sabato 29 settembre 2012
Winnie the Pooh - Nuove Avventure nel Bosco dei Cento Acri - DVD
Contiene:
Winnie the Pooh - Nuove Avventure nel Bosco dei Cento Acri (Winnie the Pooh) - 51° lungometraggio Walt Disney Animation
(purtroppo privo della versione in lingua originale)
Contenuti speciali:
- scene eliminate
- cortometraggio: La Ballata di Nessie (The Ballad of Nessie)
La Ballata di Nessie (The Ballad of Nessie)
Anno 2011
fonte: la tana del sollazzo
Ed ecco l'ultimo dei quattro corti annunciati all'inizio della rinascita Disney per mano di Lasseter. Da allora l'ordine è cambiato, se ne sono aggiunti altri, e come sempre non si può dire che in Disney ci sia stata la stessa brillante organizzazione che fa in modo che nessun lungometraggio Pixar rimanga privo di un corto in abbinamento. Pippo e l'Home Theatre è stato infatti abbinato ad un live action, Glago's Guest è finito disperso, Prep and Landing si è trasformato in una featurette per la tv, e di questi solo Nessie è stato proiettato in apertura di un Classico e nello specifico di Winnie the Pooh. Che si tratti di una vittoria che preluderà ad un futuro in stile pixariano o una sconfitta che sottolinea come l'animazione tradizionale verrà d'ora in poi ghettizzata non è dato saperlo e solo il futuro lo dirà. Fattostà che in mano abbiamo un gioiellino, un corto di pochi minuti che racconta la storiella in rima (ben tradotta!) della povera Nessie, dolce draghetta, esiliata dalla terra di Glen Keane (chi vuole cogliere la cit?), per colpa di un miliardario ansioso di costruirci sopra un minigolf, e che dopo aver vagato senza trovare una nuova casa, ed esser stata più volte costretta da altri a far buon viso a cattivo gioco, decide di infischiarsene ed esplode in un pianto liberatorio finendo per formare con le sue lacrime proprio il lago di Loch Ness. Una storia simpatica e tenerissima che per essere compresa appieno va inquadrata nell'operazione nostalgia portata avanti dal team 2d con lavori come La Principessa e il Ranocchio, Winnie the Pooh e Pippo. Gli artisti all'opera sono Giacchino per le musiche, Ruben Aquino, Deja, Haycock, Henn all'animazione e persino Mattinson alla sceneggiatura, mentre la regista, Stevie Wermers, è la stessa di Pippo. La fonte a cui stavolta si guarda sono quegli Special Cartoon degli anni '40 caratterizzati dallo stile di Mary Blair che qui viene riprodotto fedelmente, dando all'intero corto un aspetto particolarissimo, come se si trattasse di una decorazione su stoffa in movimento, ovviamente tessuto di tartan scozzese. Anche le animazioni, ovviamente molto curate, guardano un po' a quel periodo, dal momento che il villain ad esempio sembra uscito dalla matita di Ward Kimball. Rilassante, piacevole e anche commovente, siamo di fronte ad un gioiellino indimenticabile, una sorta di erede dell'Agnello Rimbalzello sul tema opposto, che insegna che a sfogarsi di tanto in tanto non si fa mai male.
Wikipedia
IMDB
Disney Wiki
Pubblicato in:
DVD - Winnie the Pooh - Nuove Avventure nel Bosco dei Cento Acri
BluRay - Walt Disney Short Films Collection
Winnie the Pooh - Nuove Avventure nel Bosco dei Cento Acri (Winnie the Pooh)
Anno 2011
51° lungometraggio Walt Disney Animation
fonte: la tana del sollazzo
1. Walt e i Giocattoli di Christopher
C'era una volta un padre che non si riteneva troppo bravo a interagire con suo figlio, il suo nome era Alan Alexander Milne, e il ragazzino si chiamava Christopher Robin. Per aggirare questo problemino il padre decise di comunicare con lui attraverso la parola scritta, inventando racconti che avessero come protagonisti Christopher Robin e i suoi pupazzi. Milne finì per riempirci ben due libri: erano storie delicate, poetiche ma nel contempo assolutamente nonsense, visto che erano ambientate in un bosco di fantasia popolato da animali giocattolo che ragionavano come bambini, e soprattutto illustrate magistralmente da Ernest Shepard, un disegnatore dallo stile molto particolare, sporco e morbido al tempo stesso. Tutto questo colpì la fantasia di Walt Disney che negli anni 60 mise al lavoro il suo staff sul lungometraggio episodico intitolato Le Avventure di Winnie the Pooh, che venne completato solo nel 1977. Il motivo di questo ritardo è presto detto: si tratta di un caso più unico che raro nella filmografia Disneyana, dal momento che a metà della lavorazione si preferì suddividere il progetto in tre parti, rilasciando a pochi anni l'uno dall'altro ognuna di queste parti sottoforma di mediometraggi. L'idea di Walt era di fidelizzare progressivamente il pubblico americano, facendogli conoscere poco a poco i personaggi del Bosco dei Cento Acri, salvo poi eventualmente riunire le tre parti in futuro. Cosa che avvenne dopo la sua morte, infatti nel 1977 le tre featurette furono montate insieme e mandate nei cinema, accompagnate da un poeticissimo epilogo, con quel dialogo tra Christopher e il suo orsetto di pezza che segnava in un certo senso la fine della spensierata età infantile. A dispetto degli stereotipi, si era così ottenuto quindi l'unico film animato Disney indirizzato principalmente ad un pubblico di bambini, ma perfettamente fruibile anche da un adulto: la pellicola infatti giocava molto sul concetto stesso di infantilismo, prendendosi gioco dei comportamenti ingenui dei personaggi, a volte precipitando nel nonsense più totale, e non mancavano alcune trovate metanarrative davvero geniali, come le interazioni con lo stesso narratore o la consapevolezza dei personaggi di trovarsi in un libro.
2. Un Pupazzo allo Sbando
E poi ci fu la deriva. I personaggi ebbero un grandissimo successo, esattamente come aveva previsto Walt, al punto che si abusò di loro. In seguito al Classico infatti, il cast del Bosco dei Cento Acri passò in mano al reparto televisivo, sorto negli anni 80, e da lì in poi cominciò la loro discesa. Nell'arco di due decenni vennero messe in piedi tre serie televisive, prodotti una marea di lungometraggi sia direct to video che cinematografici, per non parlare delle compilation e degli special tv, prodotti di ogni tipologia e qualità che finirono per inflazionare il povero orsetto, al punto di far dimenticare al pubblico le sue radici. Inizialmente si trattava di prodotti di buona fattura, che un senso ce l'avevano: la prima serie tv, quella in animazione tradizionale, era sicuramente un prodotto curato che interpretava il mondo di Milne con un certo rispetto, ed era molto buono pure il primo sequel direct to video, Alla Ricerca di Christopher Robin che parlava della crescita del padroncino e dello sconvolgimento che questo portava nella vita dei suoi giocattoli. Il picco qualitativo si ebbe con T Come Tigro, prodotto curatissimo sia nell'animazione che nella caratterizzazione dei personaggi, che si meritò pienamente l'uscita nelle sale, e la firma dei fratelli Sherman alla colonna sonora. Ma da lì in poi qualcosa si inceppò: le idee erano finite e lo stesso brand cominciò ad allontanarsi sempre più dallo spirito originario. I Toon Studios, nome che nel frattempo aveva assunto il reparto lungometraggistico della Disney Television, tentavano con sempre meno budget e con soluzioni sempre più maldestre di dare continuità al tutto, ma già Pimpi, Piccolo Grande Eroe pur raccontando alcuni capitoli non ancora adattati dell'opera di Milne, mostrava una certa fiacchezza di fondo. Da lì alla snaturazione totale il passo era brevissimo, e questa avvenne con alcune idee tutt'altro che brillanti: la prima fu ripiegare sul personaggio del cangurino Ro. Trattandosi di un bambino, il marketing pensò bene di farlo salire alla ribalta puntando su di lui e mettendo in ombra il resto del cast, nel vano tentativo di favorire l'identificazione da parte dei bambini. Uscì quindi direttamente in home video Ro e la Magia della Primavera, seguito poco tempo dopo da Winnie the Pooh e gli Efelanti nelle sale cinematografiche, dove non contenti andarono a pescare a piene mani nella mitologia del Pooh originale, dando corpo e fattezze al concetto di Efelante...il tutto per dare a Ro un amichetto con cui torturare lo spettatore a suon di melensaggini puerili. Un'altra sciagurata idea fu quella di invadere il mercato con compilation stranissime, dalla struttura ibrida: Buon Anno con Winnie Pooh e Il Primo Halloween da Efelante erano infatti composti per due terzi da pessima animazione realizzata ad hoc e per il terzo rimanente da alcuni holiday special prodotti un decennio prima, un modo "furbo" per moltiplicare senza fatica le uscite, piazzando sul mercato lungometraggi fasulli che potessero sfruttare il brand e mettere in scena lo stramaledetto efelante. E poi ci fu l'ultimo anello di questa catena, la produzione di una serie tv prescolare in CGI su Playhouse Disney, I Miei Amici Tigro e Pooh, nel quale erano ormai scomparsi personaggi come Uffa e Christopher Robin, rimpiazzati ormai dall'efelante Effy e soprattutto della new entry Darby, la nuova bambina del bosco. La serie venne cancellata dopo poco tempo, fortunatamente, e dalla nuova dirigenza arrivò l'input di porre rimedio agli scempi fatti negli ultimi anni riportando in qualche modo alla ribalta il Pooh di un tempo.
