mercoledì 26 settembre 2012
Pinocchio (Pinocchio)
Anno 1940
2° lungometraggio Walt Disney Animation
fonte: la tana del sollazzo
E' con un autentico snaturamento del testo di Carlo Collodi che Walt Disney torna nei cinema per il suo secondo lungometraggio. Pinocchio è un film tecnicamente perfetto sotto ogni aspetto, si fatica a trovare un difetto in quello che risulta essere uno dei massimi manifesti programmatici del modo Disney di intendere il cinema. Pinocchio infatti reinterpreta uno dei classici della nostra letteratura, riforgiando personaggi e tematiche secondo un'estetica tutta nuova, sgombra da ridondanze e arcaismi, ma con una dose massiccia di umorismo. Hanno qui origine molti topos che avrebbero poi spopolato nella produzione Disney anni '50 e '90 come la figura del piccolo comprimario animale, elemento umoristico utile a sdrammatizzare, nonchè figura indispensabile per diversificare il panorama personaggistico (Mushu, Abu, Sebastian), oppure la figura del narratore interno, capace di rivolgersi allo spettatore in qualsiasi momento della narrazione, uscendo dai limiti del racconto (Clopin, le Muse). Entrambe queste figure trovano il loro punto d'incontro nel Grillo Parlante (Jiminy Crickett), coscienza di Pinocchio e complice dello spettatore, un caratterista simpaticissimo, che del triste personaggio al quale Collodi aveva fatto fare una brutta fine, non riprende che il nome. Più che un banale moralista, il Grillo è la voce del buon senso, un etica positiva e "pratica" che gli deriva dall'arte di arrangiarsi, appresa durante il suo vagabondare. Un perfetto interprete del new deal post-depressione che tanto piaceva a Walt e al suo Mickey Mouse.
Anche Pinocchio è completamente diverso dal modello libresco, assolutamente ingenuo e sempre in buona fede, fino a sfiorare l'ottusità. Il personaggio è però reso adorabile dall'ottimo doppiaggio italiano, assolutamente credibile nel suo ruolo di bambino.
Una simile diversità tra il Pinocchio Disney e quello originale deriva infatti dalla filosofia alla base delle due opere. E' chiaro che Walt, pur rimanendo affascinato dalla storia, non condivideva appieno i metodi educativi "dati per buoni" in epoca collodiana. La morale del film, espressa dal Grillo stesso nella canzone principale è infatti la stessa che sarebbe stata di Cenerentola, o di Peter Pan: bisogna credere nei propri sogni, rimanendo bambini interiormente. Un principio che abbraccia l'intera produzione Disneyana ma fondamentalmente estraneo alla cultura nell'ambito della quale nasce il romanzo di Collodi.
Altro elemento che diverrà poi la "regola" è il numero di canzoni presenti: sono cinque infatti i brani musicali e nel film vengono accumulati tutti durante la prima metà, lasciando quindi il finale sgombro da impicci musicali e tutto imperniato sull'azione. La prima la si sente nei titoli di testa e termina cantata dal Grillo, che da bravo narratore introduce la storia. Si tratta di When You Wish Upon a Star, che tanto successo avrebbe avuto in seguito, da diventare LA canzone Disney per eccellenza, presente ancor oggi nel logo Walt Disney Pictures.
La tenera Little Wooden Head viene poco dopo cantata da Geppetto, personaggio che nel film gode di una spiccata caratterizzazione, spesso tendente al comico (memorabile la sequenza finale in cui crede che il figlio sia morto e, distratto, cerca di convincerne lo stesso Pinocchio). Ogni personaggio sembra avere un proprio tema, e così ecco che al Grillo tocca una canzone interna al film, Give a Little Whistle e al Gatto e la Volpe, rarissimo esempio di animali antropomorfi in un contesto umano, l'allegra Hi-Diddle-Dee-Dee (An Actor's Life for Me). L'ultima delle cinque è proprio la canzone di Pinocchio, cantata davanti a Mangiafuoco durante lo spettacolo dei burattini, la splendida I've Got No Strings.
Benchè, tecnicamente parlando, Pinocchio mostri notevoli progressi nella tecnica d'animazione, ancor più realistica e convincente che in Biancaneve, il film non fa un grande uso della multiplane camera, inventata da poco e assai dispendiosa. Più precisamente, viene utilizzata in un paio di suggestive riprese a volo d'uccello del villaggio di Geppetto. Le scene di grande impatto comunque non mancano, come testimonia l'impressionante fuga da Monstro, seconda "battaglia finale" della storia del cinema d'animazione.
Pinocchio è essenzialmente un film maschile. Eccetto la Fata, non ci sono veri e propri personaggi femminili, e infatti, nel collodiano mondo di doveri e balocchi, la figura femminile (a parte quella materna) non è affatto presente. E' presente invece una buona dose di personaggi buffi o grotteschi come Mangiafuoco e il Postiglione o di funny animals. Saranno infatti il Grillo e Figaro i due personaggi che riscuoteranno maggior successo tanto da venir riproposti dalla Disney a distanza di pochi anni. Il Grillo infatti sarà presente sia in Bongo e i Tre Avventurieri (1947) che in Canto di Natale di Topolino (1983) e vanterà una lunga serie di apparizioni televisive sia come maestro di cerimonie nel programma antologico Disneyland, sia come titolare della serie di cortometraggi You e I'm No Fool trasmessi all'interno del Mickey Mouse Club. Figaro dal canto suo verrà ripescato negli anni quaranta e inserito nel mondo dei personaggi standard trasformandolo nel gatto di Minnie. In questo ruolo apparirà in svariati cartoni di Pluto fino a diventare titolare di una serie tutta sua, composta di tre cortometraggi. In tempi recenti Figaro ha avuto il suo spazio nella serie televisive Mickey Mouseworks, House of Mouse e nel lungometraggio direct-to-video Topolino e la Magia del Natale.
Ma tutto questo successo sarebbe stato postumo. Come Fantasia, che sarebbe uscito pochi mesi dopo in quello stesso denso 1940, Pinocchio non riscosse un gran successo. Il pubblico non era ancora sufficientemente maturo per apprezzare un lungometraggio a cartoni animati in cui non fossero presenti i nani. La macchina dei cheapquel si sarebbe attivata solo 55 anni più tardi, lasciando fortunatamente fuori dall'orrido meccanismo questo immortale capolavoro.
Wikipedia
IMDB
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DVD - Pinocchio
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