir sostituito suo malgrado da un miscroscopico gadget da fast-food con le sue fattezze, deciso a impossessarsi della sua vita. Lo status quo è quello nuovo, con Bonnie a far da padroncina, e sembra che sia uno scenario ideale per provare a esplorare il mondo dei giocattoli nelle sue zone ancora oscure, quelle in cui si può trovare ancora qualcosa da dire. Questa volta tocca ai giocattoli omaggio da fast-food, che troppo spesso vengono buttati via non appena consumato il pasto, e che si riuniscono in sedute di autocoscienza per superare il trauma, un po' come gli squali di Nemo. Il vero Buzz, prima di riappropriarsi della sua vita, si ritrova a partecipare per sbaglio ad una di queste sedute ed è qui che le gag ovviamente si sprecano. Da notare inoltre che nel frattempo i giocattoli hanno imparato a barcamenarsi negli spostamenti, e adesso si spostano da un edificio all'altro senza problemi, sicché quelle che nei primi film sembravano odissee, adesso non lo sono più.

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BluRay - I Corti Pixar - vol. 2
DVD - Toy Story of Terror - Toy Story Tutto un Altro Mondo

George & A.J.



Anno 2009

fonte: la tana del sollazzo
E dopo aver varato il filone dei corti prelungometraggio, quello degli spin-off da dvd e i vari Cars Toon ecco una cosa ancora nuova. Questo George and A.J., corto realizzato con storyboard animati, è infatti stato diffuso unicamente su Itunes, per poi venir inserito come easter egg unicamente nel blu-ray americano di Up. Il che è un po' un peccato visto che fa assai meglio ciò che il corto di Dug si era riproposto, e cioè raccontare una storia parallela a quella del film. In questo caso si tratta dei due inservienti dell'ospizio venuti a prendere Carl, che dopo la scioccante esperienza della casa volante, si trovano alle prese con folli vecchietti che fuggono con le proprie case in mille modi diversi. I disegni sono davvero spassosi e le gag visionarie e intelligenti, e l'animazione ridotta anzichè un limite diventa un incentivo per sperimentare un umorismo basato sul contrasto movimento/staticità. E già che c'è il corto riesce anche a raccontarci per mezzo di un fotogramma come sia possibile che Russell fosse a bordo della casa.(...)

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BluRay - I Corti Pixar - vol. 2

Capitan Sparky Contro i Dischi Volanti (Captain Sparky VS the Flying Saucers)



Anno 2013

fonte: Disney Wiki
Victor turns an amateur science fiction film with Sparky and Mr. Whiskers.

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BluRay - Frankenweenie

I Corti Pixar - vol. 2 - BluRay



Contiene i seguenti cortometraggi:
- Il Tuo Amico Topo (Your Friend, The Rat) (min.11.16)
- Presto (Presto) (min.05.15)
- Burn-E (Burn-E) (min.07.35)
- Parzialmente Nuvoloso (Partly Cloudy) (min.05.49)
- La Missione Speciale di Dug (Dug's Special Mission) (min.04.42)
- George & A.J (min.04.01)
- Quando il Giorno Incontra la Notte (Day & Night) (min.06.02)
- Vacanze Hawaiiane (Hawaiian Vacation) (min.05.53)
- Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi: Cricchetto Pilota con Brevetto (Mater's Tall Tales: Air Mater) (min.05.12)
- Buzz a Sorpresa (Small Fry) (min.07.06)
- Le Incredibili Storie di Carl Attrezzi: Cricchetto e la Macchina del Tempo (Mater's Tall Tales: Time Travel Mater) (min.06.23)
- La Luna (La Luna) (min.06.58)


Contenuti Speciali:
- visione dei cortometraggi con commenti audio
- visione dei cortometraggi directors' student films con commento audio
- cortometraggio studente: Nitemare (min.05.20)
- cortometraggio studente: Lady and the Lamp (min.04.26)
- cortometraggio studente: Somewhere in the Arctic (min.03.50)
- cortometraggio studente: A Story (min.04.37)
- cortometraggio studente: Winter (min.01.41)
- cortometraggio studente: Palm Springs (min.01.56)
- cortometraggio studente: Next Door (min.03.23)





Contenuti Speciali:

Frankenweenie (Frankenweenie)



Anno 2012

fonte: la tana del sollazzo
Tanti anni fa Tim Burton era un animatore Disney, che col cortometraggio Vincent mostrava al mondo la sua poetica, il suo stile, la sua estetica. Mostrava al pubblico Tim Burton. Poi fece Frankenweenie, un mediometraggio in live action che gli costò il posto di lavoro. Rivalutato in seguito come uno degli snodi fondamentali della sua poetica, non stupisce perché all'epoca quell'opera scandalizzò tanto. Era strana, molto strana, per certi versi intelligente, per altri parecchio pacchiana e malata, di sicuro si concludeva in modo un po' frivolo rispetto a quanto ci si aspettasse. E inoltre il fatto stesso di essere girata in live action strideva un po' con i suoi ritmi e i suoi eccessi caricaturali da cartone animato.
Il tempo passò e Burton fuori dalla Disney divenne qualcuno. E negli anni 90 elevò la sua idea di stop motion coproducendo con la Disney ben due lungometraggi, diretti però da Henry Selick. Il flop di James e la Pesca Gigante segnò la fine di questo breve revival Disneyano e i due autori cessarono la loro collaborazione, portando avanti nelle loro rispettive strade questo modo di intendere la stop motion in salsa horror. Mentre Selick creò poi Coraline con la Laika, Burton con il suo team creò per conto suo La Sposa Cadavere, salvo poi tornare anni dopo trionfalmente alla Disney per mettere in cantiere la versione animata ed estesa proprio di quel Frankenweenie che gli costò il posto. Una vendetta gustosa, che sa di chiusura del cerchio, di vittoria dell'autore visionario sul sistema, ma che comporta anche alcuni problemi.
La fortuna di questo film è che il mediometraggio di partenza non è molto conosciuto, altrimenti la sua stessa esistenza apparirebbe esclusivamente come una ridondanza. Burton si è trovato nella situazione di doverlo allungare, modificare, dargli un senso e una dignità filmica, in pratica correggerlo per portarlo ad essere il film che avrebbe dovuto essere. In parte ci è riuscito, e in parte no.
Di sicuro in un'ottica "correttiva" rifare Frankenweenie IN ANIMAZIONE era fondamentale. La stop motion è infatti ottima come sempre, giusto un po' più grezza di quella vista di recente in Coraline o nella Sposa Cadavere, ma si tratta di un effetto probabilmente voluto, per dare al film quel look retro di cui il bianco e nero è segnale. Burton omaggia ancora una volta i b-movie ma soprattutto omaggia sé stesso, realizzando i personaggi proprio come avrebbero dovuto essere dal principio. L'aspetto è quello dei suoi stessi disegni dell'epoca, quelli sulla base di cui è stato realizzato Vincent o Nightmare Before Christmas, facce stralunate, volti disturbanti e tanto stile. Ed è l'aspetto che giustifica maggiormente il remake, viene da pensare proprio che le cose avrebbero dovute essere da sempre così, e il film non avrebbe mai dovuto essere realizzato in altro modo.
E poi c'è il lato narrativo. Che presenta alti e bassi. Una maggior dilatazione dei tempi narrativi innanzitutto ha un beneficio non da poco. Permette di passare più tempo con il cagnolino Sparky prima della sua morte. Lo spettatore adesso può familiarizzare con lui, sentirsi maggiormente coinvolto nella perdita di Victor, può soffrire con lui. Ciò che nel mediometraggio puzzava di farsa, qui si tinge di emozione, insomma, ed è sicuramente l'aspetto che convince di più.
C'è poi un secondo aspetto molto forte del film che è la contrapposizione tra il popolino benpensante della tranquilla cittadina americana e il minaccioso professore di scienze che viene allontanato proprio per le sue idee sovversive. Burton ci racconta ancora una volta la sua infanzia fatta di disagi e livore, vissuta nelle villette borghesi, e riprende situazioni e atmosfere già viste in Edward Mani di Forbice. La cosa è azzeccata e culmina proprio nella scena in cui il professore viene chiamato sul palco a difendersi, e decide invece di offendere l'intera città. E' il punto più alto del film a cui segue poi l'esposizione di una morale che nel mediometraggio di partenza non c'era: è l'atteggiamento che hai di fronte ad un esperimento a determinare la bontà del risultato. Questo passaggio attiva la seconda parte del film, in cui però iniziano le note dolenti.
Sarebbe stato logico che un simile lavoro di estensione portasse il film verso una direzione più epica, matura e sostanziosa, rispetto al finalino all'acqua di rose che si era visto nel mediometraggio. E invece è proprio lì che Burton punta, riproponendoci quanto visto frame dopo frame, con una coerenza e una fedeltà al modello base che avrebbero dell'ammirevole...se si fosse inventato qualcosa di meglio lungo la strada. E invece no, tutto quello che è riuscito a inserire è la sottotrama poco credibile dei compagni di scuola di Victor, dei bambini disturbati, che per vincere il festival scientifico della scuola (che stranamente interessa a tutti quanti) decidono di emulare Victor riportando in vita vari animali defunti, ma ottenendo secondo una logica narrativa chiara solo a Burton, dei mostroni pericolosi. Sarà anche stato un ennesimo omaggio alla cultura dei b-movie, e senza dubbio questi mostri danno al film una varietà visiva e un valore estetico notevole, ma non vengono affatto gestiti bene, narrativamente. Non c'è alcuna logica dietro le trasformazioni, né i bambini che le attuano vengono in alcun modo ricongiunti alla trama generale se non per improvvisare una battaglia finale al termine della quale rimangono infatti appesi senza alcuna conclusione. Insomma, se era proprio quello il grande elemento inedito che avrebbe dato alla storia un motivo per essere raccontata con un lungometraggio anziché con un mediometraggio, allora il progetto si può dire riuscito solo in parte. (...)