3. A Very Important Film To Do
Questa esigenza di risanamento di un brand devastato coincideva in pieno con le esigenze di John Lasseter, in quel momento impegnato a far rinascere qualitativamente i Walt Disney Animation Studios. La Principessa e il Ranocchio non aveva ottenuto grossi risultati e la scaletta delle uscite andava ripensata, questo aveva causato delle voragini produttive negli anni immediatamente successivi, e la cosa andava impedita. Il team 2d era stato da poco rimesso insieme e non doveva separarsi un'altra volta, per cui serviva un progetto semplice e modesto che potesse tenerlo impegnato abbastanza tempo, stimolandolo a dovere. E come secondo progetto in animazione tradizionale, Winnie the Pooh cadeva a fagiolo: in fondo non avrebbe richiesto certo un grosso budget, né avrebbe avuto bisogno dell'approvazione delle alte sfere, per non parlare del fatto che gli animatori della seconda generazione, addestrati dai nine old men, non avevano mai avuto occasione in tutti questi anni di cimentarsi con i personaggi di Milne, proponendone una loro interpretazione, e molti di loro erano cresciuti con il Pooh originale, per cui ci erano affettivamente molto legati. Fu quindi una festa per tutti loro l'assegnazione dei vari personaggi: al mitico Andreas Deja toccò infatti riportare in scena Tigro mentre ad Eric Goldberg venne assegnato Tappo. Altri validissimi talenti come Bruce Smith (Pacha, Facilier), Dale Baer (Yzma, Alameda Slim) e Randy Haycock (Clayton, Kida, Naveen) vennero messi al lavoro rispettivamente su Kanga/Ro/Pimpi, Uffa e Ih-Oh, mentre al grande Mark Henn toccò il difficile compito di gestire i protagonisti Christopher Robin e Winnie Pooh! A capo degli sceneggiatori invece venne messo il veterano Burny Mattinson, presente agli studios sin dai tempi del Pooh originale, e famoso per aver diretto quell'immortale capolavoro di Mickey's Christmas Carol. Avere Mattinson era una garanzia di qualità e brillantezza, visto che aveva dimostrato in quell'occasione una certa esperienza nell'attualizzare personaggi classici da tempo dimenticati, e penso che sia stato questo il colpaccio migliore per i due registi Stephen Anderson e Don Hall, che avevano già realizzato l'arguto, anche se imperfetto, Meet the Robinsons.
4. Risate, Non Sbadigli!
Mattinson e la sua crew decisero ben presto di creare quindi una seconda metà del progetto Pooh voluto da Walt Disney, mettendo in lavorazione l'adattamento di alcuni capitoli non ancora trasposti dei due libri di Milne. Già col mediometraggio Il Compleanno di Ih-Oh, prodotto da uno studio esterno, e col lungometraggio Pimpi, Piccolo Grande Eroe dei Toon Studios si era provato a completare l'opera di adattamento (anche se nell'ultimo caso con molta meno brillantezza che nell'originale), per cui era rimasto poco materiale su cui lavorare senza cadere in contraddizione: alla fine si decise di adattare un capitolo del primo libro, Nel quale Isaia perde la coda e Puh la ritrova, e uno del secondo, Nel quale Coniglio ha una giornata intensa e noi scopriamo che cosa fa Christopher Robin la mattina, mischiandoli con alcuni spunti tratti dai due capitoli in cui i personaggi rimangono bloccati in una trappola per Efelanti. A dire il vero il capitolo su Christopher Robin aveva fornito l'ispirazione già per Alla Ricerca di Christopher Robin, primo delizioso sequel direct to video di Pooh, dove però il tutto era stato inteso in modo molto più drammatico, qui pur senza invalidare i vecchi film si è cercato di raccontare la cosa con un approccio molto diverso. Il primo terzo del film è infatti occupato quasi unicamente dalla trama di Ih-Oh che perde la coda e del contest organizzato dagli altri pupazzi per rimpiazzargliela. Ma dopo la prima ventina di minuti Christopher Robin va a scuola, lasciando un bigliettino sulla porta, e Uffa lo fraintende, raccontando a tutti che il ragazzino è stato rapito da un mostro immaginario chiamato Appresto. La storia vira quindi sul tentativo di tendere una trappola a questo mostro e salvare così Christopher dalle sue grinfie, senza dimenticare però la quest per trovare una nuova coda a Ih-Oh, che solo nel finale si ricongiungerà con la trama principale. Perché, ebbene sì, sebbene il Classico originale fosse a episodi, per via della sua natura antologica, si è voluto qui tentare di creare un lungometraggio normalissimo, combinando assieme le storie per ottenere una narrazione unitaria. La stessa scelta era stata compiuta più e più volte dai Toon Studios che però molto raramente erano stati in grado di raccontare qualcosa di abbastanza interessante per un'ora e passa, cadendo molto spesso nella noia. Ma Lasseter, Mattinson e soci avevano stavolta intenzione di sfatare il mito per cui Pooh potesse essere fruibile solo da un pubblico infantile, volevano - come da dichiarazioni dello stesso Lasseter - creare un film che potesse essere visto con molto divertimento anche dagli adulti. Per far questo non c'era che una strada: imbottire il lungometraggio di trovate di ogni tipo. Ecco quindi tornare in auge la metanarrazione del Classico originale, che era via via scomparsa nel corso degli anni: i personaggi scorazzano in giro per il libro, giocano con le parole, scivolano tra i paragrafi, saltano tra una pagina e l'altra e usano questi trucchetti per "barare" traendosi d'impaccio, all'occorrenza. Questo genere di cose spiazza e colpisce lo spettatore adulto sempre e comunque, tenendo ben desta l'attenzione, che già di per sé non manca affatto, visto che un altro trucchetto per rendere universalmente interessanti le vicende è quello di riempire la pellicola con carrettate di umorismo. I personaggi in questione sono infatti pupazzi animati dalla mente di un bambino, del quale conservano la logica un po' ballerina e una certa ingenuità di fondo: in altre parole chi più, chi meno, sono quasi tutti dei dementi, e il narratore questo lo sa e lo mette in evidenza in più occasioni. Quindi tra risate dovute ai continui svarioni dei personaggi, e moti di stupore dovuti ad un setting a metà strada tra il boscoso e l'astratto, il film racconta la sua semplice storia in poco più di un'ora. Bastano questi accorgimenti per poter dire che Lasseter ha vinto la sfida? Sì. Pur nascendo come film minore, più modesto e meno pretenzioso del solito, questo cinquantunesimo Classico Disney è, qualitativamente parlando, il migliore da anni a questa parte. A differenza di Rapunzel o La Principessa e il Ranocchio, stupendi ma non privi di qualche sbavatura, questo Winnie the Pooh sfiora la perfezione: le animazioni 2d danno la paglia a Tiana e soci, lo humor è qualcosa di sopraffino e veramente intelligente, le canzoni pure, per non parlare dell'interpretazione dei personaggi e della sceneggiatura che riesce a valorizzare una trama semplicissima, ma narrata a regola d'arte con una narrazione pulitissima e ritmata in modo magistrale. Insomma, evidentemente si è trovata l'alchimia giusta tra personaggi, sceneggiatori, registi e animatori, un'alchimia così perfetta che avrebbe potuto rendere ancora migliori le ultime produzioni, e che è strano sia saltata fuori solo adesso per un filmetto tanto sottovalutato.
5. Personaggi in Grande Spolvero
Uno dei meriti principali del lungometraggio in questione è la gestione dei personaggi, a cominciare dal protagonista. Il titolo originale (semplicemente Winnie the Pooh) era stato molto chiaro in merito: si trattava di una sorta di reboot per il brand, ovviamente, di un ritorno alle origini, ma soprattutto un ritorno alla centralità dell'orsetto che era stata messa in discussione sin dall'ultimo terzo del classico originale. Da lì in poi, nelle varie serie tv, nei vari lungometraggi Toon Studios erano sempre stati i comprimari a condurre l'azione, mentre Pooh era sempre stato solo un povero scemo, un impiccio quasi, a cui far dire un paio di frasi stupide, giusto per ricordare che c'è. Non che in questo film l'orsetto sia meno demente, anzi, lo è più che mai, ma la sceneggiatura e il fuoriclasse Mark Henn fanno in modo che lo spettatore si immedesimi in lui, simpatizzi per Winnie il più possibile lungo tutta la durata del lungometraggio. La prima cosa che succede è che il miele finisce, cosa che manda Pooh in crisi: per tutto il film, qualsiasi cosa avvenga intorno a lui non ci si dimentica mai di questo particolare, e seguiamo quindi il tutto dal punto di vista di un Pooh in astinenza, con brividi, visioni e gag sempre più divertenti, che esplodono nella magnifica sequenza astratta in cui sogna che ogni cosa sia fatta di miele. E' un Pooh stupido, instintivo, quasi bestiale, ma nel contempo con dei tocchi di genialità da far invidia a Pippo, e che più di una volta risolve inconsapevolmente la situazione. E il tutto è gestito così bene che col proseguir della storia ci si ritrova a parteggiare per lui al punto che quando alla fine vince la sua dipendenza e viene ricompensato, si prova una sincera soddisfazione. Tutti gli elementi che nella precedente gestione del personaggio avrebbero portato una noia mortale vengono qui rielaborati al meglio, intrattenendo lo spettatore il più possibile. Non meno riusciti sono i meravigliosi fondali, che presentano una scala cromatica davvero sbalorditiva (con alcune sporcizie che rimandano alla xerografia dell'originale), e gli altri personaggi come il Tigro di Deja, graficamente mirabolante, esuberante come sempre ma non troppo invasivo, il Tappo di Goldberg, ansioso e stressato ma parecchio ingenuo, o l'Ih-Oh di Haycock, qui doppiato da Bud Luckey, mito Pixariano e regista dell'Agnello Rimbalzello. L'approccio che questi artisti immensi hanno avuto con questi bei personaggi è veramente ammirevole: perfettamente a metà strada tra la mimesi completa con lo stile del primo Pooh e una reinterpretazione personale e autoriale, che infonda del proprio e in un certo senso aggiorni al tempo presente l'intero cast.
