domenica 31 gennaio 2016

Il Primo Appuntamento di Riley (Riley's First Date?)

Anno 2015

IMDB
Disney Wikia

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BluRay - Inside Out

Lava (Lava)


Anno 2015


Disney Compendium


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Inside Out (Inside Out)


Anno 2015
15° lungometraggio Pixar


Disney Compendium
Disney Wikia


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BluRay - Inside Out

Inside Out - BluRay




Contiene:
Inside Out (Inside Out) (min.94.49)

Contenuti Speciali:
- cortometraggio: Lava (Lava) (min.07.12)
- cortometraggio: Il Primo Appuntamento di Riley (Riley's First Date?) (min.04.40)
- documentario: Percorsi per la Pixar - Le donne di Inside Out (min.11.22)
- documentario: Miscuglio di emozioni (min.07.17)
- visione del film con commento audio


Topolino e la Magia del Natale (Mickey's Once Upon a Christmas)



Anno 1999

fonte: la tana del sollazzo
(...)
Mickey's Once Upon a Christmas è un film ad episodi. Non ne producevano da molto tempo, se si escludono alcuni prodotti di natura dubbia e di dubbio gusto come Tarzan & Jane o Il Mondo Incantato di Belle, che univano episodi di serie televisive con interstitials pretestuosi. I tre episodi che compongono Topolino e la Magia del Natale sono invece nuovi di zecca e vedono come protagonisti, nell'ordine, Paperino, Pippo e Topolino, i componenti del Trio basilare, intorno a cui si articola l'intero mondo Calisotiano.
Graficamente parlando non si può certo dire di trovarci ai livelli de Il Re Leone 2. Ma è anche vero che trattandosi di scenari urbani, una certa semplicità nei fondali e nei colori è tollerata. Sono semplici anche i disegni, ma in questo caso non si tratta certo di un difetto, visto che i personaggi non tradiscono la loro natura fumettistica e, salvo rarissimi casi, mantengono uno stile delicato e abbastanza omogeneo. C'è un momento però in cui lo stile si innalza incredibilmente, è la sequenza notturna d'apertura in cui una telecamera in soggettiva segue il percorso che porta da una stradina innevata fin dentro una casa addobbata a festa, e gradualmente la illumina. Il tepore sprigionato da quella scena comunica fin da subito la sensazione di trovarsi davanti a un prodotto ispirato, forse proprio perchè nato per essere un film con personaggi adattabili a miriadi di storie diverse, e non per essere un forzatissimo sequel. Sotto l'albero sono presenti tre regali, e la voce del narratore spiega che rappresentano tre diversi ricordi di natali passati. Si inizia con una barchetta:

Donald Duck - Stuck on Christmas
Un po' perchè meglio si adattano alla storia raccontata, un po' per gli evidenti limiti dati dalla voce di Paperino, sono i nipotini i veri protagonisti di questo gioiellino che li vede desiderare che sia Natale tutti i giorni. Quando la stella dei desideri avvera il loro sogno, Qui, Quo e Qua si ritrovano intrappolati in una dimensione temporale assolutamente ripetitiva, costretti a subire ogni giorno pranzi coi parenti e la noia che ne scaturisce. Tratto da una storia di William Dean Howells e arricchito dalla regia ispirata di Bradley Raymond, questo spezzone vede oltre ai nipotini e a Paperino anche la partecipazione di Paperina, Cip & Ciop e uno Zio Paperone insolitamente buono. E' infatti questa la sua prima apparizione in un lungometraggio dai tempi di Zio Paperone alla Ricerca della Lampada perduta, e si nota come gli animatori abbiano voluto portare indietro le lancette dell'orologio presentandocelo col look tipico dei suoi tre mediometraggi classici. Stranamente però il suo temperamento è alquanto addolcito, e al pubblico italiano, abituato alle cattiverie martiniane, fa un certo effetto vederlo andare pazzo per i canti di natale. Oltretutto poi nella versione italiana, Paperone perde la sua storica voce Gigi Angelillo, venendo rimpiazzato da Giorgio Lopez con una voce forse più fedele all'originale di Alan Young ma assai stonata per le orecchie italiane. Il segmento è ambientato in una baita montana (ricorda un po' il monte orso) e purtroppo ha il difetto di presentare un personaggio nuovo, zia Gertie, laddove ci sarebbe una caterva di personaggi sottoutilizzati o addirittura mai apparsi nell'animazione che avrebbero potuto sostituirla perfettamente. Ma pazienza, con Stuck on Christmas vengono fatti i primi passi per ricreare il cosmo paperesco nel modo meno anomalo possibile, e chissà che un giorno si possa finalmente vedere usati personaggi come Brigitta o Paperoga anche in quest'ambito. Manetta e gli Ultimi dell'Anno di Tito Faraci e Giorgio Cavazzano avrebbe poco tempo dopo utilizzato lo stesso spunto per narrare la stessa storia ma con personaggi assai diversi.