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BluRay - Frankenweenie

Frankenweenie - BluRay



Contiene:
Frankenweenie (Frankenweenie) (min.86.56)

Contenuti Speciali:
- cortometraggio: Capitan Sparky Contro i Dischi Volanti (Captain Sparky VS the Flying Saucers) (min.02.26)
- documentario: portare alla vita Frankenweenie (min.23.06)
- documentario: Frankenweenie viaggio alla mostra (min.04.36)
- cortometraggio live action: Frankenweenie (min.30.03)
- video musicale: Pet sematary di Plan White T's (min.03.54)

Come D'Incanto (Enchanted)



Anno 2007

fonte: Disney Compendium
(...)
Enchanted è la storia di come la ninfetta animata Giselle, candidata a diventare la principessina del reame di Andalasia, venga inviata nel nostro mondo da una perfida strega, per farle sperimentare cosa significhi essere privati del lieto fine. Se si escludono alcune brevissime sequenze nella parte centrale e finale del film, si può dire che il grosso dell'animazione tradizionale si concentri dunque nei primi dieci minuti, durante il prologo ambientato ad Andalasia. A causa della particolarissima situazione degli studios, questa sequenza non è però stata realizzata, come ci si aspetterebbe, all'hat building di Burbank. La recente svolta forzata alla CGI, imposta dalla gestione Michael Eisner, aveva infatti privato gli studios dei mezzi per poter realizzare animazione tradizionale, creando un notevole problema logistico a John Lasseter. La cosa migliore da fare era quindi collaborare con uno studio esterno, che potesse mettere a disposizione della Disney tali attrezzature, almeno per i primi tempi. La scelta è caduta sullo studio di James Baxter, animatore Disney veterano (Belle, Rafiki, Quasimodo) che aveva militato alla Dreamworks, prima di decidere di mettersi in proprio. Con l'invio da parte dei Walt Disney Animation Studios di artisti come Mark Henn e Andreas Deja, si è venuta a creare un'inedita alleanza tra i due studi, e il problema è stato risolto, giusto in tempo perché ai WDAS si potesse riattivare la strumentazione necessaria per lavorare al nuovo cortometraggio Pippo e l'Home Theatre.
Come D'Incanto si colloca perfettamente a metà strada tra l'affettuoso omaggio e la parodia, motivo per cui la sua componente animata presenta echi provenienti da tutta la filmografia disneyana. Lo stile degli sfondi e delle architetture è però molto personale, e richiama l'Art Noveau, con le sue ariose decorazioni e l'abbondare di motivi floreali. Il resto è ovviamente assai derivativo, e volutamente stereotipato: animaletti parlanti, canzoncine e leziosaggini assortite, vengono volutamente utilizzati in chiave ironica, senza temere di sfociare nella caricatura, il tutto per comunicare allo spettatore la sensazione di trovarsi nel mondo delle classiche fiabe Disney, così come se le ricorda lui. L'apporto di fuoriclasse come Deja e Henn ai personaggi umani si nota, e lo stesso James Baxter deve essersi divertito un mondo ad animare Giselle e il principe Edward, non risparmiando virtuosismi per ogni loro movenza. Baxter esaspera espressioni, reimpasta di continuo i lineamenti facciali dei personaggi, fa quanto di meglio si possa desiderare per trasmettere il potenziale comunicativo di una forma d'arte ormai data per spacciata, mostrandone la superiorità rispetto alla computer grafica dell'epoca, ancora molto limitata. Di contro, il character design degli animaletti amici di Giselle è sicuramente meno ricercato, ma si presume che questa banalizzazione sia puramente funzionale all'effetto stereotipato che si voleva ottenere.