E' ovviamente assente l'efelante Effy, giustamente rinnegato, ed è stato quindi ridimensionato il ruolo di Ro e di conseguenza quello di Kanga, riportando il duo di canguri al loro ruolo originario. Un po' meno bello che dal film sia assente il personaggio di De Castor, presente sia nel Classico originale che nella serie televisiva (dove aveva un grande spazio), ma era una cosa intuibile, dal momento che era sparito da anni per problemi con gli eredi di Milne che non gradivano che fosse stato aggiunto un personaggio così americano nel Bosco dei Cento Acri. Un ritorno più che gradito è invece quello di Uffa, messo da parte completamente negli ultimi anni (era assente sia negli ultimi film che nella serie CGI) e qui in grande spolvero, animato in maniera magistrale da Dale Baer, e caratterizzato da una spocchia e un'idiozia davvero notevole. E sia lui che Pimpi, sono protagonisti dei momenti più esilaranti del film, nella magnifica scena in cui tutti i personaggi finiscono dentro un buco e non sanno come uscirne. Discorso a parte merita la reinterpretazione di Christopher Robin di Henn, che ha avuto il coraggio di cambiarne il modello aggiornandogli gli occhi un po' come avvenne a Topolino negli anni 40: è chiaro che si suggerisce che sia passato un po' di tempo e che Christopher sia leggermente cresciuto. Alla fine infatti si parla di anno scolastico che dopo l'estate ricomincia, non certo di primo giorno di scuola, suggerendo che sia passato parecchio tempo, senza andare necessariamente in conflitto con Alla Ricerca di Christopher Robin. Certo, questa rilettura allegra della situazione è assolutamente priva di quell'angoscia poetica degna di Toy Story 3 che traspariva da quel primo direct to video, e magari anche in contrasto con la malinconia che traspariva dal trailer (con la canzone dei Keane, Somewhere Only We Know), ma di certo se si voleva proporre Pooh al grande pubblico nella situazione attuale era l'umorismo brillante la strada giusta. Ed è stata percorsa.
6. Dai Fratelli Sherman ai Coniugi Lopez
Un altro dei grandissimi pregi di questo film è la colonna sonora. Certo venire dopo Alan Menken è una bella gatta da pelare, ma Pooh gioca in un altro campo, che è quello della canzoncina sciocca, ma buffa. Era questo lo stile che i fratelli Sherman avevano creato negli anni 60, quando si misero all'opera sulla colonna sonora di Winnie. I fratelli Sherman per ragioni di età non potevano tornare (e si ricorda che esattamente un decennio prima l'avevano fatto per T Come Tigro) e negli ultimi anni anche sotto il profilo musicale l'epopea dell'orsetto era scaduta alquanto, con canzoni scadenti o melense. Non sempre erano state cattive ovviamente, si ricorda la parentesi Carly Simon che in Pimpi e negli Efelanti aveva composto qualche bel brano, dopo esser stata reclutata dalla Disney per prendere in mano il brand, ma gira e rigira lo stile era molto differente dall'originale, dal quale ci si stava allontanando sempre più. Per questo ritorno alla classicità sono stati invece reclutati Henry Jackman per gli score, e per le canzoni i coniugi Robert e Kristen Anderson-Lopez, apprezzati compositori di musical teatrali e qui al loro primo ingresso in Disney. E neanche a farlo apposta la scelta si è rivelata azzeccatissima: le canzoni passano dal tenero al demenziale, dall'allegro al cupo senza mai perdere quel tratto distintivo leggero e melodico mutuato direttamente dai fratelli Sherman. Si fatica veramente a notare una soluzione di continuità tra le due colonne sonore, e questo è un bene perché significa che anche sotto questo profilo la sfida è stata vinta.
La prima canzone a sentirsi ovviamente è una reinterpretazione, cantata dall'icona indie Zooey Deschanel, del tema principale Winnie the Pooh composto dagli Sherman. La sequenza descritta è ovviamente la presentazione del Bosco dei Cento Acri, che avviene sulle pagine del libro con lo stesso stile delle classiche featurette. Ed è proprio un bell'effetto vedere muoversi con un'impeccabile fluidità un Christopher rimesso a nuovo su sfondi tanto stilizzati e storici. Notevole anche l'aggiunta di Tigro che scorazza vicino alla casa di Kanga, esattamente come nel libro dove è perennamente suo ospite (ignorando ma non contraddicendo la sua casa vista dalla serie tv in poi). Il primo brano originale è The Tummy Song, deliziosa canzoncina che Winnie intona appena svegliato per quietare il suo pancino brontolante, a sua volta un personaggio a sé, leit motiv che ci porteremo avanti fino alla fine del film. Ed è uno spettacolo, tanto semplice quanto azzeccata, riesce a riportare in vita le stesse sonorità sciocchine che nella prima featurette l'orsetto intonava a sé stesso quando faceva ginnastica per farsi venir fame o quando si arrampicava sull'albero in cerca di miele. Eppure è trascinante, e riesce nel contempo a portarci dentro la psiche di Pooh e farci simpatizzare per il suo bisogno incessante di miele, non rinunciando a farci vedere i primi virtuosismi metanarrativi con Pooh che scivola tra le masse di testo per nascondersi dalle api. Segue poi la brevissima e simpatica A Very Important Thing to Do, cantata nuovamente fuoricampo da Zooey Deschanel, in cui i personaggi vengono convocati per trovare una nuova coda a Ih-Oh, che riprende invece quel tipo di sonorità soavi e rilassanti tipiche di certi brani fuoricampo dell'originale Pooh. Inoltre è una perfetta sequenza per l'introduzione dei personaggi, che appaiono tutti in grandissima forma e che vengono chiamati a raccolta ognuno con una gustosissima gag. Al contest per la coda segue The Winner Song che è più che altro un motivetto che viene ripetuto più volte lungo tutto il film per premiare questo o quel personaggio, a mo' di tormentone. Ma il vero capolavoro arriva dopo: The Backson Song è genio puro. E' la sequenza cupa e astratta totalmente concepita da quel folle di Eric Goldberg, che si pone sullo stesso piano della storica Heffalumps and Woozles, ma utilizza uno stile grafico del tutto diverso. Uffa spaventa tutto il suo codazzo di amici inventandosi il temibile Backson, storpiatura di "back soon", qui da noi tradotto efficacemente come Appresto, una sorta di dispettoso energumeno che fa del trollaggio il suo stile di vita. Ovviamente si fa il verso alla logica infantile, che da sempre in Winnie Pooh viene messa in burletta mostrando i personaggi autoilludersi a proposito di questa o quella minaccia, ma per come le cose sono gestite viene da chiedersi se non si stia parodizzando più che altro la società e le psicosi di massa. Lo stile grafico stilizzatissimo di questa scena è reso possibile da una lavagnetta in cui vengono disegnati a turno con dei gessetti dai vari personaggi tutti i problemi della vita, attribuiti scioccamente a questo Appresto. Possibile che Goldberg si sia ispirato alle stilizzazioni viste nel corto Jack and Old Mac e soprattutto nella serie del grillo I'm No Fool in cui la lavagnetta era centrale. E un pezzo immaginifico, mirabolante ma nel contempo assolutamente comico, con una punta di epicità verso la fine che annega nuovamente nella comicità totale, quando negli ultimi versi i personaggi salutano Uffa con un "a presto" lasciandolo lì a riflettere sull'assonanza con il mostrone da lui immaginato.