A Very Goofy Christmas
Quando si pensa al mondo Disney solitamente lo si tende a dividere in Topi e Paperi. Se però si pensa alle origini, si noterà come i componenti primari della banda siano in realtà tre, e che di questi Pippo sia un caso leggermente atipico. Rimasto al fianco di Topolino, dopo il grande scisma operato prima da Gottfredson, e poi da Taliaferro e Barks che avrebbe separato l'universo Paperopolese dal resto, questo personaggio è stato per molto tempo (e per molti autori) semplicemente una spalla stupida, prima che alcuni autori imparassero a riscoprirne le geniali caratteristiche. Solo con la serie televisiva Goof Trop si diede a Pippo la dimensione privata che gli spettava, snaturandone però le caratteristiche. In Viaggio con Pippo avrebbe riportato il personaggio sui giusti binari, e avrebbe lanciato il figlio Max nel cosmo dei personaggi più importanti del mondo Disney.
Il secondo regalo sotto l'albero è un orsetto di peluche e introduce il secondo segmento del film, che come logico dovrebbe riguardare Pippo. Ed ecco che per incanto gli autori decidono di ripescare Max, lanciandolo in questo modo nel mondo Disney "normale", standardizzandolo e permettendogli di interagire finalmente con Topolino & co. nello stesso universo narrativo. A dire il vero non era la prima volta che succedeva, dal momento che, pur escludendo i camei di Topolino in A Goofy Movie, Max e il Topo si erano incontrati negli interstitials della videocassetta I Capolavori di Pippo, in cui Mickey cercava di convincere il ribelle Max a stimare quel grande attore di suo padre. Quello però era un videomontaggio con animazioni riciclate da In Viaggio con Pippo e cortometraggi vari, e la prima testimonianza di un Max "classicizzato" rimane quindi questa. Ma il Max di Topolino e la Magia del Natale non è certo il ribelle conosciuto quattro anni prima bensì un bambino, ancora più giovane di quello visto nella serie televisiva. Il segmento è da collocarsi qundi molto indietro, e prova che Max a differenza di Qui Quo e Qua, è un personaggio che "cresce". A Very Goofy Christmas e forse il brano più debole dei tre: il voler a tutti costi portare la sua durata a venti minuti ha forse determinato l'eccessiva decompressione narrativa, e si nota quindi come molte scene avrebbero potuto essere tagliate o scorciate. La storia è semplice infatti e ruota sui continui tentativi di Pippo di dimostrare ad un Max sempre più disincantato l'esistenza di Babbo Natale. Strano a dirsi, anche questo spunto era già stato trattato nei fumetti in Pippo e l'Ultimo Viaggio di Babbo Natale in cui nella parte dell'incredulo c'era invece Gilberto. Nello spezzone ha modo di apparire tuttavia un ultimo residuo della serie televisiva Ecco PIppo, il signor Pietro, non accompagnato però dal figlio P.J., fa però un cameo un ladro non meglio identificato ma molto somigliante a un bassotto. A Very Goofy Christmas segna il passaggio del testimone tra Amendola e Pedicini alla voce di Pippo, e inizialmente la cosa è traumatica dal momento che Pedicini si dimostra spesso impacciato e fuori tono, mantenendo quindi ampi margini di miglioramento (come si vedrà in seguito).

Mickey & Minnie's Gift of the Magi
Il terzo regalo, uno slittino, annuncia infine il turno di Topolino, impegnato a reinterpetare insieme a Minnie la celebre storia di O.Henry, in cui due innamorati pur di farsi un regalo finiscono per vendere la loro cosa più cara, salvo poi scoprire che il regalo altro non era che un accessorio per ciò a cui hanno rinunciato. Una storia triste quindi, che per esigenze narrative non esita a mostrarci un Topolino squattrinatissimo e una Minnie piena di bollette da pagare. E un altro gioiellino, che aiuta ad amare il personaggio di Topolino come non mai, mostrandocelo al massimo della sua simpatia e vulnerabilità, come quando perde il lavoro per aiutare una famiglia in ristrettezze economiche o quando aiuta la banda dei pompieri a fare un concerto di beneficenza, in cui esibirà in un medley sfrenato e ricco di citazioni al balletto di Mickey's Birthday Party. Oltre a Topolino e Minni, sono presenti Paperina, Orazio, Clarabella, Pluto e il gattino Figaro, trapiantato nel mondo dei personaggi standard negli anni 40, dopo esser stato nel cast di Pinocchio. Compaiono anche un paio di cloni: si tratta di Crazy Pete e il signor Mortimer, copie rispettivamente di Gambadilegno e Topesio, che dimostrano ancora una volta come le sembianze di alcuni personaggi in Disney (tra cui lo stesso Pippo) possano di volta in volta esser prestate a personaggi diversi per esigenze narrative. Il delizioso e ispirato Gift of the Magi è un inno all'ottismo, da preservare sempre e comunque anche in tempo di magra.

Topolino e la Magia del Natale, ha una ricca colonna sonora priva però di brani originali. Citate, canticchiate o sempicemente accennate strumentalmente vi compaiono quasi tutte le canzoni natalizie più famose come We Wish You a Merry Christmas cantata dai Paperi, Santa Claus is Coming to Town, cantata da Pippo a Max o Deck the Halls, remixata in versione pop nei titoli di coda. Ma senza dubbio il pezzo più bello è il finale in cui ci si allontana dalla casa e si torna sul viale innevato dove arrivano Topolino, Pluto, Minni, Paperino ,Paperina, Pippo, Max e i nipotini che per la prima volta riuniti concludono il film con un numero musicale, un medley che comprende più o meno tutte le più famosi canzoni, e in occasione del quale pure la qualità del comparto grafico si innalza eccezionalmente, elevandosi sulla (pur buona) qualità media del resto del film.
Quando nel 1999 Mickey's Once Upon a Christmas uscì seppe allietare con le sue atmosfere natalizie molte collezioni dimostrando che era finalmente stata imboccata la strada giusta che avrebbe portato i futuri Toon Studios a realizzare periodicamente lungometraggi con Topolino & co. Estremamente Pippo e I Tre Moschettieri sarebbero arrivati solo pochi anni dopo, mentre un MIkcey in Space sembra essere stato messo da poco in produzione. L'esperimento festivo venne ripetuto cinque anni dopo con il sequel Mickey's Twice Upon a Chritmas, che avrebbe fornito un delizioso bis, questa volta a base di animazione 3d.