Con l'arrivo di Giselle nella Manhattan live action si entra nel vivo della narrazione. L'aspect ratio si trasforma passando al formato panoramico e quello che inizialmente sembrava un classico film d'animazione diventa una delle più argute e brillanti commedie sentimentali mai prodotte dalla Disney. Il merito è della straordinaria interpretazione del cast, fra cui spiccano il caricaturale James Marsden e la spettacolare Amy Adams. Esagerati e teatrali in ogni loro manifestazione, accentuano il contrasto con il cinico mondo che ora li circonda, riuscendo ad apparire credibili nella loro improbabilità. Ogni loro movenza, ogni loro espressione, ogni minima battuta di dialogo trasuda stile e amore verso il paradosso, riuscendo a stare perfettamente in equilibrio tra l'omaggio e la parodia. Simpatica anche la macchiettistica interpretazione della malvagia Narissa e il suo servo Nathaniel, che trovano il loro perfetto corrispettivo live action in Susan Sarandon e Timothy Spall. Sono momenti di grande cinema quelli che vedono questi eccentrici caratteristi muoversi in mezzo a persone che non capiscono minimamente il loro repertorio di stereotipi. L'equilibrato e posato Patrick Dempsey nel ruolo dell'avvocato Robert fornisce loro un validissimo contrappunto serioso, mentre Idina Menzel nel ruolo della sua compagna Nancy rimane piuttosto di sfondo, venendo immeritatamente sottoutilizzata.
Compiuto il salto verso il live action, il film torna indietro molto di rado, e solo per brevissime sequenze, tuttavia lo stacco stilistico si avverte poco e la regia si porta dietro buona parte del suo dna animato. Questo si deve all'esperienza del bravissimo Kevin Lima, già regista di In Viaggio con Pippo e Tarzan, che riesce a dare alla sua New York un taglio assolutamente magico e di classe. I bassifondi non mancano, ma non si tratta più di quella sudicia atmosfera urbana vista in Oliver & Company, ma un regno in cui predominano il blu del cielo stellato, il verde di Central Park e l'oro dei ristoranti e le sale da ballo. Un luogo magicamente idealizzato che regala la sensazione di star guardando la perfetta proiezione live action di un lungometraggio d'animazione Disney.
L'illusione di star guardando un autentico film d'animazione è aumentata dalla colonna sonora del geniale Alan Menken, responsabile dei maggiori successi del rinascimento anni 90, che non partecipava ad un film Disney da Home on the Range. Menken stavolta riesce nella dura impresa di tenere il piede in più scarpe: ogni minimo giro di note che compone la colonna sonora di Come D'Incanto riesce ad omaggiare le molteplici anime del cinema disneyano, senza rinunciare a dare al film una sua identità. Le sue strumentali commentano alla perfezione tanto le sequenze animate quanto quelle live action, per giunta mantenendo uno stile omogeneo. Ma è nelle cinque canzoni scritte assieme al paroliere Stephen Schwartz che la sua opera mostra la sua vera forza, inscrivendo Enchanted nella miglior tradizione dei musical Disney a scrittura mista di cui fanno parte anche Mary Poppins e Pomi d'Ottone e Manici di Scopa.
  • True Love's Kiss - Il film inizia sfoderando il nuovissimo logo Walt Disney Pictures con il tradizionale castello. Ma una rapida zoomata ci porta dentro la sala in cui si apre un libro pop-up che racconta la storia di Enchanted, mentre la voce narrante di Julie Andrews ci presenta i personaggi e partono le prime note dell'overtoure. Questo primo brano accompagna buona parte della sequenza animata e rappresenta la canzone di Giselle, la tradizionale “i want song” con cui la principessa si confida con le sue spalle animalesche. Il riferimento è alle colonne sonore dei film animati Disney appartenenti alla prima era come Biancaneve, Cenerentola e La Bella Addormentata nel Bosco. Sequenze storiche come Once Upon a Dream, A Dream is a Wish Your Heart Makes e Someday My Prince Will Come vengono omaggiate in molti modi, riproducendo addirittura i ritmati recitativi che le introducevano, favorendo la transizione dal parlato al cantato.
  • Happy Working Song - La seconda sequenza musicale è posizionata poco dopo l'arrivo nel mondo reale. È il momento di massimo straniamento per Giselle, ancora legata al mondo che conosceva, e la regia “la aiuta” ricalcando lo stile animato: la macchina da presa volteggia intorno a lei permettendosi notevoli virtuosismi e si concede numerose zoomate sui prosaici animaletti di città, che aiutano Giselle a riordinare l'appartamento di Robert. La fonte d'ispirazione per questo secondo ironicissimo brano sembra essere un'altra Disney, quella più scanzonata dei fratelli Sherman, che ne avevano curato le colonne sonore negli anni 60, in piena era xerografica. I riferimenti a Biancaneve visivamente non mancano (Whistle While You Work), ma i maggiori punti di contatto sembrano essere con Mary Poppins (A Spoonful of Sugar).
  • That's How I Know - La terza canzone è il maestoso brano cantato a Central Park in cui Giselle spiega a Robert la sua filosofia di vita. La si potrebbe considerare rappresentativa del terzo grande periodo della musica Disney, il rinascimento anni 90 di cui lo stesso Menken assieme a Howard Ashman era stato fautore. Visivamente parlando il riferimento sono le sequenze musicali dei film a scrittura mista prodotti decenni prima, ma musicalmente Menken si autocita, utilizzando in dosi massicce sonorità particolari come i bonghi e i calypso che avevano reso irresistibile Under the Sea.
  • So Close - La storia volge alla fine, e Giselle si è ormai parzialmente normalizzata. Il tema d'amore viene così introdotto in maniera totalmente diegetica, come un lento suonato durante una festa da ballo. Si tratta di un bel brano che non raggiunge tuttavia la genialità dei precedenti, ma che presenta al suo culmine un'intensa parte strumentale dal sapore puramente menkeniano. Pur trattandosi della sequenza musicale più realistica, non mancano le citazioni. Stavolta tocca a La Bella e la Bestia, che viene omaggiata tanto nei movimenti di telecamera che nei costumi.
  • Ever Ever After - È la canzone che chiude il film, presentando un montaggio incrociato in cui tra sequenze animate e live action le storie dei personaggi vengono portate a termine. Caratterizzata da sonorità pop è sicuramente la più debole del lotto, e dispiace un po' che abbia trovato il suo posto nel film a scapito di un altro brano, che avrebbe dovuto essere la canzone di Nancy. La sua interprete, Idina Menzel, si sarebbe tuttavia presa una bella rivincita sei anni dopo cantando Let it Go in Frozen
Enchanted è pervaso da un citazionismo estremo. Tutta la filmografia disneyana viene omaggiata in modi differenti, che si tratti di stralci di musica, nomi di personaggi, insegne dei negozi, sequenze di altri film d'animazione mostrate di sfuggita in televisione e persino comparse. Insomma, si tratta di un film virtuosistico sotto ogni aspetto: narrativo, registico, recitativo, grafico e compositivo. Pare che questa meraviglia sia stata in lavorazione per anni e anni, visto che i primi rumor sulla sua realizzazione circolavano già dal 2001. Da allora la Disney è caduta e si è rialzata, ma in questo lungo periodo il progetto non è mai stato abbandonato completamente, benché per lunghi periodi non se ne sia più parlato e sia stato messo provvisoriamente nel cassetto. Si ipotizza che la spinta per rimettere in piedi il progetto sia arrivata proprio grazie alla nuova gestione, ma potrebbe anche non essere così. Di certo il film è uscito al momento giusto per rieducare il mondo intero alle delizie del cinema disneyano. Serviva proprio Enchanted, con la sua natura ibrida, a risanare il sense of wonder delle platee, da troppi anni votate al cinismo. Il film ha sicuramente fatto il doppio gioco col pubblico, fingendo a momenti di stare dalla sua parte, e colpendolo a tradimento in altri, rivelandosi in tutta la sua disneyanità, in una continua alternanza tra incanto e disincanto, sottile parodia e raffinatissimo omaggio. Il compromesso che ci voleva per traghettare un pubblico abbrutito verso i fasti di un futuro radioso.

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BluRay - Come d'Incanto 

Come d'Incanto - BluRay



Contiene:
Come D'Incanto (Enchanted) (min.107.28)

Contenuti Speciali:
- gioco/documentario: D-Files, visione del film con giochi e curiosità
- documentario: la canzone del buon lavoro (min.06.26)
- documentario: ecco come lo sai (min.05.55)
- documentario: un'esplosione al ballo (min.05.29)
- errori sul set (min.02.11)
- scena eliminata: una ciocca di capelli del principe Edward (min.02.30)
- scena eliminata: addio karate (min.01.30)
- scena eliminata: non sto aspettando il mio principe (min.00.59)
- scena eliminata: hot dog sul ponte (min.00.44)
- scena eliminata: la rivelazione di Nathaniel (min.01.16)
- scena eliminata: uscita con colpo di scena (min.01.03)
- cortometraggio: l'aiuto di Pip, un'avventura pop up (min.05.37
- video musicale: ever everafter (min.03.33)

Vincent (Vincent)