Ovviamente non finisce qui, perché anche Tigro ha una canzone (oltre ad un breve reprise di The Wonderful Thing About Tiggers), in cui cerca di tigrizzare Ih-Oh, It's Gonna Be Great, assolutamente divertente come scena (e abbastanza debitrice di ciò che si è sentito in T Come Tigro), anche se lascia un po' lo spettatore a chiedersi se Tigro con la sua esuberanza non rifletta in qualche modo la personalità di quei bambini iperattivi che finiscono paradossalmente per rimanere emarginati. Ma probabilmente Tigro in questo film interagisce poco col resto della comitiva per rimetterlo un po' al suo posto dopo che negli ultimi anni è sempre stato prepotentemente al centro della scena. La seconda grande sequenza astratta è quella in cui Pooh, completamente in astinenza da miele, inizia ad avere visioni sempre più disturbanti, a sentire i suoi amici parlare solo di miele (e l'effetto è divertentissimo) e finisce dentro un'allucinazione utopica in cui tutto quanto è fatto di miele: la canzone è Everything is Honey, ed è deliziosamente orecchiabile e trascinante, anche se visivamente non può competere con le mille trovate della scena dell'Appresto. Infine Pooh's Finale è il coronamento della ricerca di Pooh e, più che una vera e propria canzone, è una sorta di trionfale reprise di The Winner Song e Everything is Honey cuciti insieme per creare un climax bellissimo che fa uscire dal Bosco dei Cento Acri con il sorriso sulle labbra. I titoli di coda sono un po' un discorso a parte, visto che presentano la terza canzone cantata da Zooey Deschanel, So Long, mentre sullo schermo scorrono varie chicche. Dapprima la versione live action di ciò che è veramente accaduto durante il film: infatti vediamo i pupazzi di Christopher Robin messi nelle posizioni più svariate per scimmiottare gli accadimenti del film, come se a muoverli fosse stato da sempre un bambino. A seguire i credits scorrevoli, disseminati di gag animate coi personaggi che fanno ogni tipo di cosa divertente per intrattenere lo spettatore fino all'ultimo minuto, che ci regala una scena post credits veramente esilarante.
7. Sciocco di un Filmetto?
Insomma un film straordinario, che ci mostra animazione, sceneggiatura, musica e umorismo a livelli davvero eccelsi. Ma un compromesso resta rempre un compromesso, e di certo l'ok a questo film non è stato dato per far divertire Andreas Deja e soci sui personaggi creati dai loro maestri. Stiamo parlando di un film di Winnie Pooh, e al marketing non importa quanto sia straordinario che a metterci la firma siano stati i WDAS. Potrà anche essere un capolavoro di virtuosismi, potrà aver prolungato la vita del 2d, ma l'unico motivo per cui la Disney l'ha finanziato è quello di utilizzarlo come rilancio per il brand, e questo ha provocato una distribuzione assai atipica che nulla ha a che spartire con i Classici Disney più tradizionali. Già il fatto che sia stato proiettato in Europa ben tre mesi prima che negli USA è una cosa senza precedente alcuno, mentre il fatto che in Italia sia stato proiettato per sole due settimane e solo in un numero limitatissimo di sale aderenti all'iniziativa promozionale (con tanto di biglietti gratis distribuiti con la rivista omonima), salvo poi esser buttato sul mercato in dvd - e non in blu-ray - poco più di un mese dopo, fa ben capire come si sia trattata di una microdistribuzione. Anzi, di un'anteprima nelle sale riservata a poche famiglie elette, per un prodotto che svolgerà la sua funzione solo in home video, e con un passaggio televisivo su Disney Junior, peraltro già annunciato. Sì, un direct to video d'autore, cosa molto svilente, anche perché, oltre che essere passato inosservato agli occhi del grande pubblico, che continuerà in questo modo ad avere un'idea di Winnie Pooh alquanto pregiudiziosa, si è riusciti a lisciare completamente anche il fandom Disneyano, che quasi non è a conoscenza del fatto che sia già uscito il film successivo a Rapunzel, né in queste circostanze potrà mai essere troppo propenso a recuperarlo. Ma in tanta amarezza qualche nota positiva c'è, ed è che i cinema hanno proiettato questo gioiello accompagnato dal gioiellino The Ballad of Nessie, corto in 2d che riprende lo stile di Mary Blair, confezionando così uno spettacolo veramente imperdibile. Inoltre si spera che negli USA i risultati siano migliori dal momento che di recente è stata fatta una proiezione di prova nelle università, e pare sia andata benissimo. E' però chiaro che per avere un nuovo evento Disney sentito da tutti bisogna aspettare il Natale del 2012 con l'uscita di Reboot Ralph in CGI, mentre per avere qualcosa di nuovo in 2d bisognerà aspettare ancora del tempo. Alcuni rumor però dicono che il buon Mattinson si sia messo all'opera su un nuovo progetto analogo a questo che dovrebbe stavolta rinverdire i fasti di un certo esserino dalle grandi orecchie da cui tutto cominciò...
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DVD - Winnie the Pooh - Nuove Avventure nel Bosco dei Cento Acri
Le Follie dell'Imperatore - DVD
Contiene:
Le Follie dell'Imperatore (The Emperor's New Groove) - 40° lungometraggio Walt Disney Animation
Contenuti speciali:
- scena eliminata
- video musicale: Walk the llama llama (2 versioni)
- gioco dell'imperatore
- documentari: making of
- trailer
- commento audio
- video musicale di Sting
Le Follie dell'Imperatore (The Emperor's New Groove)
Anno 2001
40° lungometraggio Walt Disney Animation
fonte: la tana del sollazzo
The Emperor's New Groove di Mark Dindal inaugura il nuovo millennio e con esso il periodo Disney sperimentale: mentre prima la Disney in ogni suo lungometraggio cercava di mantenere l'equilibrio tra i generi in modo da ottenere filmoni ipercompleti e adatti a tutta la famiglia, adesso decide di rompere quest'equilibrio. Il numero di classici prodotti all'anno sale a due, e differenziazione diventa la parola d'ordine: i lungometraggi animati prodotti si sbilanciano verso un genere sempre diverso, che sia l'avventura o la commedia, e questo delude le aspettative di molti. In sé per sé la cosa non ha niente di negativo però, per quanto la scelta sia probabilissimamente dovuta agli scarsi risultati dei recenti "classici a tutto tondo", e anzi è l'occasione per gli artisti Disney di cimentarsi in nuovi progetti, cercando strade nuove e proponendo strani ibridi, che vedono l'animazione Disney adattarsi a contesti che un tempo erano propri del live action, delle serie televisive. Certo, siamo pur sempre in un periodo di crisi, in cui dopo i bagordi degli anni 90 ci si ritrova a non aver più idea di cosa vuole il pubblico, che sebbene sia un po' stanco del musical menkeniano non è comunque pronto per tali innovazioni: è già tanto che ci siano state però, se si considera che di lì a pochi anni, anche per colpa della sovraesposizione del marchio, l'animazione tradizionale sarebbe stata spazzata via da Eisner con tutto quello che ne sarebbe seguito.
Il film in questione è un film esclusivamente comico, cosa inedita nel corpus Disneyano, e in quanto tale è riuscitissimo. Certo, non è sempre stato così, e prima di un contrordine dall'alto il titolo doveva essere The Kingdom of the Sun, e i toni assolutamente epici. Sting aveva inoltre composto un gran numero di canzoni per quel che avrebbe dovuto essere un altro dei tanti film in stile anni 90. Come sarebbe dovuto essere il film non lo sapremo mai, e forse ci siamo persi una grande occasione, eppure la storia non si fa con le ipotesi ed è pur vero che ciò che ci ritroviamo tra le mani è una bomba comica, un film fantastico nel suo essere inedito, un cartone animato con la C maiuscola. Quindi non ci si può proprio lamentare. La storia dell'arrogante imperatore Kuzko, trasformato in lama dalla consigliera Yzma e redento ad opera del semplice contadino Pacha è infatti il pretesto per proporre un delirio di colori e situazioni ambientate nell'America precolombiana. L'umorismo è alle stelle e aumenta man mano che la storia procede, per esplodere in un completo nonsense durante l'ultimo atto: eppure pur essendo molto vicino anagraficamente al boom dei cartoni Dreamworks, lo humor delle Follie non ha niente a che vedere coi vari Shrek moderni a tuti i costi, ma non per questo è antiquato, anzi pur rinunciando alle trovate pop cattura-pubblico, riesce ad essere assolutamente folle e fuori dalle righe in ogni minuto della sua durata, sperimentando in modo intelligente il delirio più totale. Graficamente prevalgono gli spigoli, le stilizzazioni e il minimalismo: un 2d nel 2d che si presta ottimamente allo stile narrativo ma che non rinuncia ad essere sofisticatissimo e sontuoso all'occorrenza. Gran parte del merito di tanto splendore va dato anche ai doppiatori italiani: Adalberto Maria Merli, Anna Marchesini, Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglou offrono interpretazioni brillanti e aumentano di molto l'aria da cabaret che si respira, senza aver niente da spartire con la moda dei comici improvvisati doppiatori che di lì a poco sarebbe esplosa, e anzi é un vero peccato che non siano stati riconfermati per il sequel Le Follie di Kronk prodotto dai Toon Studios tempo dopo. Sarà solo nella serie di direct to video dedicati a Trilli che sarà possibile riascoltarne le voci.
Infine un elemento distintivo che caratterizzerà questa nuova generazone di film è la mancanza di canzoni. A parte My Funny Friend and Me di Sting nei titoli di coda e l'ironica Perfect World all'inizio, non ci sono altri brani cantati, e questi due appartengono molto probabilmente al materiale che Sting aveva realizzato per la precedente versione seria del film. La sfiducia verso il genere musical, di matrice puramente eisneriana, genere che è sempre stato nel dna Disney è forse l'unico vero difetto di questa fase creativa meravigliosa e irripetibile, che sono stati i primi anni del nuovo millennio.