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DVD - Topolino e la Magia del Natale

Topolino e la Magia del Natale - DVD



Contiene:
Topolino e la Magia del Natale (Mickey's Once Upon a Christmas) (min.63.08)


Contenuti Speciali:
- gioco: storybook

Il Ritorno di Jafar (The Return of Jafar )



Anno 1994

fonte: la tana del sollazzo
E' il 1994 e la Disney consacra con Il Ritorno di Jafar la sua politica già da tempo incline alla realizzazione di "opere minori".
A cavallo tra gli 80' e i 90'infatti erano state realizzate le prime serie televisive, e un paio di esse (Duck Takes e Ecco Pippo) avevano preso la strada del cinema, con due lungometraggi realizzati dalla Movietoons, studio Disney francese adibito alla realizzazione di film economici. Questo studio aveva quindi realizzato - neanche troppo economicamente - Zio Paperone alla Ricerca della Lampada Perduta e In Viaggio con Pippo. In seguito all'alta qualità di quest'ultimo, però, la Disney Movietoons era stata assimilata dalla Feature Animation (e vedendo alcune sequenze di In Viaggio con Pippo, si capisce anche perchè), acquistando così definitivamente una propria dignità artistica. Contemporaneamente Michael Eisner aveva dato il via alla tradizione dei "cheapquels" facendo realizzare dalla grossolana Disney Television, una specie di puntatone pilota della serie televisiva di Aladdin allora in lavorazione. Una puntatona che sarebbe stata quindi distribuita SOLO in videocassetta, senza passare per il cinema.
Il Ritorno di Jafar fu realizzato quindi da una sottosezione della Television, che da quel momento in poi sarebbe stata adibita esclusivamente alla realizzazione dei lungometraggi e avrebbe formato il germe dei futuri Toon Studios.
Ma nel 1994 eravamo ancora lontani dai budget de Il Re Leone 3 o di Lilo & Stitch 2, e questo è graficamente evidentissimo. Animazioni semplicistiche, disegni in moltissimi punti assai scadenti, per non parlare dei colori, tinte unite tendenti al rosso o al violaceo che donano alla seconda parte del film un'atmosfera "febbricitante".
Nei momenti migliori i personaggi acquistano uno stile gommoso, non sgradevole a vedersi ma indice di una stilizzazione facilona del tutto fuori luogo e comoda da realizzare.
Il film, firmato da Tad Stones, veterano delle serie tv, ne reca l'inconfondibile impronta "avventurosa". Stones infatti ha uno stile narrativo piuttosto disincantato e poco "classico" che ben si adatta a un film che ha al proprio centro il ritorno del cattivo. E' Jafar infatti a reggere le fila del film, liberatosi dalla lampada grazie al ladruncolo Abis Mal, nuovo personaggio, "necessario" anche se poco simpatico e molto buffonesco. Un punto a favore del film, oltre ad avere una sceneggiatura ricca di pathos, è la redenzione di Jago, condotta in modo graduale e assai credibile. E' Jago infatti coi suoi ripensamenti, i rimorsi e la strafottente personalità ad essere la seconda colonna portante del film. La vicenda si cuce tutta intorno a lui, nobilitandone il personaggio.
Un peccato invece che il Genio cambi caratterizzazione. Sebbene Gigi Proietti faccia del suo meglio per far tornare il personaggio quello di sempre, si nota troppo che gli animatori non avevano voglia di creare la magia del primo film. Il Genio è infatti doppiato in originale da Dan Castellaneta, che rimpiazza Robin Williams nella serie tv con una recitazione più composta e meno intensa. Forse allora non è un caso che il colore della sua pelle tenda al biancastro e non sia blu come al solito, come a voler simboleggiare lo scolorimento del personaggio.
Le canzoni non sono niente affatto male, per essere un sequel. Si inizia con un reprise di Arabian Nights, che diverrà poi la sigla ufficiale della serie televisiva per procedere con I'm looking out of me e Nothing like a friend, cantate rispettivamente da Jago e dal Genio. E' assai gradevole Forget about love, il tema d'amore, cinico e leggero, mentre è pura dinamite You're only Second rate, umiliazione del Genio by Jafar, originale quanto graficamente uno degli spettacoli più obbrobriosi dei 66 minuti di durata del film. La qualità infatti va scadendo quanto più Jafar prende il sopravvento su Agrabah, fino a raggiungere picchi di orrore durante la battaglia finale, che sembra colorata a pennarello.
Questo fu anche il primo film disney ad adottare l'espediente della gag a fine titoli di coda, che avrebbe avuto largo seguito negli anni 90.
Il Ritorno di Jafar apre quindi la strada alla lunga serie dei lungometraggi disney direct-to-video: già dai due successivi film, Aladdin e il Re dei Ladri e Winnie the Pooh alla Ricerca di Christpher Robin si sarebbe intravisto un grosso miglioramento. Solo sette anni dopo nel sequel del Gobbo di Notre Dame si sarebbe rivista una così bassa qualità, tuttavia non si può colpevolizzare più di tanto un film che nel suo piccolo (budget) seppe offrire una storia quantomeno intrigante.