Anno 1982

fonte: la tana del sollazzo
La nuova generazione di autori Disney si forma al CalArts, e tra loro c'è Tim Burton. Eh già, il freak del cinema era un animatore Disneyano, che avrebbe addirittura dato un contributo a Taron e la Pentola Magica. Il giovane Tim Burton produsse due lavori alquanto strambi in Disney: il corto animato in questione e il mediometraggio live action Frankenweenie che fece terminare repentinamente la sua collaborazione con gli studios. Ed è un peccato perché un genio come Tim sarebbe poi stato rimpianto e le sue future collaborazioni da esterno come Nightmare Before Christmas e Alice in Wonderland sarebbero state oro colato per la dirigenza Disney. Andando a esaminare questo suo primissimo lavoro ci si stupisce di quanto sia praticamente una dichiarazione programmatica: qui c'è tutto Tim Burton, la sua poetica, la sua estetica e persino - pare di capire - un po' di autobiografia. Innanzitutto c'è la stop motion, tecnica che Tim predilige e che gli ha permesso di sfornare capolavori come il sovracitato NBX, o fuor di Disney La Sposa Cadavere (e non dimentichiamo che ha indirettamente prodotto anche James e la Pesca Gigante), e non è una stop motion fatta di carabattole in movimento o di decoupage, come i precedenti utilizzi di questa tecnica in Disney, ma una stop motion fatta di modellini e pupazzetti, fatti benissimo e assolutamente fedeli all'estetica Burtoniana. Poi il corto è in bianco e nero, e trabocca di spirali, occhi sgranati e altri topos che vedremo ricorrere continuamente nel suo modo di far cinema: persino il nome del bimbo protagonista, Vincent, sarà poi utilizzato fino alla nausea e alternato con Edward nella poetica Burtoniana. Insomma, questo corto contiene in piccolo tutto Tim Burton. E' anche molto bella la storia raccontata, che è quella di un povero bambino che ha un'insana attrazione verso l'horror e si perde continuamente nelle sue fantasie derivate dall'assidua lettura dei racconti di Poe incurante dei richiami della madre che lo vorrebbe "sanare", il tutto narrato in rima dalla voce di Vincent Price, chiodo fisso sia di Burton che del piccolo protagonista del racconto (che a questo punto potrebbero essere la stessa persona, anche perché fisicamente sono identici). Addirittura la fine è largamente interpretabile, dal momento che Vincent viene preso da un delirio in cui si immagina di morire e non si capisce bene se stia giocando oppure no, ma l'interpretazione migliore è che sia stato vinto completamente dalle sue fantasie dichiarando di non poterne mai più fare a meno e rivelando esplicitamente quindi di essere una proiezione del Tim Burton bambino. Per quanto comunque l'effetto sia abbastanza buffo si capisce come la Disney non abbia voluto applicare a questo corto il suo marchio preferendo un bel Buena Vista Distribution. Eravamo agli albori del concetto di "alias" e non ci sarebbe voluto molto perché la Disney capisse che se voleva continuare a fare la multinazionale avrebbe dovuto creare altre etichette per presentare al pubblico prodotti dal contenuto un po' insolito. Va infine detto che la stop motion di Tim Burton sarebbe infine tornata alla Disney, questa volta senza collaborazioni esterne, dal momento che nel 2012 dovrebbe uscire il lungometraggio di Frankenweenie (sì proprio quello!) su cui Tim pare esser tornato al lavoro per meglio concludere l'opera che a suo tempo gli costò il posto in Disney.


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BluRay - Tim Burton's Nightmare Before Christmas

Tim Burton's Nightmare Before Christmas (Tim Burton's The Nightmare Before Christmas)



Anno 1993


fonte: la tana del sollazzo
Quando nel 1993 la Disney decide di non firmare direttamente l'ultimo suo film d'animazione, ma di affidarlo alla sua etichetta secondaria, la Touchstone, commette forse uno dei suoi errori più grandi. Nightmare Before Christmas è infatti un successo stratosferico che ancor oggi, dopo più di dieci anni dalla sua uscita, non accenna a cessare. La stop motion era già stata utilizzata dalla Disney in due occasioni, nel mediometraggio nel 1959 Noah's Ark e nel cortometraggio del 1981 Vincent. E di quest'ultimo il regista era proprio Tim Burton, che già allora mostrava la sua ossessiva predisposizione verso il macabro. Burton, oltre a Vincent aveva firmato in Disney anche il mediometraggio live-action Frankenweenie in cui un bambino cercava di riportare in vita il suo cane ricorrendo a terribili esperimenti. Fu proprio in quel periodo che Burton, ispiratosi parzialmente al libro per bambini How the Grinch Stole Christmas, e parzialmente al suo personalissimo mondo di fantasia cominciò a buttare giù il progetto di quello che sarebbe diventato Nightmare Before Christmas. Avrebbe dovuto aspettare però quasi un decennio perchè il suo progetto venisse approvato da una Disney in piena rinascita. Che Nightmare Before Christmas sia un film di Tim Burton è evidente sin dal titolo. Ciò che però è un po' meno evidente è come il film sia stato diretto da Henry Selick e da Burton solo prodotto, probabilmente perchè al momento della realizzazione Burton era impegnato in altri progetti. Ciò non toglie che Tim Burton il film l'abbia creato, progettato, voluto e sceneggiato, e quindi al di là della regia l'impronta burtoniana si sente tutta: ambientato in un mondo grottesco il film narra infatti la storia malinconica di Jack Skeletron, re della città di Halloween, ma stanco del suo mondo di spavento. A bilanciare la gran quantità di grottesco humor nero di cui il film è pieno interviene quindi quella poesia che Burton sa infilare "a tradimento" nelle sue opere, inserendola in contesti dove cercarla sarebbe azzardato, e quindi per contrasto facendola risaltare incredibilmente. L'idea su cui si basa il film è che esista una radura i cui alberi siano in realtà dei portali per raggiungere i mondi delle festività, e che in questa radura capiti Jack Skeletron per caso, stanco di Halloween e desideroso di nuove esperienze. Sarà sul suo maldestro - e in fin dei conti bonario - tentativo di appropriarsi del Natale che il film sarà incentrato, narrando le principali tappe di questa sua esperienza con dieci canzoni, tutte composte da Danny Elfman, collaboratore storico di Tim Burton. Si inizia con un overtoure di presentazione in puro stile musical in cui le creature della città di Halloween intonano il loro This is Halloween. La presentazione del tormentato personaggio di Jack viene lasciata a Jack's Lament, interpretata magnificamente in italiano da Renato Zero, mentre a What's This? spetta l'allegro compito di mostrare il primo approccio di Jack con la città del Natale. Ci sono poi due canzoni "minori": la filastrocchesca Town Meeting Song in cui Jack prova a spiegare ad un'assemblea cittadina le meraviglie viste nella Città del Natale, e l'introspettiva Jack's Obsession in cui dopo molto arrovellarsi Jack arriva a conclusioni del tutto errate su cosa sia tecnicamente il Natale. Con l'infantile Kidnap the Sandy Claws e l'umoristica Making Christmas i mostri di Halloween preparano il Natale, mentre con la Oogie Boogie's Song il film rivela avere un suo antagonista, il Bau-Bau delle paure infantili, vero e proprio capro espiatorio di tutto, che libera Jack dalla fama di "cattivo" che i guai combinati col suo maldestro tentativo di rubare il Natale, gli stavano fruttando. C'è spazio anche per una canzone d'amore la Sally's Song che Sally, la bambola di stracci, dedica a Jack, dopo essersi aggirata sullo sfondo per gran parte della durata del film. Ed è proprio Sally che si rivelerà essere la chiave della soluzione del film, fornendo a Jack quel qualcosa che gli mancava di cui tanto si lamentava all'inizio e che l'aveva portato a rubare una festa altrui. E' nel momento di massima "crisi" del film che si colloca infatti Poor Jack, corrispettivo "illuminato", di Jack's Lament, in cui Jack dopo la fase commiserativa ritrova lo smalto di un tempo. Il film è poi chiuso da un reprise della Canzone di Sally, questa volta duettata da Jack e Sally, finalmente uniti. Una colonna sonora eccellente, e in puro stile Elfmaniano, che avrebbe contribuito allo stratosferico successo del film.
La patria adottiva di Nightmare Before Christmas sarebbe diventata però il Giappone, dove ancor oggi la Skeletron-mania impazza, e fa considerare Jack il personaggio Disney più importante affianco a Winnie the Pooh e Topolino. Non è quindi un caso che l'adattamento a fumetti del film sia stato fatto di recente proprio in Giappone dalla giovanissima mangaka Jun Asuka, e venduto qui in Italia all'interno della serie di albi a fumetti Buena Vista Lab.
La tecnica Stop Motion non avrebbe avuto poi particolare fortuna in Disney, riproponendosi solo tre anni dopo con James e la Pesca Gigante, che, privo del tocco di Tim Burton, non avrebbe avuto però un gran successo finendo per venire soppiantato dall'animazione in CGI che proprio in quell'anno impazzava con Toy Story. Non sarebbe però stata questa l'ultima incursione di Tim Burton nel mondo dell'animazione, è del 2005 infatti l'ideale prosecuzione del discorso iniziato con Nightmare Before Christmas, quel Corpse Bride che agli oscar si è fatto soffiare la statuetta dal film di Wallace & Gromit, guarda caso sempre in stop motion. (...)

