sabato 16 febbraio 2013

Il Porcellino Pratico (The Practical Pig)



Anno 1939

fonte: la tana del sollazzo
Silly Simphony o non Silly Simphony? Pur essendo stata pubblicizzata come una Silly, con tanto di ciclo di tavole domenicali pubblicato in largo anticipo e locandina riportanti il celebre logo, una volta al cinema gli spettatori si ritrovano davanti un logo tutto nuovo che sembra preludere ad una serie regolare con protagonisti Gimmi, Timmi, Tommi ed Ezechiele. Non si sa, conoscendo Walt, quanto questa idea gli andasse a genio visto che non vedeva di buon occhio i sequel, certo è che d'altra parte trasformare la solita formuletta in un contesto narrativo parallelo a quello dei soliti personaggi poteva essere interessante anche nell'ottica di espandere questo mondo. Ciò non sarebbe stato fatto se non nei comic book, dove grazie all'arrivo di Lupetto, Ezechiele avrebbe goduto di una seconda giovinezza e di un pretesto narrativo molto interessante, e quindi The Practical Pig ad oggi rimane il primo ed ultimo corto appartenente alla serie personale dei porcellini, una serie abortita e quindi per molti storici del cinema una semplice Silly Simphony dallo strano logo realizzata così dato il periodo di congiuntura in cui è uscita. Quel che è certo è che andando a valutare i contenuti del corto, ci si trova davanti ad un upgrade davvero impressionante, rispetto ai corti precedenti: non solo grazie al tocco di Fred Moore la grafica si è arricchita rendendo i porcellini più tondi ed espressivi, ma assai piacevoli sono pure le sembianze e le espressioni del lupo, c'è un maggior approfondimento sui personaggi e una caratterizzazione sempre migliore di ognuno di loro. Anche dal punto di vista degli sfondi si sentono tutti i progressi compiuti in un decennio di Silly Simphony, e il risultato finale è che questo Practical Pig assomiglia più a Pinocchio che agli altri cortometraggi. Certo, la trama è abbastanza classica con il solito rapimento del lupo, e senza neanche un pretesto fiabesco impiantato nella storia, ma il modo in cui il tutto viene rinnovato ha dell'ammirevole. Anche la regia si è fatta più moderna, dinamica, e sente il bisogno di variare la formula: ecco quindi l'erede dell'ammansitore per lupi, la macchina della verità con cui un Gimmi più accigliato che mai tortura Ezechiele con inquadrature frenetiche, brusche carrellate e movimenti di camera impensabili pochi anni prima. Bellissima l'ultima inquadratura del Lupo sparato in aria come un razzo, come anche l'interazione con i tre lupetti alla loro ultima apparizione, e persino le gag sono assolutamente fulminanti, con il Lupo che bugia dopo bugia si fa sempre più male, la lettera di Ezechiele tutta sgrammaticata o Gimmi che nel finale riceve un piccolo scorno che incrina leggermente la sua intoccabilità di saggio. Insomma sarà anche un unicum ma The Practical Pig rimane un gioiello, che dimostra come a livello stilistico il periodo che va a cavallo degli anni 30 e 40 sia assolutamente il migliore.


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DVD - Walt Disney Treasures - Silly Symphonies

mercoledì 6 febbraio 2013

Bianca e Bernie nella Terra dei Canguri - BluRay



Contiene:
Bianca e Bernie nella Terra dei Canguri (The Rescuers Down Under) - 29° lungometraggio Walt Disney Animation

Contenuti speciali:
- documentario: Making of

Bianca e Bernie nella Terra dei Canguri (The Rescuers Down Under)


