mercoledì 12 agosto 2015

La Principessa e il Ranocchio (The Princess and the Frog)



Anno 2009
49° lungometraggio Disney

fonte: Disney Compendium
(...) Ogni rinascita Disney aveva visto una principessa aprire le danze, ma aveva anche aggiornato la formula, rendendola sempre più contemporanea. La Principessa e il Ranocchio era per certi versi quel passo indietro di cui gli studios avevano bisogno, ma non voleva certo dimenticare i progressi che in quegli anni il cinema d'animazione aveva fatto nel campo della narrazione. In quel periodo era stata la Pixar a presentare al pubblico le trame più solide, gli intrecci più elaborati e le idee più originali, portando una certa imprevedibilità e varietà tematica nel settore. Bisognava raccogliere quanto era stato seminato ad Emeryville e trapiantarlo nello storytelling disneyano: la classica favola del principe ranocchio venne quindi totalmente trasformata, ricollocandola in un setting assolutamente inedito e poco sfruttato, la New Orleans dell'età d'oro del jazz. Questa idea avrebbe conferito alla storia un fascino inedito e una certa originalità di fondo, rompendo schemi e stereotipi fiabeschi a cui il titolo avrebbe potuto far pensare. America di inizio secolo, jazz, voodoo, e atmosfera lacustre si rivelarono così il cocktail ideale in cui ambientare la storia di Tiana, cameriera totalmente ossessionata dal lavoro col sogno di aprire un ristorante, e Naveen, principe farfallone e lavativo, due personalità forti, realistiche e soprattutto attuali che avrebbero contribuito a svecchiare non poco le dinamiche di un princess movie. L'amore fra Tiana e Naveen avrebbe inoltre veicolato un messaggio fino a quel momento inedito nel cinema Disney, invitando a trovare nel rapporto di coppa il giusto equilibrio tra la voglia di realizzazione professionale, e il desiderio di vivere alla giornata. La Principessa e il Ranocchio non si limita a riproporre la ricetta anni 90, ma la ibrida con la commedia animalesca anni 60, tipica dell'epoca xerografica (Il Libro della Giungla, Gli Aristogatti). Tiana e Naveen vengono infatti trasformati in rane a causa del maleficio dello stregone voodoo Facilier, spostando lo scenario dalle ville borghesi cittadine alle paludi del bayou dove si recano per spezzare l'incantesimo. È qui che entrano in scena i comprimari animaleschi, che forniscono il contrappunto umoristico nel più puro stile Disney: si tratta dell'alligatore jazzista Louis e della lucciola Ray, vera e propria sorpresa, che con la sua sottotrama poetica e struggente saprà portare il film su binari mai prima d'ora toccati dal cinema disneyano. La volontà è chiaramente quella di fare di queste spalle dei personaggi a tutto tondo, con un ruolo attivo nella storia, capaci di far ridere il pubblico senza mai scadere nel pecoreccio. Infine personaggi come la viziata Charlotte, Granpapà, o l'ambiguo servitore Lawrence, si collocano a meraviglia nell'affresco complessivo, arricchendolo in maniera perfetta, con un gioco a incastro che dimostra quanto ogni sottotrama sia stata scritta con perizia. Rispetto alle opere precedenti degli studios, la sceneggiatura de La Principessa e il Ranocchio si presenta dunque parecchio stratificata, senza tuttavia rinunciare a quello storytelling semplice e compatto che da sempre contraddistingue il cinema d'animazione Disney.