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DVD - Le Follie dell'Imperatore
Fantasia 2000 - DVD
Contiene:
Fantasia 2000 (Fantasia 2000) - 38° lungometraggio Walt Disney Animation
Contenuti speciali:
- introduzione di Roy Disney
- cortometraggio: Adventures in Music - Toot, Whistle, Plunk and Boom
Adventures in Music - Toot, Whistle, Plunk and Boom
Anno 1953
fonte: la tana del sollazzo
Ed è tutta un'altra musica. Questo corto, vincitore di un Oscar, a differenza di Melody fa un uso assai più sapiente dei suoi limitati mezzi espressivi. Si tratta di un vero e proprio gioiello in cui il maestro Gufo conosciuto in Melody fa alla sua classe un excursus sulla storia degli strumenti musicali, partendo dalla preistoria (i cavernicoli del corto sono diventati iconici!) e dividendo la lezione in quattro categorie: ottoni, legni, strumenti a corda e percussioni. Lo spazio dedicato alle quattro categorie non è omogeneo e infatti va via via decrescendo, ma il modo in cui tutto viene spiegato è a dir poco sopraffino con un uso dell'animazione ridotta davvero sapiente e divertente. Inoltre viene per la prima volta utilizzato in animazione il cinemascope e lo schermo panoramico viene sfruttato appieno dando al corto un'infinità di effetti visivi che lo aiutano a spiegarsi meglio e a intrattenere molto meglio di quanto sia riuscita a fare il confusionario predecessore in tre dimensioni. Ovviamente ne è stata filmata anche una versione in quattro terzi che avrebbe ricombinato gran parte degli effetti speciali. Un vero gioiello che riscatta a pieno la miniserie.
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DVD - Fantasia 2000
DVD mancante - Walt Disney Treasures - Disney Rarities
Fantasia 2000 (Fantasia 2000)
Anno 2000
38° lungometraggio Walt Disney Animation
fonte: la tana del sollazzo
"Sessant'anni dopo Fantasia, il sogno di Walt Disney diventa realtà..."
Frase tristemente ironica, quella con cui inizia la presentazione del film Fantasia 2000 sul retro della sua edizione italiana in dvd. Ironica, naturalmente, se letta con lo sguardo di un odierno spettatore, consapevole dell'improvviso suicidio strategico dell'animazione "Feature" disneyana fatta a mano a favore dell'immagine di sintesi post- e para- pixariana. Il sogno di Walt Disney (la nota utopia per cui il primo Fantasia avrebbe dovuto trasformarsi in un eterno work in progress, a cui aggiungere ad ogni proiezione nuovi capitoli animati) si realizza sì, per poi afflosciarsi miseramente, privato della sua artistica ragion d'essere, lasciando che i frammenti dell'abortito Fantasia 2006 si vadano a sparpagliare anonimamente tra i contenuti speciali di alcuni dvd di recente uscita.
Questo splendido e caduco assaggio del senso ultimo dell'"opera d'arte totale" disneyana per eccellenza si deve all'impegno e alle energie del nipote di Walt, Roy, che con coerenza e costanza è riuscito a raccogliere ed incanalare le energie creative di alcuni tra i più dotati artisti dello studio per più di dieci anni. Risale infatti al 1991, anno successivo al cinquantenario del primo Fantasia, un articolo su Topolino che rendeva noto il progetto allora conosciuto come Fantasia Continued.
Fantasia 2000 fu un film ostentatamente ambizioso. Del resto sarebbe difficile sostenere il contrario, considerando anche il modo in cui la sua prima mondiale venne trasformata in un evento grazie ad una fortunata circostanza cronologica (il presunto inizio del terzo millennio) e tramite un'iniziale distribuzione ad esclusivo beneficio di 75 sale dotate di schermi IMAX, ovvero di 600 metri quadri di annichilente impatto visivo.
Tutto ciò rientrava naturalmente nello spirito del primo Fantasia, che oltre a rivendicare dignità artistica si poneva come luogo di creazione di record mondiali e di sperimentazione tecnologica. E forse il più bel riflesso di questa mentalità primigenia sta nella varietà di stili visuali che accoglie Fantasia 2000, in cui ogni singolo episodio è realizzato con una tecnica d'animazione differente, e talvolta rielaborata su misura per l'occasione.
Nonostante tutto, purtroppo, Fantasia 2000 nel suo complesso non è un film completamente riuscito. All'ambizione visuale non corrisponde talvolta un adeguato estro nell'unione tra immagine e suono, che occasionalmente si trovano persino (per brevi istanti) fuori sincronia. Salvo poche eccezioni, Fantasia 2000 sembra generalmente scricchiolare sotto il peso della sua magniloquenza. Magniloquenza che tra l'altro rivela la sua natura di maliziosa e perenne captatio benevolentiae tramite i pessimi intermezzi live-action, in cui uno scelto manipolo di celebrità mediali americane ha la missione di strizzare paternalisticamente l'occhio al pubblico in sala servendosi di gag e scenette assolutamente trite e inefficaci.
Rimane tuttavia, a livello visivo, la sensazione di uno sguardo ineguagliato al sublime cinematografico, uno sguardo che ancora tuttavia deve finire di abbracciare il suo orizzonte e che, si spera, potrà acquistare una nuova e maggiore acutezza in occasione di una auspicabile rinascita dell'animazione tradizionale disneyana.
Il film si compone dei seguenti episodi:
Ludwig Van Beethoven - Sinfonia n. 5 op. 67 (estratto dal primo movimento)
Come avveniva nel Fantasia del 1940, questo sequel/remake si apre con una sequenza dallo stile astratto. Il famoso "tocco del destino" accende lampi di luce tra nubi spruzzate di colore, mentre triangoli di varie dimensioni danno vita ad una lotta tra farfalle e pipistrelli stilizzate, ovvia allegoria dello "scontro fra bene e male". Rispetto al suo predecessore, questo episodio osa di meno dal punto di vista della visionarietà e dello spirito d'avanguardia. Il misto tra animazione a mano e CG tuttavia è molto ben riuscito, e si fa apprezzare soprattutto per i dettagli minutissimi che talvolta compaiono in secondo piano, oppure sulle textures di nuvole e triangoli.
Ottorino Respighi - Pini di Roma (Movimenti 1, 2 e 4, riadattati)
Ancora un misto di CG e animazione fatta a mano per il secondo episodio, quasi "metafisico" nell'ambientazione e nel finale "ad anello". Scarsa, tuttavia, l'inventiva musicale degli artisti, compensata però da uno dei "voli" immaginifici (figurati e letterali) più personali di tutto il film.
George Gershwin - Rapsodia in blu (Versione abbreviata)
Il capolavoro della pellicola. Tra lievissimi ed invisibili tocchi di CG e il puntuto stile grafico "alla Al Hirschfeld" (celebre caricaturista attivo all'epoca di Gershwin, già contattato dalla Disney per "Aladdin"), si dipana una storia semplice e perfetta, dedicata a quattro persone qualunque vissute in America nel periodo della Depressione. Gli incastri narrativi sono virtuosi, le idee ritmiche divertentissime e coinvolgenti, la tavolozza cromatica abbaglia senza tuttavia soverchiare mai la musica. Questo è lo spirito giusto con cui tutto Fantasia 2000 avrebbe dovuto essere condotto. Chicca: la caricatura di Gershwin che suona il piano, con l'animazione dei tasti schiacciati in corretto sincrono con la musica!
Dimitri Shostakovich - Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 op. 102 (primo movimento)
Recuperando un progetto risalente al primo Fantasia si mette qui in scena la classica fiaba del "soldatino di piombo", con l'uso di un'affascinante tavolozza cromatica pastello. I protagonisti sono animati in CG (e sono giocattoli, notare: indirettissimo omaggio a Toy Story, o meglio a Tin Toy? Del resto il titolo dell'opera originale è The steadfast TIN soldier...), il restante contorno di scena in 2D. L'effetto è assolutamente apprezzabile, e certe scene sono avvincenti: peccato la "disneyanizzazione" troppo smaccata del finale. Ma del resto non poteva essere altrimenti, vista anche la musica scelta.
Camille Saint-Saens - Il carnevale degli animali. Finale (riarrangiato per orchestra)
Altro piccolo capolavoro, degno d'ammirazione per la tecnica utilizzata: l'acquerello puro e semplice. Oh quanto devono essersi divertiti gli animatori, a realizzare questo fulmineo nonsense dedicato a fenicotteri e yo-yo! Uno dei momenti in cui il film acquista leggerezza e si libra in alto.
Paul Dukas - L'Apprendista Stregone - Arr. Stokowski 1940
Quasi inutile commentare. Il capolavoro del primo Fantasia, una splendida rimembranza nel 2000. Incredibile quanto Topolino, in questo corto, sia notevolmente più espressivo e "caldo" di ogni singolo personaggio comparso nel sequel/remake. E qui sorgerebbe spontanea una domanda retorica, ma soprassediamo...
Edward Elgar - Pomp and Circumstances - Collage delle marce 1, 2, 3 e 4
Per quanto questo episodio rappresenti uno storico ritorno di Paperino sul grande schermo (per non citare, naturalmente, Paperina), ritengo che si tratti in assoluto della parte meno riuscita del film. Come Topolino sessant'anni prima, Paperino si confronta con ettolitri di acqua: tuttavia strappa solo qualche sporadico sorriso, navigando ben lontano dall'immortalità guadagnata dal piccolo apprendista mago.
Il disegno "gommoso" del personaggio e dei comprimari sembrano alludere troppo smaccatamente allo stile della campagna pubblicitaria di quegli anni "That's Donald!", e in un paio di occasioni Paperino arriva ad assumere pose già viste in manifesti e locandine, pose che per questo si colorano d'inutile artificiosità. La storia poi tende nel finale ad un manierato languore, svilendo la bellezza e l'ariosità del commento musicale prescelto.