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DVD - Il Ritorno di Jafar

Il Ritorno di Jafar - DVD



Contiene:
Il Ritorno di Jafar (The Return of Jafar ) (min.66.16)


Contenuti Speciali:
- gioco: Careful what you wish for
- gioco: Disneypedia - wishes around the world
- selezione di canzoni (min.10.37)

Peter Pan in Ritorno all'Isola Che Non C'è (Peter Pan in Return to Neverland)



Anno 2002
Lungometraggio WDTA distribuito al cinema

fonte: la tana del sollazzo
Non era certo la prima volta che un film Disney Television passava per i cinema: Doug e Ricreazione avevano portato sul grande schermo le animazioni rudimentali della sezione adibita alle serie televisive, mentre con T Come Tigro era stata la sezione lungometraggi ad avere il suo momento di gloria. Era quindi la seconda volta che un film dei futuri Toon Studios veniva dirottato su grande schermo a causa dell'elevata qualità delle sue animazioni. T Come Tigro non era però da considerarsi un vero e proprio sequel di Winnie the Pooh dal momento che il mondo dell'orsetto era stato inteso fin dall'inizio come una dimensione serializzata e aperta ad un infinito numero di seguiti, un po' come il cosmo di Topolino, Paperino & co. Return to Neverland, invece, vero e proprio sequel di Peter Pan, costituì una novità assoluta per un pubblico abituato all'uguaglianza Cinema = Classico.
Due soli sequel erano stati prodotti dalla Disney Feature Animation: Bianca e Bernie nella Terra dei Canguri e Fantasia 2000. Ed entrambi come ovvio non si discostavano affatto dall'andamento qualitativo Disney, finendo spesso e volentieri per rivelarsi visivamente superiori ai rispettivi predecessori. La visibilità che il passaggio cinematografico diede a Return to Neverland spinse anche lo spettatore più disattento a fare i conti con una nuova realtà "minore". E anche lo spettatore meno nerd cominciò ad avvertire subliminalmente che in questi film c'era qualcosa di diverso che li allontanava dallo stile Disney a cui ci si era abituati. Portare al cinema questo lungometraggio significò cancellare definitivamente con un colpo di spugna il sempre più labile confine che divideva il Disney di serie A da quello di serie B, e se da un lato questa mossa contribuì a dare a questo valente team di animatori la dignità e la fiducia necessaria per darsi poco tempo dopo un nome e un logo, inevitabilmente finì per inflazionare ulteriormente il marchio Disney al cinema, suggerendo subliminalmente agli spettatori meno esperti e meno disposti a fare dei distinguo, che non sempre il marchio Disney era sinonimo di qualità.
Ma la colpa di tutto questo è della politica dirigenziale e non certo del povero Return to Neverland che in sé è uno dei prodotti migliori del filone. Questo è un sequel con un suo perchè, e sebbene prenda non poco spunto dallo spielberghiano Hook, riesce a ripresentare il mondo del classico del '53 sotto un ottica nuova, inserendolo nella drammatica cornice della Seconda Guerra Mondiale. Il maggior punto di forza è infatti proprio la parte iniziale ambientata in una Londra distrutta dai bombardamenti, in cui ha logo la vicenda di Jane, figlia di una Wendy divenuta adulta.
Per la prima volta un personaggio viene trasformato totalmente, e fa un certo effetto il riconoscere la cara vecchia Wendy in questa madre di famiglia. Sono inoltre assenti Gianni e Michele, tralasciati per non sovraccaricare il film di inutili, quanto ridondanti, presenze. E si ripropone per l'ennesima volta il tema della nuova generazione ribelle, che assume dei comportamenti opposti a quelli del genitore. E' proprio la guerra e la partenza del padre al fronte a giustificare la maturazione precoce di Jane, troppo impegnata a curare il suo senso pratico per lasciarsi trasportare dalle fiabe della madre, come fa invece il fratellino piccolo. L'inizio del film, che parla degli sfollamenti dei bambini nelle campagne ricorda inoltre Pomi d'Ottone e Manici di Scopa, nonché il più recente Le Cronache di Narnia - Il Leone, la Strega e l'Armadio, in cui con questo espediente si giustificava l'arrivo dei protagonisti in un mondo magico. E l'introduzione di Jane nel mondo di Peter Pan avviene forzatamente, tramite Capitan Uncino, che credendola Wendy, la "preleva" gentilmente da casa sua, in una sequenza che vede il Jolly Rogers veleggiare per Londra, schivando la contraerea inglese.
Il problema del film è che una volta arrivati all'Isola Che Non C'è non succede più nulla. Che il feeling adulto necessario a introdurre Jane e porla in contrapposizione con Peter ad un certo punto scompaia è sicuramente una tappa obbligata del film, ma sinceramente una volta arrivati all'Isola si percepisce come nel soggetto manchi una qualche componente fondamentale. La permanenza di jane sull'Isola è infatti caratterizzata da un'iniziale malsopportazione delle atmosfere infantili e dalla progressiva (apparente) accettazione del mondo di Peter a seguito di un patto con Capitan Uncino che le promette il viaggio di ritorno se lei gli porterà il tesoro dei Bimbi Sperduti. Ma in tutto questo si avverte un eccessiva decompressione della sceneggiatura portata forzatamente a 72 minuti. Ci sono anche alcune cadute di tono abbastanza grosse come la presenza di un inutile polipo, in sostituzione del classico coccodrillo, che aspetta di papparsi Capitan Uncino. E un altro difetto è proprio il buffonesco Capitano, che ridotto qui a personaggio comico e imbranato finisce per collezionare sconfitte a ripetizione, che ne eliminano inevitabilmente il carisma.
Ma ci sono anche molti momenti topici, come la carrellata inizale tra le nuvole che mostra le sagome dei personaggi del primo film, il volo di Jane sulle spalle di Peter e soprattutto l'incontro finale tra Peter e Wendy, carico di nostalgica poesia, due minuti che riscattano il film di ogni suo difetto.
L'animazione di Peter Pan in Ritorno all'Isola Che non C'è è assai ben fatta anche se molto spesso scade nel gommoso. Questo accade principalmente con i Bimbi Sperduti, il cui iperespressivismo fa a pugni con la qualità del loro umorismo, che diciamocelo, non è proprio il massimo per essere accompagnato da una simile enfasi.
Ma al di là di questo non ci si può proprio lamentare, Wendy nella sua nuova incarnazione è fantastica mentre Trilli è una gioia per gli occhi. Forse perchè uno dei simboli della Disney, forse perchè era già nell'aria il progetto Fairies, ma sembra quasi che su Trilli siano stati fatti studi speciali per renderla assolutamente fedele - e oserei dire superiore - all'originale, anche in vista del futuro Tinker Bell Movie che dovrà vederla protagonista insieme ad un gruppo di sua amiche fate. Venendo poi alle ambientazioni e ai colori, non a tutti è piaciuto il volo del galeone di Capitan Uncino sui cieli londinesi, caratterizzato da un integrazione 2d/3d assai discutibile. La colorazione del film però è brillante, brillantissima, e se questo riesce a rendere piacevole alla vista la prima parte assai cupa e ambientata a Londra, si traduce però, una volta giunti sull'Isola, in effetto epilessia, con una scelta di colori pure troppo sgargiante.
La colonna sonora è invece povera di canzoni. Questo sarebbe diventato successivamente un elemento distintivo dei sequel, che avrebbero ben presto barattato il sistema delle cinque canzoni di qualità altalenante con un numero di brani più esiguo magari accompagnato da riproposizioni di vecchi temi. E infatti nel corso del film è possibile sentire solo I'll Try, la melodica (e un po' sanremese) canzone di Jane e So to Be One of Us, l'infantile e fin troppo buffonesco inno dei Bimbi Sperduti. Per il resto è presente una riproposizione della classica Second Star to the Right, che apre il film, e Here We Go Another Plan, la sciocca filastrocca di pochi secondi che Spugna canticchia, e che nei titoli di coda è accreditata come canzone vera e propria. Nei credits è invece possibile ascoltare la canzone paradossalmente più famosa del film, Do You Believe in Magic(...).
Return to Never land è tutto sommato un sequel valido, benchè non meritasse il grande schermo più di Lilli e il vagabondo 2, ma che deve la sua fortuna più all'inizio di forte impatto che al suo corpo centrale. Non sarebbe però stato un caso isolato, dal momento che solo un anno dopo i cinema avrebbero ospitato un nuovo lungometraggio dei nascenti Toon Studios: Il Libro della Giungla 2.