Anno 1990

29° lungometraggio Walt Disney Animation

fonte: la tana del sollazzo
Sono vari i motivi che rendono questo film un'anomalia assoluta nell'intero panorama disneyano.
Innanzitutto Bianca e Bernie nella Terra dei Canguri va a incastrarsi in un momento particolarissimo della storia della Disney. La fine del periodo Xerox, che durava dagli anni '60, e la rinascita avuta con La Sirenetta erano state accompagnate da un "codice" non scritto, che da quel momento fino alla fine del decennio sarebbe stato ossequiosamente rispettato. Trattare di vita, di morte, d'amore, il rifarsi a un patrimonio culturale ben radicato nel nostro immaginario, il non sbilanciarsi verso un determinato genere, cercando di condensare il maggior numero di elementi nello stesso film per accontentare un pubblico il più vasto possibile, erano le regole implicitamente stabilite. Bianca e Bernie nella Terra dei Canguri rompe con questo codice appena introdotto, inserendosi a forza, e in modo alquanto intrusivo, nell'ideale linea continuativa che collega La Sirenetta a La Bella e la Bestia, Aladdin e Il Re Leone. E sebbene tecnicamente parlando, con i suoi maestosi fondali colorati al computer e le sue virtuosistiche animazioni, il film segni un punto di svolta grafico, che ci porterà dalla povertà dei film degli anni precedenti allo splendore degli anni '90, la struttura del film è invece parecchio affine a quella che avranno i Classici dei primi anni del nuovo millennio, quelli del periodo sperimentale: il film si sbilancia verso un genere preciso. Il risultato è un delizioso film d'azione/avventura, caratterizzato quindi da un ritmo più serrato, da un'ambientazione al tempo presente e dalla totale mancanza di canzoni: scelta, abbastanza insolita per i tempi, finora operata solo in Taron e la Pentola Magica. La colonna sonora però è ottima, e l'intensità di alcuni brani strumentali rendono ancor più spettacolari certe sequenze ambientate nei cieli, durante i vertiginosi voli dell'aquila Marahute. L'edizione italiana tuttavia è stata "arricchita" nei titoli di coda da una canzoncina pop, Bianca e Bernie nella Terra dei Canguri, cantata da Arianna, cantante Disney assai famosa qualche lustro fa, ma oggi del tutto dimenticata.
Un altra peculiarità di Bianca e Bernie nella Terra dei Canguri è che si tratta di un sequel. Nel 1990 l'abitudine di sequelizzare i Classici Disney tramite film direct-to-video di qualità discutibile era ancora di là da venire. Il Ritorno di Jafar sarebbe stato prodotto solo cinque anni dopo infatti, e se escludiamo l'affinità tra Saludos Amigos e I Tre Caballeros o la debole continuità che legava tra loro alcuni corto o mediometraggi con protagonisti I tre porcellini, Casey o Winnie Pooh, quel che otteniamo è un panorama totalmente sgombro da ritorni. Perchè allora omaggiare Le Avventure di Bianca e Bernie di un seguito? Innanzitutto c'è da considerare il fatto che questo film non prosegue affatto la storia iniziata nel '77: Bianca e Bernie appartengono a una società di salvataggio e il loro lavoro consiste nel prender parte a un innumerevole quantità di missioni. Ogni missione è una storia diversa, che può avere un setting o una motivazione totalmente differente dalla precedente, questo conferisce alla coppia di topolini una certa riproponibilità che li rende sfruttabili all'infinito senza grandi forzature narrative (tempo fa si era persino vociferato di un terzo capitolo). Che Bianca e Bernie nella Terra dei Canguri desideri essere un film a sé ma con personaggi conosciuti, poi, lo si capisce sin dalle prime scene, incentrate sull'elemento discriminante anzichè sulla coppia di topolini presenti in entrambi i film: dopo la stupenda corsa della telecamera verso l'Ayers Rock assistiamo al risveglio di un bambino, Cody, e al salvataggio di un'aquila. Arriva poi la scena madre, il volo del bambino in groppa all'aquila, assolutamente da pelle d'oca. Tutto questo senza che Bianca e Bernie entrino minimamente in scena, come a voler suggerire che questo è principalmente il film di Cody e la sua aquila, prima ancora che un sequel di Bianca e Bernie.
Questo non significa che i due topolini siano dimenticati. Inseriti in una New York più moderna, graficamente aggiornati e resi più adulti, i due devono guardarsi dalle insidie di un terzo vertice, Jack. L'espediente è banalotto e a fin di bene ma intrattiene quel tanto che basta per mostrarci la coppia sotto una luce nuova. Strano il rimpiazzo di Orville con Wilbur, il completamento della citazione ai fratelli Wright ci sta tutta ma "sprecare" così un personaggio è quasi poco rispettoso, anche se Wilbur ha una caratterizzazione decisamente più moderna. Un po' improvvisato e poco credibile, poi, l'espediente che è stato usato per trattenerlo in Australia più del previsto, e sfruttarlo di più, anche se sfocia nella divertente scenetta dell'ospedale. Il film ha poi un nuovo villain, il becero bracconiere McLeach e la fedele iguana Johanna, simpatici ma non certo interessanti quanto Medusa e i suoi coccodrilli.
Infine non si può non segnalare un buchetto nella sceneggiatura, presente anche in Lilli e il Vagabondo: gli animali intrappolati da McLeach, dopo essersi mangiati un buon quarto d'ora di film non vengono minimamente ripresi, lasciando incerto il loro futuro. Si poteva risolvere la cosa facendoli partecipare direttamente all'azione o con un piccolo accenno sul finale, fin troppo sbrigativo benchè d'effetto.
The Rescuers Down Under uscì nel natale 1990 abbinato al mediometraggio Il Principe e il Povero che segnava il ritorno dopo un assenza di sette anni dal grande schermo di Topolino. Uno spettacolo unico incentrato tutto sui ritorni topeschi. L'unico altro sequel dei Walt Disney Animation Studios sarebbe stato Fantasia 2000 in cui il volo delle balene avrebbe riecheggiato quello dell'aquila Marahute. Non c'è da stupirsi che il regista della sequenza fosse proprio lo stesso: Hendel Butoy.

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BluRay -  Bianca e Bernie nella Terra dei Canguri