martedì 18 agosto 2015

Come D'Incanto (Enchanted)



Anno 2007

fonte: Disney Compendium
(...)
Enchanted è la storia di come la ninfetta animata Giselle, candidata a diventare la principessina del reame di Andalasia, venga inviata nel nostro mondo da una perfida strega, per farle sperimentare cosa significhi essere privati del lieto fine. Se si escludono alcune brevissime sequenze nella parte centrale e finale del film, si può dire che il grosso dell'animazione tradizionale si concentri dunque nei primi dieci minuti, durante il prologo ambientato ad Andalasia. A causa della particolarissima situazione degli studios, questa sequenza non è però stata realizzata, come ci si aspetterebbe, all'hat building di Burbank. La recente svolta forzata alla CGI, imposta dalla gestione Michael Eisner, aveva infatti privato gli studios dei mezzi per poter realizzare animazione tradizionale, creando un notevole problema logistico a John Lasseter. La cosa migliore da fare era quindi collaborare con uno studio esterno, che potesse mettere a disposizione della Disney tali attrezzature, almeno per i primi tempi. La scelta è caduta sullo studio di James Baxter, animatore Disney veterano (Belle, Rafiki, Quasimodo) che aveva militato alla Dreamworks, prima di decidere di mettersi in proprio. Con l'invio da parte dei Walt Disney Animation Studios di artisti come Mark Henn e Andreas Deja, si è venuta a creare un'inedita alleanza tra i due studi, e il problema è stato risolto, giusto in tempo perché ai WDAS si potesse riattivare la strumentazione necessaria per lavorare al nuovo cortometraggio Pippo e l'Home Theatre.
Come D'Incanto si colloca perfettamente a metà strada tra l'affettuoso omaggio e la parodia, motivo per cui la sua componente animata presenta echi provenienti da tutta la filmografia disneyana. Lo stile degli sfondi e delle architetture è però molto personale, e richiama l'Art Noveau, con le sue ariose decorazioni e l'abbondare di motivi floreali. Il resto è ovviamente assai derivativo, e volutamente stereotipato: animaletti parlanti, canzoncine e leziosaggini assortite, vengono volutamente utilizzati in chiave ironica, senza temere di sfociare nella caricatura, il tutto per comunicare allo spettatore la sensazione di trovarsi nel mondo delle classiche fiabe Disney, così come se le ricorda lui. L'apporto di fuoriclasse come Deja e Henn ai personaggi umani si nota, e lo stesso James Baxter deve essersi divertito un mondo ad animare Giselle e il principe Edward, non risparmiando virtuosismi per ogni loro movenza. Baxter esaspera espressioni, reimpasta di continuo i lineamenti facciali dei personaggi, fa quanto di meglio si possa desiderare per trasmettere il potenziale comunicativo di una forma d'arte ormai data per spacciata, mostrandone la superiorità rispetto alla computer grafica dell'epoca, ancora molto limitata. Di contro, il character design degli animaletti amici di Giselle è sicuramente meno ricercato, ma si presume che questa banalizzazione sia puramente funzionale all'effetto stereotipato che si voleva ottenere.