Di positivo, si può ricordare una messa in luce del carattere di Paperina come solo si era vista (con tuttavia maggiore efficacia) in Donald's Dilemma, e poi una serie di gustose citazioni di contorno, che fanno riapparire su grande schermo gli elefanti de Il Libro della Giungla, oppure la lucertola e l'aquila Marahute di Bianca e Bernie nella terra dei canguri.
Igor Stravinsky - L'uccello di fuoco - Versione 1919 riadattata
Degna conclusione di una sagra visonaria senza precedenti, questo ultimo frammento è opera di una straordinaria coppia di registi, i Brizzi, che non molto dopo Fantasia 2000 lasciarono la Disney poiché ritenuti d'ispirazione troppo "gotica" e poco rassicurante... E con loro si perse anche il progetto di un promettentissimo Don Quijote animato.
Di gotico, guardando il loro cortometraggio, si vede in effetti ben poco: c'è più che altro un'aura mistica, contemplativa, che si sviluppa nel finale in un'esplosiva atmosfera "organica" di rigoglio vitale. Computer e matite anche qui, fuse con buon gusto, c'è da dire. Non straordinario l'abbinamento con la musica; ma in questo piccolo apologo sulla vita, morte e resurrezione ciò che conta di più è lo sguardo meravigliato degli autori.
Forse particolarmente nota è la polemica per la quale questo finale conterrebbe plagi visivi del film Mononoke Hime di Hayao Miyazaki. In realtà ancora oggi non vi è alcuna risposta definitiva sull'argomento, non essendo disponibili i diari di lavorazione dei Brizzi (che, si sospetta, quando idearono il loro "mondo naturale" non avrebbero potuto avere già visto il film Ghibli). Nel caso, comunque, più che di plagio preferirei parlare di omaggio, credo sia più appropriato, considerando anche la visione artistica dei Brizzi.
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DVD - Fantasia 2000
VHS - Fantasia 2000
Il Re Leone - DVD
Contiene:
Il Re Leone (The Lion King) - 32° lungometraggio Walt Disney Animation
Contenuti speciali:
disco 1
- video musicale: Circle of life
- documentario: realizzazione de "Il rapporto del mattino"
- gioco test
- gioco acchiappa le larve
- gioco le sensazioni sonore di Pumbaa
- scene eliminate
disco 2
- documentario: origini della storia
- documentario: temi senza tempo
- documentario: la storia prende vita
- documentario: origini del film
- documentario: viaggio di ricerca per la produzione
- documentario:arte, influenza africana
- documentario: riflessioni
- documentario: introduzione agli story board
- documentario: scenografia
- documentario: disegno dei personaggi
- documentario: animazione al computer
- gallerie disegni dei personaggi
- documentari sulla versione teatrale e relativa pubblicità
- gioco: safari virtuale
- documentari sulle musiche
- video musicale: Can you feel the love tonight? di Elton John
- video musicale: Hakuna Matata di Jimmy Cliff e Lebo M
- video musicale: Circle of Life di Elton John
- documentari sugli animali
- video musicale: Hakuna Matata multilingue
- documentario: doppiaggio internazionale
- gallerie di foto pubblicitarie
Il Re Leone (The Lion King)
Anno 1994
32° lungometraggio Walt Disney Animation
fonte: la tana del sollazzo
Il più grande successo Disney di tutti i tempi. Una storia maestosa e simbolica, che non avrebbe mai avuto lo stesso impatto nell'immaginario popolare se i protagonisti fossero stati esseri umani. Ispirata ad alcune leggende africane, con una spruzzatina dell'Amleto di Shakespeare e una del Kimba di Osamu Tezuka, la storia di Simba potrebbe essere definita il Bambi moderno. Sia Il Re Leone che Bambi, narrano infatti la storia di una vita, e hanno al loro centro la crescita, la scoperta dell'amore e l'assunzione delle proprie responsabilità. E' proprio quest'ultima la tematica qui privilegiata: Il Re Leone è infatti un Bambi più politico, il cattivo non è più una figura opprimente e indefinita ma ha qui le fattezze dell'usurpatore Scar, un leone vigliacco, infantile e meschino che maschera i suoi problemi dietro un atteggiamento elegante. Un ottimo lavoro firmato da Andreas Deja, bravissimo animatore di Gastòn e Jafar, a cui questa tripletta consequenziale di personaggi è valsa la nomea di animatore "ufficiale" dei cattivi.
Molte figure indimenticabili affollano il cast di questo grande film: dalle Iene a Zazu, da Timon & Pumbaa, che tanto successo avrebbero avuto in seguito come solisti, all'immenso Rafiki, la cui recitazione e i cui dialoghi lo rendono forse il personaggio più geniale mai concepito in un film Disney. Altra grande figura è Mufasa, il modello da raggiungere, il concetto di Re Leone che dà al film l'ambiguo titolo. E' Vittorio Gassman a prestargli la voce conferendogli quello straordinario e irraggiungibile carisma che peserà così a lungo nella psicologia di Simba negli anni a venire.
Il Re Leone rappresenta una parentesi, musicalmente parlando: le sei canzoni presenti sono state infatti composte da Elton John e Tim Rice anzichè dal "solito" Alan Menken. Il motivo potrebbe essere il fatto che il progetto era nato come alternativa a Pocahontas su cui gli studios stavano riversando maggiori attenzioni in termini di budget e cervelli coinvolti (da notare che tra i nomi coinvolti nel Re Leone manca anche quello di Glen Keane). Circle of Life è l'indimenticabile overtoure, biglietto da visita intenso e spettacolare di un film che mantiene le sue promesse. E' il vero manifesto programmatico dell'intero film, il testo ne anticipa la morale e le immagini sono di un virtuosismo e di una spettacolarità forse mai viste sin dai tempi di Fantasia. I Just Can't Wait to be King, la canzone di Simba cucciolo, mostra il lato umoristico e spensierato del film e stilizza la savana scomponendola in forme e colori elementari. Gli animali realistici visti all'inizio lasciano qui il posto ai loro stilizzati corrispettivi. Be Prepared, spiritosissima e macabra allo stesso tempo, è la canzone di Scar ed è esilarante nel suo parodizzare le parate fasciste con la sua bicromaticità da cinegiornale.
Hakuna Matata, rifacendosi ad una tradizione di titoli nonsense (anche se qui un senso c'è eccome!) tanto cara ai fratelli Sherman, presenta Timon & Pumbaa come comprimari umoristici ma niente affatto inutili, mentre Can You Feel the Love Tonight, il tema d'amore, merita pienamente l'Oscar che si è aggiudicato, conferendo al momento un'atmosfera d'eccezione. Non mancano poi numerose citazioni musicali come quando Zazu canta a Scar la celebre It's a Small World di Disneyland e la vecchia canzone I've Got a Lovely Bunch of Coconuts o quando Timon intona la celebre The Lion Sleeps Tonight. Di recente e in occasione dell'uscita del film in dvd è stato aggiunto il numero musicale The Morning Report, sulla scia dell'esperimento Human Again ne La Bella e la Bestia. La canzone è gradevole, ma purtroppo essendo stata inserita limando qua e là i dialoghi della scena dell'agguato di Simba a Zazu, ci appare un po' innaturale. I brani non cantati o corali, firmati da Hans Zimmer, infine sono straordinari, conferiscono al film una buona parte della sua atmosfera e il loro stile è stato poi ripreso anche nel sequel direct to video che sarebbe uscito cinque anni dopo.
Il Re Leone è forse uno dei più grandi capolavori sfornati dai Walt Disney Animation Studios, se non il più grande. Collocato sul culmine di massimo splendore di una Disney rinata con La Sirenetta e maturata con La Bella e la Bestia e Aladdin, Il Re Leone ne costituisce l'apogeo assoluto. Dal 1994 la Disney non riuscì mai più a bissare un simile successo se non con l'ausilio della Pixar. Non male per un film che avrebbe dovuto essere un ripiego nel caso Pocahontas facesse flop.
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DVD - Il Re Leone
BluRay - Il Re Leone
VHS - Il Re Leone
venerdì 28 settembre 2012
Le Avventure di Winnie the Pooh - DVD
Contiene:
Le Avventure di Winnie the Pooh (The Many Adventures of Winnie the Pooh) - 22° lungometraggio Walt Disney Animation
composto dai mediometraggi:
Winnie The Pooh Orsetto Ghiottone (Winnie the Pooh and the Honey Tree)
Troppo Vento per Winnie the Pooh (Winnie the Pooh and the Blustery Day)
A Tu per Tu con Winnie the Pooh (Winnie the Pooh and Tigger Too!)
Contenuti speciali:
- documentario: making of
- cortometraggio: Il Compleanno di Ih-Oh (Winnie the Pooh and a Day for Eeyore)
- video musicale: La canzone di Winnie the Pooh di Carly Simon
- gallerie di immagini
Le Avventure di Winnie the Pooh (The Many Adventures of Winnie the Pooh)
Anno 1977
22° lungometraggio Walt Disney Animation
fonte: la tana del sollazzo
Winnie The Pooh è attualmente il principale personaggio Disney. Gran parte del merchandising che viene sfornato dalla casa del Topo riguarda proprio l'orsacchiotto di pezza. I bambini lo conoscono grazie ai mille cd-rom o giochi col suo logo, gli adolescenti lo conoscono come l'orsacchiotto travestito che si attacca al cellulare e i genitori ne donano i gadget ai figli con una certa aria di sufficienza. Pochi però sanno da dove il fenomeno Winnie Pooh è partito.