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BluRay - Tim Burton's Nightmare Before Christmas

Tim Burton's Nightmare Before Christmas - BluRay



Contiene:
Tim Burton's Nightmare Before Christmas (Tim Burton's The Nightmare Before Christmas) (min.76.39)

Contenuti Speciali:
- introduzione di Tim Burton (min.00.18)
- documentario: tour guidato nella casa infestata di Disneyland (min.37.25)
- documentario: poema originale di Tim Burton narrato da Christopher Lee (min.11.37)
- visione del film con commento audio
- introduzione a Frankenweenie di Tim Burton (min.00.33)
- cortometraggio live action: Frankenweenie (min.30.05)
- cortometraggio: Vincent (Vincent) (min.05.55)
- scena eliminata (storyboard): Behemot canta (min.00.54)
- scena eliminata (storyboard): Bau Bau con gli insetti ballerini (min.00.39)
- scena eliminata (storyboard): identità alternative di Bau Bau (min.01.24)
- scena eliminata: l'esperimento scientifico di Jack (min.02.04)
- scena eliminata: i giocatori vampiri di hockey (min.00.19)
- scena eliminata: vado vedo e prendo (min.02.18)
- scena eliminata: Bau Bau shadow dance (min.00.27)
- documentario: making of (min.24.44)
- galleria di disegni: la città di halloween, Jack (min.01.56)
- documentario:        la città di halloween, Jack test di animazione con commento audio (min.02.07)
- galleria di disegni: la città di halloween, Jack concept art della torre (min.01.16)
- galleria di disegni: la città di halloween, Sally  (min.01.16
- documentario:        la città di halloween, Sally test di animazione con commento audio (min.00.26)
- galleria di disegni: la città di halloween, Sally concept art della cucina e camera da letto (min.00.56)
- galleria di disegni: la città di halloween, Bau Bau (min.00.26)
- galleria di disegni: la città di halloween, Bau Bau concept art della tana (min.02.21)
- galleria di disegni: la città di halloween, Dr.Finklestein e Igor (min.01.51
- galleria di disegni: la città di halloween, Dr.Finklestein e Igor concept art del laboratorio (min.01.11)
- galleria di disegni: la città di halloween, Vado Vedo e Prendo (min.00.51)
- galleria di disegni: la città di halloween, Vado Vedo e Prendo concept art della casa sull'albero (min.01.16)
- galleria di disegni: la città di halloween, i cittadini (min.10.01)
- documentario:        la città di halloween, i cittadini test di animazione (min.00.51)
- galleria di disegni: la città di halloween, i cittadini concept art (min.07.16)
- galleria di disegni: la città di natale, babbo natale (min.00.36)
- galleria di disegni: la città di natale, gli aiutanti di babbo natale (min.00.46)
- galleria di disegni: la città di natale, concept art (min.03.56)
- galleria di disegni: il mondo reale (min.01.26)
- galleria di disegni: il mondo reale concept art (min.02.11)
- documentario: comparazione story board e film (min.03.47)
- galleria di disegni: poster (min.00.26)
- teaser trailer (min.01.43)
- trailer (min.01.26)

Planes (Planes)



Anno 2013

fonte: la tana del sollazzo
(...) Dopo quattro lungometraggi ambientati nella Radura Incantata, i DisneyToon hanno allargato il loro campo d'azione, presentando il loro secondo franchise spin-off. Planes è però un'anomalia, rispetto ai film di Trilli, visto che le sue radici sono ben piantate all'interno della tradizione...pixariana! E per giunta un franchise Pixar che i suoi seguiti e spin-off ufficiali già li aveva: con all'attivo due lungometraggi e una serie di corti, il brand Cars ha già visto espansioni di ogni tipo, e per mano dei suoi stessi autori. Se consideriamo i piani per il futuro, con Cars 3 in arrivo, e l'accoglienza abbastanza tiepida che i veicoli di Lasseter hanno avuto in passato presso la critica, lascia un po' perplessi la scelta di insistere su questa strada. Perplessità che scompaiono non appena ci si ricorda che il vero successo del brand in questione è arrivato solo con il merchandising. Insomma, stiamo parlando di un mondo, quello di Cars, che nasce come un giocattolone nella testa del suo creatore, e come tale giunge in mano al pubblico. I film sono solo anelli intermedi della catena.

Non va presa sotto gamba però la questione legata al marchio del film, ai suoi problemi di attribuzione e soprattutto alla discutibile scelta (che parrebbe essere venuta proprio da Lasseter) di farlo uscire nelle sale cinematografiche. Con tutto il lavoro fatto in questi anni dai Walt Disney Animation Studios per rendersi nuovamente riconoscibili presso il grande pubblico, e con tutto l'impegno di Pixar per mantenere una personale identità stilistica, sembra quasi una beffa del destino che la company produca un film ispirato ad un brand Pixar, realizzato dai DisneyToon e pubblicizzato con un generico marchio Disney, lo stesso che viene riservato alle produzioni WDAS. Sono riusciti nell'intento di ingarbugliare ancor più la situazione, mischiando assieme non due ma ben TRE studi differenti. Se anche l'uomo della strada potrà fare quel passettino in più e accorgersi della mancanza sui manifesti del marchio Pixar, di certo non arriverà mai a fare una distinzione tra DisneyToon e WDAS, riservando quindi il grosso del danno d'immagine proprio agli studi più importanti e nel contempo meno valorizzati del colosso multimediale. La decisione di dirottare il film dal mercato home video al grande schermo fa poi il resto, ponendolo nell'immaginario popolare sullo stesso piano di un qualunque film animato WDAS o Pixar, senza alcun riguardo per la sua differente natura, che per quanto camuffata, alla prima visione salta inevitabilmente fuori.

Ma com'è Planes? E' carino. Niente di più, niente di meno. La prima cosa da considerare è che è blando. Lo stile dei DisneyToon Studios dovrebbe essere ben noto, e infatti ogni aspetto è come una lontana eco di quanto fatto dalla Pixar. La storia è formulaica, i personaggi sono caratterizzati in modo assai convenzionale, l'umorismo non è particolarmente brillante ma neanche invasivo. E' come se, conscio dei suoi limiti, desiderasse "volare basso", preferendo la semplicità e un atteggiamento garbato, anziché sfoderare forzatamente guizzi, col rischio di risultare goffo. E il rischio era tangibile, come dimostrano l'umorismo imbarazzante de La Sirenetta 3 o certe scene non particolarmente divertenti viste anche nei film di Trilli.
La sua natura di spinoff permea ogni aspetto del film, derivativo come non mai. Non ci sono elementi in Planes che non siano già stati utilizzati nei primi due Cars. La storia racconta di Dusty Crophopper, un aereo agricolo, che sogna di gareggiare in una grande competizione tutto attorno al mondo: dal primo Cars è stata presa di peso la tematica delle corse e la contrapposizione tra uno scenario agricolo/periferico e il mondo dei lustrini, dal secondo arrivano invece le tappe intorno al mondo, e gli svariati personaggi/stereotipo che omaggiano il Messico, l'Italia, l'Inghilterra, l'Oriente e così via. Sono presenti persino la figura del campione scorretto e sbruffone (colorato di verde!) e quella del mentore tormentato che nasconde dei segreti. Insomma, si è giocato sul sicuro, puntando tutto sulla variante aerea di quanto già fatto dalla Pixar. Piuttosto strano che in questo florilegio di deja-vu non ci sia stato modo di inserire un cameo di Saetta e Cricchetto, ma probabilmente questo è avvenuto per rispetto all'originale. In compenso un personaggio di Cars 2 è presente e si tratta del cronista tv che torna a commentare in diretta la gara. Per quanto riguarda la colonna sonora, di certo non stiamo parlando di un musical: durante le gare è possibile sentire in sottofondo alcuni stralci di canzoni, ma l'unica che sembra esser stata scritta apposta per il film è la serenata del Chupacabra, suonata alla finestra dell'affascinante aereoplanina italiana, un momento tutto sommato simpatico. Il meglio però è nelle strumentali, composte con una certa abilità dal bravissimo Mark Mancina, già autore di quelle di Tarzan e Brother Bear.