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DVD - Peter Pan in Ritorno all'Isola Che Non C'è

Peter Pan in Ritorno all'Isola Che Non C'è - DVD




Contiene:
Peter Pan in Ritorno all'Isola Che Non C'è (Peter Pan in Return to Neverland) (min.69.38)
- lungometraggio WDTA distribuito al cinema

Contenuti Speciali:
- introduzione alle scene eliminate (min.00.53)
- scena eliminata: Quando Jane e capitano Uncino si incontrano per la prima volta (min.02.05)
- scena eliminata: Un regalo per Trilli (min.01.47)
- gioco: La sfida di Trilli - alla ricerca della luce

Il Libro della Giungla 2 (The Jungle Book 2)



Anno 2003

lungometraggio DisneyToon distribuito al cinema

fonte: la tana del sollazzo
Il 2003 fu il primo anno senza Classici. Da Il Pianeta del Tesoro a Koda Fratello Orso passarono più di 12 mesi e la Disney si vide costretta a interrompere quella piacevole consuetudine che vedeva uscire nei cinema ogni Natale un film della Disney Feature Animation. Gli ultimi anni della gestione Eisner furono infatti caratterizzati da scelte discutibili, come quella di abbandonare definitivamente l'animazione tradizionale o di chiudere gli studi di Florida. Eisner se ne sarebbe andato di lì a poco, non senza lasciare una pesante impronta sul panorama Disneyano che d'ora in poi avrebbe seguito il trend delle commediole in 3d, su cui la Dreamworks tanto stava puntando. Tra progetti cancellati, altri modificati e altri ancora messi forzatamente in produzione avvenne così il caos che causò il vuoto del 2003, prontamente riempito con altri prodotti che fino a quel momento erano considerati secondari nell'ambito della vasta produzione Disney. Tanto per cominciare Finding Nemo che in virtù dei grandi incassi fatti in madrepatria divenne qui in Italia il nuovo film di Natale, soffiando alla Feature Animation il ruolo di pezzo forte della Disney. Ma la Pixar non bastava a riempire uno spazio che negli ultimi anni era stato occupato da un considerevole numero di lungometraggi prodotti ormai al ritmo di due Classici all'anno. Arrivò così la grande occasione per la sezione lungometraggi della Disney Television che in quell'anno uscì per ben due volte al cinema rispettivamente a Pasqua con Il Libro della Giungla 2 e a settembre con Pimpi Piccolo Grande Eroe.
E' incredibile che abbiano aspettato così tanto per fare un autentico sequel de Il Libro della Giungla visto che già due serie televisive erano state prodotte negli anni passati con gli stessi personaggi. C'era stato l'assurdo Tale Spin, in cui un Baloo pilota, uno Shere Kan affarista e un Luigi barista venivano calati in un contesto di animali totalmente antropomorfi, e l'insipidissimo Cuccioli della Giungla, che proponeva le versioni baby dei personaggi, ambientate in un improbabile passato in cui erano tutti amici. A quest'ultima serie erano state dedicate anche un paio di compilation su vhs, che intervallavano gli episodi con interstials in cui un Baloo adulto (e gommoso) rimembrava il passato.
Non si può certo dire che Il Libro della Giungla 2 meriti l'onore di apparire sul grande schermo quanto Return to Neverland. Pur essendo qualitativamente molto superiore ai prodotti che contemporaneamente stavano uscendo per il circuito domestico, dominato da lungometraggi a basso costo come Il Gobbo di Notre Dame 2 o compilation spacciate per film come Topolino e i Cattivi Disney e Tarzan & Jane, il film sembra risplendere più per il confronto impietoso con questi ultimi titoli che per il suo valore intrinseco. Il problema di Jungle Book 2 è infatti la trama assolutamente inconsistente e inconcludente che vede Mowgli venir colto da un attacco di nostalgia per la giungla, con conseguente fuga e reincontro dei vecchi amici. E infatti il film è tutto una grande operazione nostalgia più degli animatori che dei personaggi, che si ritrovano a venir sballottati di qua e di là da un luogo all'altro della giungla senza che nella storia avvenga niente di considerevole. Quel che ne deriva sono una settantina di minuti in cui i personaggi si perdono e si reincontrano vagando senza meta e incontrando vecchi amici alla rinfusa fino a che non si accorgono che è tardi ed è ora di andare all'appuntamento con Shere Kan per la battaglia finale. Oltre al vecchio cast sono ora presenti nuovi personaggi come un avvoltoio schizzato quanto inutile alla storia e doppiato da Phil Collins, il fratellino di Mowgli caratterialmente identico al fratellino di Jane in Peter Pan 2 e soprattutto Shanti che nel primo film si intravedeva nel finale e qui assurge al ruolo di coprotagonista. Ma per il resto niente è cambiato, i personaggi ci sono ancora tutti, non hanno mutato assolutamente i loro comportamenti e cantano anche le stesse canzoni del primo film. La struttura a incontri poi ricalca non poco il Classico finendo per far assomigliare Il Libro della Giungla 2 più a un remake che un sequel. L'unico personaggio assente è Re Luigi, di cui si dice solo che ha abbandonato il tempio, permettendo così a Baloo di trasformarlo nel luogo di ritrovo per i nullafacenti della giungla. L'assenza di Luigi non è chiara, c'è chi dice che è per una questione di diritti, visto che il volto del personaggio era stato modellato ad immagine e somiglianza di un cantante realmente esistente, ma è una teoria non confermata che convince molto poco. La colonna sonora del film è molto controversa, e presenta in gran parte le stesse identiche canzoni del primo film, come Colonel Hathi's March e I Wanna Be Like You ascoltabile nei titoli di coda in una reinterpretazione ad opera degli Smash Mouth (in italiano le Lollipop). E ovviamente non può mancare The Bare Necessities che Baloo torna a cantare nel corso del film in ben tre occasioni.
E, strano ma vero, ci sono anche due canzoni nuove: la prima è Jungle Rhythm, la canzone di Mowgli, strepitosa, ma da ascoltare assolutamente in originale dal momento che nell'adattamento italiano perde molta della sua bellezza. La seconda è invece assurdamente disarmonica e con un motivetto scialbo che non si capisce bene dove vada a parare. Si tratta dello spettacolo messo su da Baloo e altri animali nel tempio di Luigi, Wild, sequenza visivamente scatenata e in cui il disegno e l'animazione raggiungono il massimo. Right Where I Belong, canzoni che si presume essere di Shanti, è stata invece tolta dal film e relegata ai titoli di coda, dopo la cover degli Smash Mouth. Peccato che in Italiano questa canzone sia completamente assente per colpa delle Lollipop che con la loro cover si dilungano troppo e finiscono per mangiarsi il poco spazio rimasto. Andrebbe citata anche I Got You Beat, canzone tagliata che avrebbe dovuto stare al posto di Jungle Rhythm, e che è possibile ascoltare tra gli extra del dvd.
Il comparto grafico del film è qualcosa d'incantevole. Alcuni personaggi sono realizzati in modo assolutamente sublime, come la scimmia dai capelli biancastri, ex-spalla di Luigi, che riesce ad essere persino superiore all'originale. Un altro personaggio degno del film originale è Shere Kan, che si contende con Baloo il titolo di personaggio meglio realizzato. Baloo è infatti caratterizzato a meraviglia, e finisce per rubare letteralmente la scena a Bagheera, che nel film ha un ruolo già di per sé risicatissimo. Qualche problemino ancora con gli umani, non eccellenti, ma tutto sommato accettabili, eccezion fatta per Ranjan, il fratellino di Mowgli, dalle animazioni estremamente gommose e detestabili. Sfondi e colorazioni degne di un classico, con una giungla lussureggiante resa benissimo per quanto diversissima da quella vista nel '67, in quanto priva dell'effetto matitoso tipico della tecnica Xerox che era stata invece mantenuta per T Come Tigro.
A dispetto della trama debole però, furono le belle animazioni ad essere ricordate. Il film ebbe un buon successo quindi, che gli fece guadagnare il titolo di Classico onorario sulla cover del dvd italiano, cosa già accaduta per T Come Tigro. Ormai i tempi erano maturi perché questo team di autori cominciasse a venir considerato una realtà distinta dal reparto adibito alle serie televisive. Sul finire dei titoli di coda de Il Libro della Giungla 2 compariva per la prima volta il nome con cui questi studios di Burbank - Sydney - Tokyo si sarebbero identificati d'ora in poi. Erano nati i Disney Toon Studios.