Winnie the Pooh è l'ultimo personaggio creato da Walt prima di morire e rappresenta il congedo definitivo dal mondo dell'infanzia. Winnie Pooh era infatti l'orsacchiotto di peluche con cui giocava il piccolo Christopher Robin, figlio dello scrittore Milne. Il papà, per fargli un regalo, mise per iscritto le avventure immaginarie che il piccolo viveva in compagnia dei suoi pupazzi, creando un mondo particolare, il Bosco dei 100 Acri, in cui ogni suo peluche abitava e su cui sorgeva l'albero/casa di Christopher, portale che collegava questo mondo immaginario alla sua ben concreta cameretta. Questi racconti furono poi raccolti in due volumi, illustrati dal tratto sporco e "artisticamente approssimativo" del disegnatore Shepard, il cui stile ben si sarebbe adattato al feeling ruvido della tecnica xerografica, da poco inventata. Walt rimase rapito dall'umoristica trasposizione del linguaggio infantile, dai numerosi giochi di parole presenti nei libri e dal semplice modo di ragionare dei personaggi di MIlne, animali adulti i cui comportamenti però tradivano il loro essere animati dalla mente di un bambino.
Le Avventure di Winnie the Pooh, uscito nel 1977, è il ventiduesimo Classico Disney, nonchè la più grande eccezione della storia delle classificazioni filmografiche: è infatti un lungometraggio fittizio, composto in realtà dal montaggio dei tre mediometraggi sull'orsetto usciti nel corso del precedente decennio. Quel che basta per togliere ad un simile prodotto il rango di film a episodi e a donargli la becera etichetta di compilation di materiale già edito. E invece non solo Le Avventure di Winnie the Pooh è stato distribuito nei cinema americani, ma è stato addirittura accolto tra i "figli legittimi" dei Walt Disney Animation Studios, nella famigerata lista dei Classici Canonici. Il perchè di questa insolita scelta viene spiegato nel making of presente nel dvd del venticinquesmo anniversario del film: Walt aveva concepito il progetto Winnie Pooh come unitario. Il Classico avrebbe dovuto contenere i migliori episodi raccontati nei libri, mantendendo intatta l'impostazione libresca negli stacchi tra una scena e l'altra e non modificando per niente il character design di Shepard. Walt si era reso conto ben presto però che proporre un film a episodi su dei personaggi completamente sconosciuti al grande pubblico e per giunta inseriti in un contesto così poco universale, quello della prima infanzia, avrebbe potuto essere una mossa avventata. Decise così di produrre il lungometraggio "a rate", facendone uscire una alla volta le componenti per abituare gradualmente gli spettatori al mondo di Milne, con l'intenzione di ricongiungerle solo dopo un po' di anni, a progetto ultimato. Purtroppo morì l'anno dopo l'uscita del primo dei tre mediometraggi e non riuscì mai a vedere il progetto compiuto. Ma gli artisti coinvolti, per onorare la memoria di Walt, decisero di continuare il progetto così come era stato impostato, riunendo il materiale nel montaggio definitivo del 1977, e favorendo così l'ingresso di Pooh nella famigerata lista dei Classici (anche se i maligni sostengono che sia stato fatto questo favoritismo solo per far risultare Taron e la Pentola Magica venticinquesimo).
Winnie Pooh Orsetto Ghiottone o Winnie Pooh e l'Albero del Miele (Winnie the Pooh and The Honey Tree) 1966
Prodotto nel fiore degli anni '60, introduce alla perfezione lo spettatore nel Bosco dei Cento Acri, dapprima con una sequenza live-action che mostra la cameretta di Christopher Robin coi corrispettivi reali dei personaggi del cartone, e poi facendo entrare fisicamente lo spettatore nel libro di Milne. Ecco quindi la mappa tratteggiata da Shepard, riprodotta fedelissimamente dagli animatori Disney, prendere vita per presentare uno ad uno i personaggi. La canzone introduttiva Winnie the Pooh ritornerà poi nelle introduzioni degli altri mediometraggi ma verrà nel film proposta solo una volta, la prima, collegando con interstitials (ma senza tagliare nessuna animazione) i due mediometraggi successivi. Winnie Pooh e l'Albero del Miele è a sua volta un mediometraggio a episodi, e racconta (con uno stacco abbastanza netto) due capitoli del libro originale. La prima parte è alquanto infantile e vede Winnie Pooh impegnato a procurarsi del miele: abbondano le canzoncine/filastrocca rielaborazioni dei versetti presenti nel libro e qui musicati dai fratelli Sherman, capisaldi della musica Disney anni '60 e '70: Up, Down, Touch the Ground, Rumbly in my Tumbly, Little Black Raincloud sono sciocche canzoncine, parto della sciocca mente di un orsetto sciocco, come recita il celebre tormentone inaugurato da Christopher Robin. Durante la prima metà oltre al protagonista appaiono Christoher Robin, Uffa, Ih-Oh, Kanga e Roo. E' assente invece Tappo, che apparirà nella seconda, esilarante parte in cui Pooh rimane incastrato nell'uscita della sua tana. Anche De Castor, personaggio destinato a una grande fortuna nella serie tv per poi venir del tutto accantonato nei sequel ufficiali dei Toon Studios, fa alcune apparizioni. Il mediometraggio si chiude con la corale Heave-ho!.
Troppo Vento per Winnie Pooh (Winnie The Pooh and the Blustery Day) 1968
Due anni dopo esce la seconda parte, in assoluto la migliore, la cui morbidezza delle animazioni e il processo Xerox usato in maniera assai carezzevole la rendono meritevole dell'Oscar come miglior corto animato. Anche questa featurette è divisa in due parti distinte: la prima racconta di una giornata molto ventosa e introduce il personaggio di Pimpi mentre la seconda, incentrata sulla nottata molto piovosa, presenta agli spettatori il personaggio più istrionico del gruppo: Tigro.
La musica è sempre dei fratelli Sherman, che firmano una nuova filastrocca sciocca di Pooh, Blustery Day, collocata all'inizio ma sopratutto le splendide The Wonderful Thing About Tiggers, che verrà ripresa in versione estesa per il lungometraggio T come Tigro, e Heffalumps and Woozles. Quest'ultima è una stupenda sequenza onirica, l'incubo di Pooh, che ricorda molto da vicino la Pink Elephants on Parade di Dumbo. La trasfigurazione infantile, verbale e visiva, dell'elefante e della donnola sono uno dei particolari più interessanti e allo stesso tempo meno sfruttati del libro. La sequenza aiuta così a tingere di dark (pur nei limiti del possibile) il mondo di Pooh, dando così corpo anche a una delle componenti meno celebrate dell'essere piccoli: l'angoscia.
Ma dopo l'ora più buia della notte viene l'umida alba, ed è con è con The Rain, Rain, Rain Came Down, Down, Down che l'atmosfera si rilassa, mostrandoci Pimpi impegnato a salvarsi dai fiumi di acqua che hanno allagato il suo piccolo mondo.
Chiude il tutto l'ingenua e festosa Hip-Hip Pooh-ray!.
A Tu per Tu con Winnie Pooh (Winnie The Pooh and Tigger Too) 1974
Il terzo atto viene prodotto ben sei anni dopo, la differenza nella qualità dell'animazione è minima, ma in alcuni punti si sente, visti gli improvvisi ingrassamenti di Pooh. Il protagonista della vicenda, anzi delle due vicende è Tigro, che tutti gli altri cercano di "sbalzare", cioè di far tornare nelle righe vista l'eccessiva esuberanza del suo carattere. Un Tigro protagonista si sarebbe visto poi anche in T come Tigro, di cui vengono poste qui le basi nel suo crescente rapporto di amicizia col piccolo Roo.
Il mediometraggio non presenta alcun numero musicale se si esclude il reprise di The Wonderful Thing About Tiggers, è possibile che il motivo risieda nella fine della collaborazione coi fratelli Sherman, avvenuta poco tempo prima.
Il suo venire subito dopo la seconda featurette corrisponde a una sorta di anticlimax, che lo rende forse il meno significativo dei tre. Il mediometraggio rimane comunque assai gustoso, e va ricordato anche per l'inedita interazione personaggi/narratore che vedrà la risoluzione della vicenda proprio grazie a un espediente metanarrativo.
Pochi sanno che esiste anche un quarto mediometraggio di Winnie the Pooh, uscito nel 1983 e quindi troppo tardi per essere inserito nell'opera definitiva ma incluso come extra nel dvd del 25esimo anniversario. Si tratta di Il Compleanno di Ih-Oh (Winnie The Pooh and a Day for Eeyore) che non raggiunge certo il livello dei primi tre, anche per colpa di un'animazione non realizzata direttamente dalla casa madre, ma prodotta su commissione da un differente studio.
L'orsacchiotto ispirerà una vasta produzione tra cui la serie televisiva degli anni '80, assai ben realizzata, e sarà poi protagonista di un vero e proprio rilancio dal 1997 in poi con la produzione di un vasto numero di sequel per l'home video e per il cinema.