Planes è un film scritto con un certo mestiere. Perché pur non facendo granché per rimanere impresso nella mente, riesce ad intrattenere per tutta la sua durata lo spettatore, senza annoiarlo mai. Dice quel poco che vuole dire, scegliendosi un buon ritmo, infilando un paio di scene davvero riuscite (bella la finta morte di Dusty, mentre il flashback di Skipper ricorda Porco Rosso!), il tutto senza mai sbavare. E considerando il target leggermente diverso da quello di una produzione WDAS o Pixariana, questo è un risultato notevole. Una delle cose che tengono l'attenzione ben desta è la struttura stessa della gara. Non è come Cars 2, il cui tour mondiale ha come scopo il correre su dei grigi circuiti, qui si tratta di volare da una meta all'altra, il che regala al film una dimensione avventurosa, un respiro differente e soprattutto un certo appeal visivo. Un occhio ben allenato riconoscerà le lievi differenze nell'animazione dei volti: le parti "molli" come le labbra appaiono un po' diverse, e questo si nota soprattutto nell'illuminazione. Ma per quanto riguarda i fondali ci troviamo davanti ad un lavoro veramente da applausi. Il film sballotterà lo spettatore portandolo sopra gli oceani, in mezzo ai canyon, tra i monti innevati (e sarà impossibile non ripensare al Pedro di Saludos Amigos), senza mai perdere un briciolo di quella splendida resa visiva che avevamo già apprezzato nei film di Trilli. Merito dei Prana Animation Studios, lo studio indiano che è il vero responsabile dell'animazione firmata DisneyToon Studios negli ultimi anni. Con la fine dell'epoca dei cheapquel, infatti, ogni studio satellite che faceva capo a quest'etichetta è stato chiuso, lasciando in piedi quindi solo la sede di Burbank, in cui ci si occupa della preproduzione dei vari lungometraggi, salvo poi affidare il compito ai Prana. (...)

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BluRay - Planes

Croissant de Triomphe




Anno 2013


Fonte: Wikipedia 
Minnie's café runs out of croissants and they are in big demand by the customers. So Mickey has to speed through Paris on his scooter to deliver the croissants.


La tana del sollazzo

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BluRay - Planes 
DVD - I Corti di Topolino - vol. 1

Planes - BluRay


disco 1
Contiene:
Planes (Planes) (min.91.35)

Contenuti Speciali:
- scena eliminata: la canzone di Franz (min.03.18)
- documentario: il piano di volo di Klay (min.15.31)
- introduzione alle scene eliminate (min.00.35)
- scena eliminata: montaggio allenamento (min.04.51)
- scena eliminata: Taj Mahal (min.02.43)
- spot animato: El Chu (min.01.17)
- spot animato: Ripslinger (min.01.17)
- spot animato: Dusty (min.01.32)
- spot animato: Ishani (min.01.32)
- documentario: i migliori 10 aviatori della storia (min.05.53)
- cortometraggio: Croissant de Triomphe (min.03.37)


disco 2
film in versione 3d

lunedì 17 agosto 2015

Il Re Leone 2 - Il Regno di Simba (The Lion King 2 - Simba's Pride)



Anno 1998

fonte: la tana del sollazzo
Prima di riciclare le ambientazioni de Il Re Leone, la Disney ci andò cauta. Al classico originale non seguì infatti una serie televisiva regolare bensì una sorta di spin-off demenziale intitolato ai soli Timon & Pumbaa e un cortometraggio cinematografico, ma pur sempre prodotto dal dipartimento televisivo, in cui i due personaggi intonavano una loro versione di Stand by Me. Nel Timon & Pumbaa Universe, Simbaa, Zazu, Rafiki e le Iene non facevano che sporadiche apparizioni, mentre alla coppia di protagonisti spettavano ruoli di ogni tipo, che li avrebbero portati a interagire spesso e volentieri con il grande assente de Il Re Leone: l'uomo.
Quando la sottosezione della Television adibita alla realizzazione dei lungometraggi, giunse a un livello tecnico accettabile per poter fare buoni lavori sia pur con budget ristretti, la Disney commissionò finalmente il tanto procrastinato sequel. L'esperienza fatta con Un Magico Natale servì non poco, nel dare al film un feeling diverso dal solito, che potesse in qualche modo nascondere la sua natura televisiva. Il Re Leone 2 mostra la sua (relativa) imponenza già dalle primissime scene che ricalcano l'inizio del classico originale, scene che vengono valorizzate dal formato widescreen tipicamente cinematografico, che d'ora in poi verrà sempre utilizzato anche in questo tipo di prodotti.
L'addio al formato 4:3 passò tuttavia in sordina dal momento che il formato che in quel momento andava per la maggiore era ancora la cara vecchia videocassetta, e che per l'edizione in vhs questo e altri film successivi vennero tagliati ai lati, lasciando al solo comparto grafico la gravosa reponsabilità di far percepire allo spettatore il salto qualitativo compiuto.
La storia de Il regno di Simba è semplice, e come diverrà malcostume più tardi rovescia gli eventi del primo film applicandoli alla generazione successiva. Del resto al termine de Il Re Leone viene lasciata intendere la struttura ciclica della storia, e se non altro a questo film va il merito di discostarsi parzialmente da questo ripetersi del cerchio della vita, e di non focalizzare tutta l'attenzione su Kiara, la figlia di Simba, ma di abbracciare un maggior numero di protagonisti. E' infatti la storia di Simba alle prese col suo complesso d'inferiorità nei confronti dell'operato paterno, è la storia della compagna di Scar, Zira, esiliata con un gruppo di leoni subito dopo la sua morte e soprattutto è la storia dei sensi di colpa di Kovu, giovane leone sulle cui spalle cade il compito di uccidere Simba per vendicare il patrigno Scar. Niente di troppo originale, se non fosse per il modo in cui tutto questo si amalgama, venendo a comporre un delizioso quadretto che vedrà sul finale il ricongiungersi delle due parti e il regno venir dominato dalle due coppie Simba-Nala e Kiara-Kovu. Non mancano poi Rafiki, Zazu, Timon & Pumbaa, ma mentre il primo continua a dimostrare il suo bislacco carisma, gli altri tre vengono sottoutilizzati, beccandosi ruoli risicatissimi e tendenti sempre e solo al buffo. Le Iene saranno invece totalmente assenti. Oltre alle new entry Kiara, Zira e Kovu appaiono anche altri personaggi, sempre tra le file dei leoni ribelli: si tratta di Vitani, sorella di Kovu e Nuka, schizofrenico fratello maggiore, e strano caso di personaggio umoristico che andrà in contro a una brutta fine.
Uno dei motivi per cui Il Regno di Simba ci appare graficamente molto buono sta senza dubbio nella natura animalesca dei personaggi. Sarà un caso ma quasi tutti i prodotti migliori dei Toon Studios sono quelli con animali protagonisti, mentre le peggiori ciofeche hanno come protagonisti esseri umani. Forse proprio il fatto che dell'animazione se ne sia occupato il team australiano, punta di dimante della Disney Television, ha molto aiutato il film ad affrancarsi dalla sua natura plebea, e non è da sottovalutare che nella produzione siano stati coinvolti grandi nomi come Daan Jippes, che ha supervisionato lo storyboard e Joss Whedon, che ha composto una canzone per il film.
La colonna sonora de Il Re Leone 2 è quanto di meglio si sia visto fino a quel momento in un sequel. Si parte con la splendida He Lives in You, cantata di Tina Turner, che apre il film ricordando Mufasa e fornendo un parallelismo con Circle of Life. Questa canzone è stata ripescata dall'album di omaggi Rhythm from Pride Lands, che proponeva nuovi brani ispirati al mondo del Re Leone. Le altre sono tutte create apositamente per il film, come We Are One, che replica il momento in cui nel primo film Mufasa impartiva a Simba gli insegnamenti sulle stelle. E' proprio la canzone di Whedon la più fiappa del film: si tratta di My Lullaby, canzone di Zira e perfetto sequel, sia come ambientazione che come intenti, di Be Prepared. I parallelismi musicali col classico diminuiscono nella seconda parte del film: la scena d'amore Love Will Find a Way si presenta come abbastanza diversa da Can You Feel the Love Tonight, e Upendi seppur negli intenti dovrebbe inserire un elemento swahili come fece Hakuna Matata, diventa la canzone di Rafiki, e ricicla le atmosfere giocose di I Can't Wait to Be King. One of Us è invece un elemento del tutto nuovo, il processo che gli animali della savana fanno a Kovu, esiliandolo dalle Terre del Branco e dimostrando di poter avere una personalità anche nella loro versione non stilizzata.
Un'ottima colonna sonora e una buona animazione rendono questo film quindi uno dei migliori prodotti minori della Disney, un film tuttavia più cupo e pesante del primo,le cui atmosfere febbrili e un uso dei colori più "malato" rendono bene tutta la malinconia e il peso psicologico che Scar e Mufasa esercitano sui protagonisti. Il Regno di Simba rappresentò un punto d'arrivo per quelli che sarebbero in seguito stati chiamati Toon Studios, un livello da cui molto raramente si sarebbe scesi. La storia di Simba sarebbe stata considerata definitivamente chiusa, così quando un terzo film venne messo in produzione il testimone passò a Timon & Pumbaa che avrebbero riraccontato le vicende de Il Re Leone da loro personalissimo punto di vista.