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DVD -  Il Libro della Giungla 2

Il Libro della Giungla 2 - DVD






Contiene:
Il Libro della Giungla 2 (The Jungle Book 2) (min.69.22)
- lungometraggio DisneyToon distribuito al cinema

Contenuti Speciali:
- scena eliminata: I got you beat (min.05.41)
- scena eliminata: Braver (min.03.44)
- selezione di canzoni
- visione del film in versione karaoke
- video musicale: Veri selvaggi (w.i.l.d.) (min.01.02)
- video musicale: Il ritmo della giungla (jungle rhythm) (min.01.02)
- video musicale: Voglio esser come te (I wanna be like you di Smash Mouth) (min.01.22)
- gioco: Mowgli racconta la sua avventura
- gioco: Il labirinto nella giungla di Mowgli
- riassunto del film originale: Il libro della giungla (min.02.59)
- documentario: L'eredità del libro della giungla (min.14.12)

mercoledì 20 gennaio 2016

L'Origine di Stitch (The Origin of Stitch)



Anno 2005

fonte: la tana del sollazzo
Il ruolo di questo corto è di far da connettore tra due tradizioni. Lilo & Stitch era stato un successo e quindi era stata messa in cantiere la famosa serie televisiva ispirata ai Pokémon in cui tutti i precedenti 625 esperimenti si liberavano: questa serie si apriva e si chiudeva con due lungometraggi, animati piuttosto economicamente: Provaci Ancora Stitch e Leroy & Stitch. Era il periodo in cui i Toon Studios si erano scorporati dalla Disney Television, il periodo in cui il 2d era stato soppresso da Michael Eisner e ormai risiedeva solo nei non-più-così-tanto-cheap-quel, per cui agli studi australiani venne messo in cantiere Lilo & Stitch 2, il sequel direct to video in assoluto più fedele allo stile dell'originale, un po' anche per contrapporsi a quelle brutte produzioni legate alla serie tv. Il risultato è che le due tradizioni sembravano biforcarsi, il ramo televisivo parlava di azione, spazio e esperimenti, mentre il sequel dei Toon Studios di sentimenti, Elvis e hawaii: si decise quindi di affidare alla Toonacius, piccola unità capeggiata da Tony Bancroft (animatore di Pumbaa e Kronk e regista di Mulan) l'animazione di un brevissimo corto da inserire come extra nel dvd di Lilo e Stitch 2 che collegasse in qualche modo i due ambiti. In esso si vede uno Stitch dallo stile un po' strano: non è lo sgorbio della serie tv, né il pupazzetto tenero del sequel ufficiale, è come un modello a sé...anche se pare che ad averci messo le mani sia stato Alex Kupperschmidt, il suo animatore originale. Stitch all'inizio gioca a palla e si introduce nella navicella di Jumba, attivando così un filmato e scoprendo di essere solo l'ultimo di 625 esperimenti. Jumba arriva e gli racconta un po' le sue origini, con un dialogo scaldacuore in cui dimostra di volergli bene e di essere fiero di quel che è diventato. Non manca il finale aperto in cui Jumba allude a quel che accadrebbe se gli esperimenti si liberassero. Pare che lo stile strano del corto sia dovuto al fatto che inizialmente la Disney aveva chiesto a questo studiolo di fare le animazioni in flash, ma visto che lo studio era composto da gente che un tempo lavorava al 2d Disney, abbia voluto metterci del suo inserendo porzioni animate normalmente in animazione tradizionale. Simpatico extra che fa piacere vedere anche solo per la buona volontà da parte della Disney di mettere una toppa sulla faccenda.

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DVD - Lilo & Stitch 2 - Che Disastro Stitch!

Lilo & Stitch 2 - Che Disastro Stitch!