Tutto a discapito della compiutezza di tale opera: il finale di Le Avventure di Winnie The Pooh consiste infatti in una poeticissima sequenza inedita, creata apposta per questo montaggio, che chiude idealmente tutto il ciclo: il distacco da Christopher Robin. Col sopraggiungere della scuola e la conseguente crescita si ha la fine del rapporto di Christopher col suo mondo di fantasia: è un addio molto soft, peraltro neanche del tutto capito da Winnie Pooh, anche perchè il film lascia intendere che avverrà gradualmente. Christopher non dice che lascerà il bosco ma che lo frequenterà meno, e promette all'orsetto che gli rimarrà sempre amico, anche quando avrà cent'anni. L'orsetto gli chiede "Quanti ne avrò io allora?", e si sente rispondere Novantanove, sciocco di un orsetto!". Con questo messaggio di sudditanza, e con un anticipo di vent'anni anni sui pixariane vicende di Woody e Buzz, si chiude il primo film visto con l'ottica di un giocattolo.
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DVD - Le Avventure di Winnie the Pooh
giovedì 27 settembre 2012
La Spada nella Roccia - DVD
Contiene:
La Spada nella Roccia (The Sword in the Stone) - 18° lungometraggio Walt Disney Animation
Contenuti speciali:
- cortometraggio: Cavaliere per un Giorno (A Knight for a Day)
- cortometraggio: Il Piccolo Sarto Coraggioso (The Brave Little Tailor)
- documentario: magic music
Cavaliere per un Giorno (A Knight for a Day)
Anno 1946
Lo scudiero Pippo si batte nella giostra medievale contornato da altri pippidi per ottenere la mano della "bella" Esmeralda.
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DVD - La Spada nella Roccia
DVD - Walt Disney Treasures - Pippo la Collezione Completa
BluRay - La Spada nella Roccia
La Spada nella Roccia (The Sword in the Stone)
Anno 1963
18° lungometraggio Walt Disney Animation
fonte: la tana del sollazzo
Il primo dei lungometraggi con protagonisti umani dell'era Xerox è La Spada nella Roccia, che traspone il ciclo arturiano (opportunamente filtrato dal romanzo di Terence White), coerentemente con lo spirito burlesco e minimalista di quegli anni. Lungi infatti dal voler raccontare le leggendarie imprese di Artù, la pellicola ne descrive invece il tirocinio al fianco del mentore Merlino. E' un film con una morale del tutto nuova, che parla dell'ottusità del codice cavaleresco e del valore salvifico della cultura: il vero protagonista è infatti Merlino, qui immaginato come un viaggiatore del tempo, espediente utilissimo che gli conferisce l'ampiezza di vedute necessaria per poter ricoprire il ruolo dell'illuminato. Il fatto che Merlino viaggi nel tempo, poi, autorizza tutta una serie di gag e citazioni che hanno a che fare con elementi del nostro tempo, con un anticipo di trent'anni sul più famoso anacronista disneyano: il Genio di Aladdin.
Il secondo Classico Disney dell'era Xerox uscì nel 1963, diretto dal quel Whoolie Reitherman, appartenente alla schiera dei nine old man, che avrebbe poi diretto tutti i successivi lungometraggi fino a Bianca & Bernie, ma vide una scarsa partecipazione da parte di Walt, allora impegnato con una moltitudine di progetti collaterali riguardanti parchi, show televisivi, e soprattutto Mary Poppins. Cinque canzoni vennero scritte da Richard e Robert Sherman, per la prima volta alle prese con l'animazione dopo una larga esperienza a base di film live action: The Legend of the Sword in the Stone è la medioevaleggiante introduzione, abbiamo poi ben tre canzoni cantate da Merlino in vari momenti del film, la prima è Higitus Figitus, che col suo essere una formula inventata diverrà un topos fisso della musica degli Sherman, le altre due, That's What Makes the World Go Round e A Most Befuddling Thing, sono le sue canzoni didattiche e servono a commentare musicalmente la scena della trasfomazione di Semola prima in pesce e poi in scoiattolo. Per finire c'è Mad Madam Mim, autopresentazione di Maga Magò, personaggio destinato ad avere un grande successo: è strano infatti come in alcuni paesi il nome di Maga Magò sia addirittura entrato nel titolo del film, a dispetto dello scarso (seppur memorabile) ruolo che la pellicola le riserva. Maga Magò verrà in seguito resa buona e inserita nel contesto fumettistico paperopolese, snaturandone non di poco la personalità e l'aspetto (i capelli da viola diventeranno biondi).
Infine è opportuno nominare la canzone cancellata The Oak Tree, manifesto programmatico della mentalità medioevale, di cui nel film non rimane che una strofa. Il difetto principale delle canzoni de La Spada nella Roccia, come dichiarano i fratelli Sherman negli extra del dvd, è quella di rimanere isolate senza avere alcun seguito melodico nei brani strumentali di George Bruns (escludendo i titoli di testa) come se la musica di sottofondo fosse stata composta in maniera assolutamente separata.
La Spada nella Roccia infine inaugura la tendenza anni '60 di fare uso di materiale riciclato: le animazioni del torneo sono infatti prese di peso dal mediometraggio di sei anni prima La Verità su Mamma Oca, e molto altro viene preso di peso da La Carica dei 101. Il film, sebbene in America non abbia fatto faville, ha invece avuto un successo strepitoso in Italia dove la Rai l'ha trasmesso ripetute volte negli ultimi vent'anni durante le festività natalizie.
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BluRay - La Spada nella Roccia
Le Avventure di Peter Pan - DVD
Contiene:
Le Avventure di Peter Pan (Peter Pan) - 14° lungometraggio Walt Disney Animation
Contenuti speciali:
disco 1
- selezione canzoni
- storybook: le monellerie di Peter Pan
- commenti audio
disco 2
- canzone eliminata
- documentario: la canzone perduta
- video musicale: NeverLand di Paige O'Hara
- video musicale: The second star to the right di T-Squad
- impara l'inglese con noi
- giochi
- documentario: making of
- documentario: La parola a Walt "perchè ho creato Peter PAn"
- documentario: Trilli la storia di una fatina
- documentario: il Peter Pan che quasi fu
- gallerie di foto
- gallerie di disegni
- documentario: la storia di peter pan
Le Avventure di Peter Pan (Peter Pan)
Anno 1953
14° lungometraggio Walt Disney Animation
fonte: la tana del sollazzo
Le Avventure di Peter Pan non fu uno spettacolo di poco conto, quando propose al pubblico nel 1953 un bel volo per i cieli di Londra. Appartenente al periodo d'oro della rinascita degli anni '50, il lungometraggio è oggi uno dei più rappresentativi della Disney, anche a causa del tema trattato, tanto caro a Walt: il crescere rimanendo interiormente bambini.
Peter, con il volto e la voce del piccolo Bobby Driscoll (i Racconti dello Zio Tom, Tanto Caro al Mio Cuore, Lo Scrigno delle Sette Perle) rappresenta quindi la volontà di Walt di trasportare il pubblico in un mondo fantastico. Dev'essere infatti stato appagante per gli animatori realizzare l'Isola Che Non C'è, luogo di fantasia e avventura, stracolma di personaggi buffi e caricaturali, una vera pacchia per chi di immaginazione ne ha tanta. E' naturale quindi che in Peter Pan siano presenti alcune tra le trovate più celebri dei Nine Old Men, come Capitan Uncino, villain che avrebbe avuto un successo senza precedenti, o la femminilissima Trilli, che sarebbe diventata una delle quattro icone più famose della Disney, insieme al castello della Bella Addormentata, al Topolino di Fantasia e alla canzone d'apertura di Pinocchio.
Peter Pan presenta una struttura di narrazione tra le più moderne in assoluto, completa di ogni possibile topos del cinema d'animazione, che sarebbe stato codificato anni dopo: la storia occupa un paio di giornate, c'è una crisi tra i protagonisti poco prima della battaglia finale, alcune canzoni fanno da divisorio tra fasi di film e molto altro ancora.
La colonna sonora conta numerose canzoni tra cui le celeberrime The Second Star to the Right, che si sente nei titoli di testa, e il tema principale You Can Fly! You Can Fly! You Can Fly!. Ci sono poi le canzoni "avventurose" che rendono l'idea di quel parco a tema che è la terra di Peter, che sono Following the Leader e What Makes the Red Man Red?, due canzoni piratesche, A Pirate's Life e The Elegant Captain Hook, e infine la ninna nanna Your Mother and Mine. Infine ci sarebbe la canzone scartata Never Smile at a Crocodile, il cui giro di note è stato riciclato come motivetto strumentale che preannuncia l'arrivo del coccodrillo.
Il successo di Peter Pan fu tale che i Disney Toon Studios australiani gli dedicarono un sequel nel 2002, Peter Pan in Ritorno all'Isola Che Non C'è, primo cheapquel ad approdare nelle sale cinematografiche, malgrado la propria origine di direct to video. E non sarebbe finita qui visto nel 2005 sarebbe stato inoltre varato il brand multimediale Disney Fairies, spin-off con protagonista Trilli, nell'ambito del quale sarebbero stati prodotti libri, fumetti e una serie di lungometraggi direct to video.
Wikipedia
IMDB
Un interessante articolo, in occasione dell'uscita del film in BluRay, che analizza vari aspetti del film, in particolare il doppiaggio in italiano.
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DVD - Le Avventure di Peter Pan
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