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BluRay - Il Re Leone 2 - Il Regno di Simba

Uno per Uno (One by One)



Anno 2004

fonte: Disney Compendium
Fra i titoli che vennero presi in considerazione per il mai completato Fantasia 2006, c'erano anche Fantasia World e The Music Project. Questo cambio si rese necessario perché gran parte dei brani previsti non si limitavano al tradizionale repertorio classico e sinfonico, ma andavano oltre, esplorando le tradizioni musicali dei diversi paesi: Destino era infatti basato su una vecchia canzone spagnola, Lorenzo su un tango argentino, e The Little Matchgirl era un concerto per archi del russo Alexander Borodin. One by One era infine la sequenza che più di ogni altra avrebbe dato un sapore etnico al progetto, visto che procedeva sulle note di un affascinante canto africano. Questa freedom song fu scritta e interpretata nel 1995 dal grande Lebo M per il CD Rhythm of the Pride Lands ispirato a Il Re Leone. Due anni dopo il brano divenne l'Entr'acte del musical The Lion King, con una coreografia che faceva uso di aquiloni a forma di uccelli variopinti. Per il cortometraggio il brano è stato riarrangiato includendo anche un coro di voci bianche.Come gli altri tre segmenti sopravvissuti, anche One by One si conferma un gioiellino. Tutto ruota intorno a un gruppo di bambini di una bidonville africana, che in un attacco di creatività fabbricano degli aquiloni con cui andare a divertirsi nei campi che circondano il villaggio. Gli aquiloni verranno lasciati volare liberi nel cielo alla fine, fornendo al corto una chiusa molto poetica. Fra i momenti migliori c'è senza dubbio l'improvviso cambio di setting e colorazione, che stupisce nel passare dai toni freddi del villaggio all'esplosione di luce dorata dei campi, mentre musicalmente si ha un climax vertiginoso. È come se si entrasse in un altro mondo, una dimensione parallela di felicità e spensieratezza in cui i bambini si aiutano tra loro con innocenza e entusiasmo. La grandiosa animazione tradizionale Disney è qui al suo meglio, e riesce a tratteggiare i bambini in modo davvero speciale, mentre al reparto colorazioni si devono alcune scelte cromatiche sbalorditive, che rendono ogni frame un'opera d'arte.A differenza degli altri segmenti di Fantasia 2006, One by One non ha avuto problemi di diffusione, benché la sua collocazione sia stata comunque poco felice. Il corto è stato infatti distribuito come contenuto speciale della riedizione in dvd de Il Re Leone 2 - Il Regno di Simba, uno dei cosiddetti “cheapquel” realizzati dallo staff della Disney Television, parificando le opere dei due studi senza che ci si curasse dell'ovvio scarto qualitativo. Lo strillo “dai creatori del Re Leone” che sulla custodia pubblicizzava la presenza del cortometraggio, non fece che confondere ancor più le idee al pubblico di allora, ormai totalmente diffidente nei confronti di una Disney in pieno sfascio.

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BluRay - Il Re Leone 2 - Il Regno di Simba

Il Re Leone 2 - Il Regno di Simba - BluRay



Contiene:
Il Re Leone 2 - Il Regno di Simba (The Lion King 2 - Simba's Pride) (min.80.49)

Contenuti Speciali:
- cortometraggio: Uno per Uno (One by One) (min.05.42)
- documentario: l'enciclopedia degli insetti di Timon e Pumbaa (min.05.30)
- documentario: Timon e Pumbaa indovina perchè (min.07.35)
- documentario: l'orgoglio del branco (min.10.04)
- video musicale: love will find a way (min.04.33)

Mary Poppins - BluRay



Contiene:
Mary Poppins (Mary Poppins) (min.139.06)

Contenuti Speciali:
- documentario: diventare il signor Sherman (min.14.01)
- karaoke: un poco di zucchero (min.02.10)
- karaoke: supercalifragilistic-espiralidoso (min.02.02)
- karaoke: tutti insieme (min.01.27)
- karaoke: cam-caminì (min.02.18)
- documentario: Mary Poppins dal libro al palco (min.48.06)
- documentario: tutti insieme (min.02.08)
- documentario: making of (min.50.46)
- documentario: il gala della premiere mondiale (min.17.45)
- documentario: il party del gala della premiere mondiale (min.06.23)
- documentario: film magico (min.07.05)
- documentario: analisi di una scena, com'è bello passeggiar con Mary (min.13.03)
- documentario: analisi di una scena, tutti inseme (min.04.52)
- documentario: test del trucco di Dick van Dyke (min.01.07)
- trailer (min.02.54)
- trailer (min.04.14)
- trailer: il saluto di Julie Andrews alla premiere (min.00.39)
- spot tv (min.00.32)
- spot tv (min.00.33)
- trailer (min.01.02)
- trailer (min.01.12)
- trailer (min.01.02)
- documentario: un viaggio musicale con Richard Sherman (min.20.53)
- documentario: una magica riunione musicale (min.17.19)
- canzone eliminata: chimpanzoo (min.01.38)
- canta con noi: selezione canzoni (min.32.55)
- cortometraggio: Il Gatto che Guardò il Re (The Cat that Looked at a King) (min.09.52)
- visione del film con commento audio