Randy Newman aveva realizzato la colonna sonora del film in stop motion James e la Pesca Gigante ed era uno dei compositori più attivi nella filmografia Pixar, eppure non aveva mai partecipato direttamente ad un lungometraggio dei Walt Disney Animation Studios. Il suo inserimento al posto di Menken nel film che avrebbe dovuto rilanciare l'eredità Disney sembrava fuoriluogo. Newman aveva sempre dimostrato una certa classe, ma non certo l'immensa flessibilità di Alan Menken, capace di passare senza problemi dal jazz alla polifonia. Tuttavia il rapporto di fiducia con Lasseter e il fatto che le sue radici artistiche affondassero proprio in quella New Orleans in cui il film era ambientato, lo resero l'uomo giusto per La Principessa e il Ranocchio. Newman si è infatti occupato sia delle canzoni che delle strumentali infondendo il suo stile unico, più vicino alla spensieratezza degli Sherman che all'epicità di Menken, ma perfettamente adatto a commentare musicalmente le vicende della città mezzaluna.
  • Down in New Orleans - Perfetto esempio di happy village song, capace di presentare con un sapiente montaggio la situazione di partenza di ogni personaggio, dando un ruolo di spicco al setting stesso, come se la città fosse la vera protagonista. È senza dubbio la canzone in cui lo stile di Newman emerge meglio, e incornicia alla perfezione l'incipit donandogli una grinta che nei primissimi minuti di prologo ambientati a casa LeBouff era invece assente.
  • Almost There - Si tratta della cosiddetta I want song, che dà voce ai desideri di Tiana. È una delle canzoni in cui si nota di più la diversità di approccio di Newman rispetto alla ricetta di Menken, con un brano più blando ma assai ben orchestrato. Consiste in una sequenza immaginaria che ci immerge a meraviglia nel sogno di Tiana, ispirandosi allo stile di Mary Blair. La sequenza è diretta da Eric Goldberg, un vero specialista in scene oniriche o stilizzate, come dimostrato già nella Rapsodia in Blu di Fantasia 2000 e nella futura Backson Song di Winnie the Pooh, da lui realizzate.
  • Friends on the Other Side - La villain song è uno dei momenti migliori del film. Un recitativo in cui il Dr. Facilier si presenta, dà spettacolo, intesse intrighi e mette in atto il suo piano, a suon di doppi sensi e ambiguità. Newman dimostra una grandissima abilità, strutturando il numero musicale in modo tale che costituisca uno snodo fondamentale per la trama, e riesca a divertire. Bruce Smith fa il resto regalandoci un cattivo carismatico e simpaticissimo, le cui animazioni sono a dir poco perfette.
  • When We're Human - Un numero musicale umoristico presenta in maniera perfetta l'alligatore Louis, mostrando non pochi punti di contatto con Baloo e la sua Bare Necessities. Newman sembra rifarsi a quello stile spensierato che veniva veicolato negli anni 60 proprio dai fratelli Sherman, presentando una canzone briosa che serve anche a confrontare Tiana e Naveen, sulle cui differenze è giocato il senso del film.
  • Gonna Take You There - Il personaggio di Ray, la lucciola cajun, è una delle più belle sorprese del film. Quello che avrebbe potuto essere un personaggio irritante e sgradevole, ci offre i momenti più poetici e caldi della pellicola. Con questa breve ma trascinante canzone dall'impostazione country ci viene presentata la sua famiglia, della quale fa parte anche Newman, che si ritaglia un cameo animato nel ruolo del cugino Randy.
  • Ma Belle Evangeline - L'importanza di Ray viene esplicitata anche dal fatto che è proprio a lui che viene affidato il tema d'amore. Con questa lenta ballata viene in un colpo solo presentata la peculiarità del suo personaggio, mentre i due protagonisti si avvicinano, dimostrando la notevole maestria narrativa di Musker e Clements.
  • Dig a Little Deeper - La colonna sonora di Newman è stilisticamente uniforme ma anche variegata, capace di descrivere degnamente le tante anime di New Orleans passando dal jazz al country, e arrivando persino al gospel. La sequenza in questione in cui Mama Odie cerca di rieducare i protagonisti, insegnando loro che ciò che vogliamo e ciò di cui abbiamo bisogno non sempre coincidono, è una festa di ritmo e colori, nella quale emergono di prepotenza gli uccelli spatola, ballerini capaci di ricordarci le coreografie di Kiss the Girl, cantata da Sebastian vent'anni prima.
  • Down in New Orleans – Reprise - Nel film sono presenti alcuni reprise di Down in New Orleans e Almost There, ma quello che spicca più tutti è questa stupenda sequenza di chiusura, in cui la voce di Tiana suggella alla perfezione la conclusione felice di ogni sottotrama e in cui ognuno trova la sua strada impegnandosi, sotto la benevolente luce di Evangeline, la Stella della Sera.
  • Never Knew I Needed - Infine va segnalato il brano pop presente nei credits cantato da Ne-Yo, che con Newman non ha niente a che vedere, e che fornisce alle belle immagini dei titoli di coda un accompagnamento musicale non certo all'altezza. (...)


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BluRay - La Principessa e il Ranocchio

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