mercoledì 23 marzo 2016

Man in Space



Anno 1955

fonte: Disney Compendium
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Tomorrowland era inizialmente il nome di una delle quattro aree in cui è suddiviso Disneyland, il parco tematico che aprì i battenti nel 1955. Per promuoverne l'imminente apertura, Walt diede il nome “Disneyland” anche alla sua prima serie televisiva, un programma antologico che avrebbe dovuto portare settimanalmente in tv materiale vecchio e nuovo.
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per Tomorrowland vennero prodotti quattro splendidi documentari a scrittura mista.
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Per dirigere la maggior parte di questi episodi venne chiamato proprio Ward Kimball, uno dei nine old men che in quegli anni si era occupato di evolvere l'arte dell'animazione disneyana. Kimball aveva uno spiccato senso dell'umorismo e con le sue sequenze animate poteva alleggerire moltissimo la componente didattica di queste opere. Inoltre, il suo essere completamente privo di competenze scientifiche fu visto di buon occhio da Walt: chi meglio di lui avrebbe potuto accompagnare il pubblico alla scoperta di argomenti tanto complessi? Per la colonna sonora venne chiamato un altro pilastro dello studio, ovvero George Bruns, che in quegli anni si stava occupando della musica di svariate produzioni disneyane. Il primo documentario del ciclo fu Man in Space e andò in onda il 9 marzo del 1955
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Man in Space viene generalmente classificato come un mediometraggio di cinquanta minuti, piuttosto corposo e strutturato in quattro sequenze distinte. In apertura troviamo lo stesso Walt Disney, che in quegli anni ricopriva spesso il ruolo di cerimoniere nei suoi show televisivi. Ben presto però la parola passa a Kimball, che introduce il concetto chiave dello show, ovvero il sistema che permetterà all'uomo di raggiungere lo spazio: il razzo. È in quest'occasione che troviamo le prime animazioni di stampo kimballiano, che ci raccontano la storia di questo sistema di propulsione sin dalle origini: i primi fuochi d'artificio, le fantasticherie di Jules Verne, i fallimentari tentativi di costruire un razzo a vapore e infine i modelli attuali, in sequenza tramite un veloce montaggio. Chiaramente qui l'animazione viene usata solo nelle prime scene, in mancanza di vere immagini di repertorio che possano illustrare i concetti espressi, per poi passare gradualmente al live action. È notevole invece l'inserimento del famoso filmino di Meliés Le Voyage dans la Lune (1902), che qui viene preso in esame come esempio di trovata fantasiosa ma a suo modo lungimirante.
La seconda parte è di carattere assai più tecnico. Per l'occasione viene chiamato lo storico della scienza tedesco Willy Ley, che illustra ad un gruppo di artisti Disney il funzionamento dei razzi che dovrebbero riuscire nell'impresa di portarci nello spazio. L'animazione questa volta è limitata a semplici schemi, visivamente spartani ma utili per trattare l'argomento nel modo più chiaro possibile. Il luminare, con il suo accento tedesco, spiega che per arrivare nello spazio bisogna riuscire a svincolarsi dalla gravità terrestre, e per far questo è necessario che il razzo sia composto da diverse parti staccabili una dopo l'altra, fino a lasciare in orbita solo la “punta” del veicolo. In questo caso si parla di razzi a due e a tre fasi, ma successivamente nel programma verrà presentato anche un modello a quattro fasi. Si tratta sicuramente della sequenza più ostica di Man in Space, che ricorda per certi versi l'approccio usato più di un decennio prima all'interno del lungometraggio Victory Through Air Power (1943). Il coinvolgimento di reali esperti all'interno di questi programmi divulgativi rimarrà uno dei punti chiave del progetto di Walt.   
Per la terza parte viene invece coinvolto Heinz Haber, un importante fisico e divulgatore tedesco, il cui compito è introdurre al pubblico il concetto di “space medicine”. Si tratta senza dubbio della sequenza più interessante per gli appassionati di animazione Disney, dato che il segmento è interamente animato e pregno di umorismo kimballiano. Viene infatti creato un simpaticissimo omino stilizzato, che verrà sottoposto ai diversi disagi a cui il primo uomo nello spazio rischierà di andare incontro. Come sempre Kimball si rivela irriverente e incisivo, e le teorie di Haber trovano così una degna rappresentazione. Si comincia dalle tremende deformazioni che il corpo umano può subire a causa dell'accelerazione dovuta alla partenza, per la quale si consiglia una posizione supina, e si prosegue poi con il disorientamento dovuto alla mancanza di peso. Azioni semplici come respirare, mangiare, dormire e anche solo svagarsi possono diventare fonte di problemi e inconvenienti, che solo tramite questa disciplina è possibile imparare a gestire. La necessità di fissare gli oggetti per impedire che fluttuino, la complessità nel maneggiare i liquidi, il rischio di incorrere in meteoriti o raggi cosmici, la tuta spaziale: ogni argomento viene sviscerato tramite gag argute e un utilizzo virtuoso dell'animazione limitata, tale da rendere il segmento una gemma.
Nella quarta e ultima sequenza troviamo un altro importante ospite, l'ingegnere Wernher von Braun, tra i grandi padri della missilistica, che presenta al pubblico un avanzato modello di razzo a quattro fasi, l'XR-1, che si immagina potrà portare finalmente l'uomo all'obiettivo. Per l'occasione viene nuovamente utilizzata l'animazione disneyana, creando così una rappresentazione drammatizzata di come si ipotizzava sarebbero andate le cose nel corso della prima missione spaziale. Stilisticamente siamo di fronte a qualcosa di inedito: l'animazione ridotta viene infatti applicata ad immagini non stilizzate ma realistiche. La regia chiaramente preferisce inquadrare veicoli e architetture, lasciando l'essere umano in secondo piano e limitandone il più possibile i movimenti. Si tratta chiaramente di una rappresentazione molto statica ma interessante per il suo forte impatto drammatico. La missione viene mostrata nel dettaglio, dal lancio alla scomposizione del razzo in quattro parti, e infine il rientro di ciò che rimane dell'intero veicolo, ovvero una semplice navicella, pilotabile come un aereoplano. Si tratta chiaramente della scena culmine del programma, che paradossalmente al giorno d'oggi mostra un po' il peso dei suoi anni, dato che tale impresa sarebbe poi stata compiuta nel 1961 dal russo Jurij Gagarin in circostanze molto diverse.
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Pubblicato in:
DVD mancante - Walt Disney Treasures - Tomorrow Land 

     

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