Mary Poppins (Mary Poppins)



Anno 1964

fonte: la tana del sollazzo
Mary Poppins è da molti (...) considerato il capolavoro dei capolavori, il film che più di ogni altro esprime lo spirito Disney, e di sicuro il suo film più completo, dal momento che in sole due ore riesce a toccare tutti i punti del percorso creativo di Walt Disney. Mary Poppins è infatti un film live-action, un film d'animazione e un musical. E' un dramma, una commedia e un film comico, e anche qualcosa di più. Un cocktail che nel 1964 congedò definitivamente Walt Disney dal mondo del cinema, decretandone la trionfale uscita di scena.
Quindici anni separano Mary Poppins da Tanto Caro al Mio Cuore, ultimo film Disney a scrittura mista, prodotto nel 1949. Nel frattempo il panorama Disneyano era notevolmente cambiato: la serie dei film a episodi si era conclusa con Le Avventure di Ichabod & Mr. Toad, e gli anni 50 avevano portato il grande rinnovamento necessario a rilanciare i grandi classici d'animazione vecchia maniera, e a dare inizio, con L'Isola del Tesoro, alla fortunata serie di lungometraggi live-action. Gli anni 60 avevano invece portato un ulteriore rinnovamento, con la tecnica Xerox che permetteva di fotocopiare direttamente sulla celluloide gli schizzi degli animatori. E' in quest'ambito che si pensò di riprendere la cara vecchia scrittura mista per fornire ancora una volta al pubblico quell'idea di spettacolo totale che fin dai tempi di Biancaneve frullava nella testa di Walt. Utilizzare il personaggio della Travers parve la cosa più ovvia, dal momento che lo spirito di quei racconti si confaceva perfettamente con l'ideale di Walt di un mondo ideale fatto di fantasia e sentimenti in cui l'uguaglianza maturità=serietà non valeva. Julie Andrews, Dick Van Dyke e David Tomlinson vennero in breve scritturati e il film entrò in produzione. Alla sceneggiatura Walt infilò quello stesso Bill Walsh che anni addietro aveva creato Eta Beta per le strisce giornaliere di Mickey Mouse, che apparivano sui quotidiani. La passione di Walsh per l'assurdo e l'umorismo assolutamente fuori controllo e delirante che caratterizzò tutto il decennio durante il quale si occupò della striscia di Topolino, sono facilmente rintracciabili anche in Mary Poppins. Il film consiste infatti in una serie di episodi, o "giornate" in cui Mary Poppins, bambinaia magica (e leggermente strafottente), riesce, in modo apparentemente involontario, a far vivere ai piccoli Jane e Michael Banks una serie di esperienze surreali, che sconvolgeranno gli equilibri della famiglia Banks. Sarà proprio questo sconvolgimento però a riavvicinare i genitori ai bambini, che, troppo occupati a badare a sè stessi, avevano troppo spesso abbandonato nelle mani della servitù. Il flm ha quindi una trama di fondo che procede coerentemente, non lasciandosi sviare troppo - come spesso accadeva nelle storie a fumetti di Walsh - dall'enorme quantità di gag di cui il film è cosparso.
Non c'è modo migliore di parlare di Mary Poppins se non ripercorrendone la colonna sonora. Il lungometraggio conta ben tredici canzoni, se si escludono ovviamente i numerosi reprise strumentali e non di alcune, tutte composte dai fratelli Sherman, compositori ufficiali di ogni tipo di colonna sonora Disney nel corso degli anni 60. La musica è però presente nel film già dall'inizio, dove una carrellata tra le nuvole anticipa con un generoso medley gran parte dei motivi che si sentiranno in seguito. Si passa poi a Bert (Dick Van Dyke), artista di strada intento a canticchiare il motivetto che, con una lunga serie di reprise, lo accompagnerà attraverso ogni suo mestiere fino a giungere all'ultimo e più famoso: lo spazzacamino. Ma la prima canzone a sentirsi per intero è Sister Suffragette, il tema della signora Banks, una madre affettuosa ma assai svagata e incapace di rendersi conto dei problemi di casa perchè ossessionata dalla causa delle suffragette. Tocca poi al marito, un meraviglioso David Tomlinson patriarcale ed egocentrico, ossessionato anche lui dal proprio lavoro. La sua canzone è The Life I Lead, in cui proclama il suo inglesissimo stile di vita, tema che tornerà spesso nel corso del film, ad accompagnare ogni saliscendi della sua redenzione. La dolce The Perfect Nanny è la canzone con cui i bambini esprimono i propri desideri riguardo alla nuova tata, che arriverà solo poco dopo cantando il manifesto programmatico del suo metodo educativo, la celeberrima A Spoonful of Sugar, che si imprimerà nell'immaginario collettivo grazie alla scena del riordino della camera. La sequenza animata arriva subito dopo, quando Mary e i bambini verranno trasportati da Bert all'interno di uno dei quadri da marciapiede che ha realizzato per la sua nuova attività di artista di strada. Nella sequenza musicale Jolly Holiday, Bert e Mary passeggiano per una campagna inglese animata venendo a contatto con numerosi tipi di animali, tra cui un gruppo di pinguini camerieri ma soprattutto una fattoria di animali assolutamente identici a quelli visti ne La Carica dei 101. Lo stile del periodo xerox si nota anche nella scena seguente della caccia alla volpe che si conclude con un'altro brano famosissimo: Supercalifragilisticexpialidocious. L'animazione tuttavia non si esaurisce del tutto al termine di quest'episodio, tutto il film è infatti girato integrando gli attori in carne ed ossa in fondali disegnati da Peter Ellenshaw. Dopo le atmosfere festose dell'episodio dentro il quadro, è il momento di prendere fiato con la ninna nanna Stay Awake per poi rituffarsi nell'episodio forse più Walshiano di tutti, quello dello Zio Albert, che se ne svolazza per il soffitto ridendo e cantando I Love to Laugh. Il cuore del film è però rappresentato da Feed the Birds, il momento più poetico in cui l'animazione torna a fondersi con le sequenze dal vivo nella spettacolosa scena della cattedrale, in cui Mary Poppins insinua nei bambini la pulce nell'orecchio che il giorno dopo causerà il patatrak necessario a dare la svolta definitiva alla situazione familiare. Da quel momento in poi non sarà lei a portare avanti il film, e il suo ruolo diverrà piuttosto marginale, come se il suo compito fosse fnito e non servisse altro che attendere. Dopo The Fidelity Fiduciary Bank viene quindi il momento di Bert, con Chim Chim Cher-ee, evoluzione del suo tema sentito per tutto il film, vincitrice dell'Oscar come Miglior Canzone, e soprattutto con Step in Time, il celebre balletto degli spazzacamini che accellererà il ritmo del film fino a portarlo al punto di svolta e alla redenzione definitiva del signor Banks. A chiudere il film sarà Let's Go Fly a Kite, autentico inno alla libertà intonato dalla famiglia Banks finalmente riunita, mentre Mary Poppins decide di andarsene.
Il grande successo di Mary Poppins avrebbe rinverdito il genere, portando poi la Disney a produrre negli anni successivi Pomi d'Ottone e Manici di Scopa e Elliott il Drago Invisibile. I pinguini camerieri sarebbero poi ritornati in Chi Ha Incastrato Roger Rabbit ma solo nel 2004 sarebbe uscito il cortometraggio Il Gatto che Guardò il Re, autentico minisequel prodotto dai Toon Studios per celebrare i 40 anni del film. In esso una Julie Andrews un po' invecchiata ma ancora arzilla avrebbe portato ancora una volta un paio di bambini dentro un quadro per farli assistere a un racconto di Pamela Travers, disegnato con una certa cura e con una stilizzazione degna dell'animazione Disneyana di allora.

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