Anno 2005


fonte: la tana del sollazzo
Dopo aver progressivamente innalzato la qualità grafica fino a raggiungere i livelli di perfetta mimesi con l'originale de Il Re Leone 3, i Toon Studios finalmente sfornano il loro primo autentico sequel, inteso come lungometraggio "gemello" di un film della Disney Feature Animation. Se prima anche il più curato di questi film mostrava uno stile personale che lo discostava anche solo minimamente dalla matrice, Lilo & Stitch 2 è invece della stessa fattura dell'originale, sia a livello di grafica, e dopo Il Re Leone 3 non era una novità, che a livello di storia, sceneggiatura, musica, humor e caratterizzazione dei personaggi. Questa è invece una grossa novità, visto che ne Il Re Leone 3 tutto era al servizio di un lungometraggio tonalmente differente, tanto da non considerarsi affatto un sequel ma un film con gli stessi personaggi de Il Re Leone.
Lilo & Stitch 2 è invece il vero sequel di Lilo & Stitch, non "un filmetto con Lilo e Stitch", non "un sequel ben fatto, per essere dei Toon Studios", né "un gran bel film, considerando il budget". Per la prima volta i Toon Studios portano avanti un discorso iniziato dalla Feature Animation senza cambiare di una virgola quanto già fatto e senza metterci del loro, arrivando così a produrre un sequel che non sfigurerebbe certo affianco ad altri sequel illustri di film in CGI che tanto successo sembrano star facendo riscuotere alle rispettive case di produzione in questi ultimi tempi. E viene il fortissimo sospetto che questa omogeneità stilistica e qualitativa possa derivare dal fatto che dopo la chiusura degli studi Feature Animation in Florida, voluta da Eisner per concentrare tutti gli sforzi a Burbank e darsi completamente al 3d, molti artisti che avevano lavorato al Classico siano passati ai Toon Studios, decidendo di intraprendere una carriera più umile ma devota all'animazione tradizionale sull'esempio di Andreas Deja.
Non che fosse la prima volta che sulla scia di Lilo & Stitch uscivano prodotti correlati, anche di qualità dubbia: la serie televisiva ispirata era infatti sulla cresta dell'onda proprio in quel periodo e i Toon Studios, desiderosi di affermarsi artisticamente, decisero di prendere le distanze da Provaci Ancora Sittch, puntata pilota della serie realizzata dagli studi televisivi e fino a quel momento sequel ufficiale del film, e di proporre così la loro versione dei fatti. Non che Lilo & Stitch 2 entri per forza in contraddizione col ciclo televisivo e i suoi due lungometraggi derivati, (anzi, volendo lo si potrebbe collocare senza troppe difficoltà tra il Classico e Provaci Ancora Stitch) certo è che concettualmente è diversissimo ed è l'emblema del differente modo di lavorare dei Toon Studios. A prodotti televisivi poveri graficamente ma ricchi di azione, viene contrapposto uno stile graficamente eccellente e storie dalle tematiche universali, quindi più "classiche", che sfociano molto spesso nel sentimentalismo. Spazio e commedia erano i due ingredienti quasi opposti che trovavano la loro sintesi nel primo Lilo & Stitch, ma mentre Provaci Ancora Stitch aveva scelto di portare avanti solo l'elemento spaziale, più incline all'approccio avventuroso della Television, Lilo & Stitch 2 decide di essere un sequel "completo", prediligendo ovviamente l'elemento commedia ma non lasciando a Provaci Ancora Stitch l'esclusiva spaziale. Non a caso è proprio l'elemento fantascientifico a far da connettore agli avvenimenti, giocando quindi un ruolo essenziale ma non invasivo. Stitch è malato, con un colpo di retcon e un interessante flashback viene infatti spiegato che le sue molecole non furono caricate a dovere a causa dell'irruzione degli agenti dell'Alleanza Galattica, che avevano fatto prigioniero Jumba. La strada che lo dovrebbe condurre a morte certa è lastricata di anomali attacchi di "cattiveria", che entreranno in conflitto con le principali sottotrame del film, che vedono Nani e David continuare il loro rapporto fatto di equivoci e incomprensioni, e soprattutto Lilo dover dimostrare (soprattutto a sé stessa) di essere simile a sua madre, progettando una danza Hawaiiana per una festa di paese. Gantu, Cobra Bubbles e l'Alleanza Galattica, che tanta parte avranno nel ciclo televisivo, sono stranamente del tutto assenti, mentre un bel ruolo lo giocano Jumba e Pleakley, che per tutto il film si daranno da fare per trovare a Stitch una cura, riscattandosi parzialmente dalla fama di buffoni procurata loro dalla serie televisiva. Jumba in particolare ci appare come molto umano, e non più ossessionato dal suo essere "genio di male", mentre Prickley, più piatto, continuerà a non perdere occasione di vestirsi da donna.
Che il comparto grafico di questo film sia indistinguibile da quello del Classico potrebbe essere messo in discussione dai più pignoli. E' bene in questi casi ricordare però che anche i più grandi capolavori della Disney Feature Animation come La Sirenetta e La Bella e la Bestia non fossero privi di sbavature e imperfezioni qua e là e che i risultati avuti dai Toon Studios in questo caso siano da elogiare, a prescindere dalla simpatia o meno per la barbara pratica di sequelizzare tutto, che da qualche tempo ha preso piede un po' ovunque. E assieme ad un'animazione perfetta e una colorazione acquerellosa di livello altissimo non si può non elogiare una colonna sonora parimenti ottima che come nel predecessore mischia brani preesistenti a brani nuovi: si inizia con una riproposizione del caro vecchio Hawaiian Rollercoaster Ride, che tornerà pure nei credits in una versione remixata, per poi passare ad un elemento insostituibile del primo Lilo & Stitch: le canzoni di Elvis Presley. Elvis è ancora molto presente nell'immaginario di Lilo, e la selezione di sue canzoni compiuta per questo film è addirittura superiore a quella del Classico. Tre sono le canzoni stavolta, e tutte inserite in sequenze che mostrano il tempo che passa: Rubberneckin segue i due protagonisti impegnati a ripercorrere le tappe compiute da Elvis in Blue Hawaii, mentre I Need Your Love Tonight è incentrato sui tentativi di Stitch di far risalire il suo livello di bontà, tema ripreso dal primo film. A Little Less Conversation, nella versione remixata risalente a quattro anni fa, accompagna infine gli allenamenti di Lilo per la gara di ballo. Jeanine Tesori compone infine Always che, trasposta in versione hawaiiana, diventa He Makana Ke Aloha (A Gift of Love), antica leggenda hawaiiana che diventerà la danza che Lilo eseguirà al festival, nonchè la base su cui allegoricamente si svilupperà la trama dell'intero film.
Lilo & Stitch 2 non supera Lilo & Stitch. Ma per la prima volta si può dire questa cosa dopo un confronto alla pari, senza per forza inquadrare il prodotto nell'ambito di una produzione di genere, come è stato sempre fatto per i film precedenti. Ciò non toglie che Stitch has a Glitch sia un film bellissimo, divertente ma anche ricco di pathos, che sul finale ha modo di commuovere non poco mostrandoci l'apparente (eppur biologicamente autentica!) morte di Stitch, fornendo un parallelismo con la parabola alla base della danza di Lilo, e dimostrando un'approccio alla tematica escatologica veritiera e molto vicina a quella di Mulan 2.
Salvo piccole incongruenze, all'uscita di Lilo & Stitch 2, purtroppo solo in dvd, si cercò di collocarlo nella continuity, scrivendo sulla fascetta frasi come prima che i 625 esperimenti sbarcassero alle Hawaii, e accompagnandolo ad un cortometraggio fatto realizzare per l'occasione da uno studio apposito. L'Origine di Stitch mostrava infatti un dialogo avvenuto tra Stitch e un Jumba più paterno che mai, in cui veniva anticipato il tema dei 625 esperimenti che di lì a poco si sarebbero liberati, gettando lo scompiglio nelle isole e dando modo al grande progetto televisivo di compiersi. (...)

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DVD - Lilo & Stitch 2 - Che Disastro Stitch!

Lilo & Stitch 2 - Che Disastro Stitch! - DVD




Contiene:
Lilo & Stitch 2 - Che Disastro Stitch! (min.65.20)


Contenuti Speciali:
- video musicale: Hawaiian Rollercoaster Ride di Jump 5 (min.03.12)
- cortometraggio: L'Origine di Stitch (The Origin of Stitch) (min.04.39)
- gioco: Dov'è Pleakley
- gioco: L'esperimento di Jumba