Con l'arrivo di Giselle nella Manhattan live action si entra nel vivo della narrazione. L'aspect ratio si trasforma passando al formato panoramico e quello che inizialmente sembrava un classico film d'animazione diventa una delle più argute e brillanti commedie sentimentali mai prodotte dalla Disney. Il merito è della straordinaria interpretazione del cast, fra cui spiccano il caricaturale James Marsden e la spettacolare Amy Adams. Esagerati e teatrali in ogni loro manifestazione, accentuano il contrasto con il cinico mondo che ora li circonda, riuscendo ad apparire credibili nella loro improbabilità. Ogni loro movenza, ogni loro espressione, ogni minima battuta di dialogo trasuda stile e amore verso il paradosso, riuscendo a stare perfettamente in equilibrio tra l'omaggio e la parodia. Simpatica anche la macchiettistica interpretazione della malvagia Narissa e il suo servo Nathaniel, che trovano il loro perfetto corrispettivo live action in Susan Sarandon e Timothy Spall. Sono momenti di grande cinema quelli che vedono questi eccentrici caratteristi muoversi in mezzo a persone che non capiscono minimamente il loro repertorio di stereotipi. L'equilibrato e posato Patrick Dempsey nel ruolo dell'avvocato Robert fornisce loro un validissimo contrappunto serioso, mentre Idina Menzel nel ruolo della sua compagna Nancy rimane piuttosto di sfondo, venendo immeritatamente sottoutilizzata.
Compiuto il salto verso il live action, il film torna indietro molto di rado, e solo per brevissime sequenze, tuttavia lo stacco stilistico si avverte poco e la regia si porta dietro buona parte del suo dna animato. Questo si deve all'esperienza del bravissimo Kevin Lima, già regista di In Viaggio con Pippo e Tarzan, che riesce a dare alla sua New York un taglio assolutamente magico e di classe. I bassifondi non mancano, ma non si tratta più di quella sudicia atmosfera urbana vista in Oliver & Company, ma un regno in cui predominano il blu del cielo stellato, il verde di Central Park e l'oro dei ristoranti e le sale da ballo. Un luogo magicamente idealizzato che regala la sensazione di star guardando la perfetta proiezione live action di un lungometraggio d'animazione Disney.
L'illusione di star guardando un autentico film d'animazione è aumentata dalla colonna sonora del geniale Alan Menken, responsabile dei maggiori successi del rinascimento anni 90, che non partecipava ad un film Disney da Home on the Range. Menken stavolta riesce nella dura impresa di tenere il piede in più scarpe: ogni minimo giro di note che compone la colonna sonora di Come D'Incanto riesce ad omaggiare le molteplici anime del cinema disneyano, senza rinunciare a dare al film una sua identità. Le sue strumentali commentano alla perfezione tanto le sequenze animate quanto quelle live action, per giunta mantenendo uno stile omogeneo. Ma è nelle cinque canzoni scritte assieme al paroliere Stephen Schwartz che la sua opera mostra la sua vera forza, inscrivendo Enchanted nella miglior tradizione dei musical Disney a scrittura mista di cui fanno parte anche Mary Poppins e Pomi d'Ottone e Manici di Scopa.
  • True Love's Kiss - Il film inizia sfoderando il nuovissimo logo Walt Disney Pictures con il tradizionale castello. Ma una rapida zoomata ci porta dentro la sala in cui si apre un libro pop-up che racconta la storia di Enchanted, mentre la voce narrante di Julie Andrews ci presenta i personaggi e partono le prime note dell'overtoure. Questo primo brano accompagna buona parte della sequenza animata e rappresenta la canzone di Giselle, la tradizionale “i want song” con cui la principessa si confida con le sue spalle animalesche. Il riferimento è alle colonne sonore dei film animati Disney appartenenti alla prima era come Biancaneve, Cenerentola e La Bella Addormentata nel Bosco. Sequenze storiche come Once Upon a Dream, A Dream is a Wish Your Heart Makes e Someday My Prince Will Come vengono omaggiate in molti modi, riproducendo addirittura i ritmati recitativi che le introducevano, favorendo la transizione dal parlato al cantato.
  • Happy Working Song - La seconda sequenza musicale è posizionata poco dopo l'arrivo nel mondo reale. È il momento di massimo straniamento per Giselle, ancora legata al mondo che conosceva, e la regia “la aiuta” ricalcando lo stile animato: la macchina da presa volteggia intorno a lei permettendosi notevoli virtuosismi e si concede numerose zoomate sui prosaici animaletti di città, che aiutano Giselle a riordinare l'appartamento di Robert. La fonte d'ispirazione per questo secondo ironicissimo brano sembra essere un'altra Disney, quella più scanzonata dei fratelli Sherman, che ne avevano curato le colonne sonore negli anni 60, in piena era xerografica. I riferimenti a Biancaneve visivamente non mancano (Whistle While You Work), ma i maggiori punti di contatto sembrano essere con Mary Poppins (A Spoonful of Sugar).
  • That's How I Know - La terza canzone è il maestoso brano cantato a Central Park in cui Giselle spiega a Robert la sua filosofia di vita. La si potrebbe considerare rappresentativa del terzo grande periodo della musica Disney, il rinascimento anni 90 di cui lo stesso Menken assieme a Howard Ashman era stato fautore. Visivamente parlando il riferimento sono le sequenze musicali dei film a scrittura mista prodotti decenni prima, ma musicalmente Menken si autocita, utilizzando in dosi massicce sonorità particolari come i bonghi e i calypso che avevano reso irresistibile Under the Sea.
  • So Close - La storia volge alla fine, e Giselle si è ormai parzialmente normalizzata. Il tema d'amore viene così introdotto in maniera totalmente diegetica, come un lento suonato durante una festa da ballo. Si tratta di un bel brano che non raggiunge tuttavia la genialità dei precedenti, ma che presenta al suo culmine un'intensa parte strumentale dal sapore puramente menkeniano. Pur trattandosi della sequenza musicale più realistica, non mancano le citazioni. Stavolta tocca a La Bella e la Bestia, che viene omaggiata tanto nei movimenti di telecamera che nei costumi.
  • Ever Ever After - È la canzone che chiude il film, presentando un montaggio incrociato in cui tra sequenze animate e live action le storie dei personaggi vengono portate a termine. Caratterizzata da sonorità pop è sicuramente la più debole del lotto, e dispiace un po' che abbia trovato il suo posto nel film a scapito di un altro brano, che avrebbe dovuto essere la canzone di Nancy. La sua interprete, Idina Menzel, si sarebbe tuttavia presa una bella rivincita sei anni dopo cantando Let it Go in Frozen
Enchanted è pervaso da un citazionismo estremo. Tutta la filmografia disneyana viene omaggiata in modi differenti, che si tratti di stralci di musica, nomi di personaggi, insegne dei negozi, sequenze di altri film d'animazione mostrate di sfuggita in televisione e persino comparse. Insomma, si tratta di un film virtuosistico sotto ogni aspetto: narrativo, registico, recitativo, grafico e compositivo. Pare che questa meraviglia sia stata in lavorazione per anni e anni, visto che i primi rumor sulla sua realizzazione circolavano già dal 2001. Da allora la Disney è caduta e si è rialzata, ma in questo lungo periodo il progetto non è mai stato abbandonato completamente, benché per lunghi periodi non se ne sia più parlato e sia stato messo provvisoriamente nel cassetto. Si ipotizza che la spinta per rimettere in piedi il progetto sia arrivata proprio grazie alla nuova gestione, ma potrebbe anche non essere così. Di certo il film è uscito al momento giusto per rieducare il mondo intero alle delizie del cinema disneyano. Serviva proprio Enchanted, con la sua natura ibrida, a risanare il sense of wonder delle platee, da troppi anni votate al cinismo. Il film ha sicuramente fatto il doppio gioco col pubblico, fingendo a momenti di stare dalla sua parte, e colpendolo a tradimento in altri, rivelandosi in tutta la sua disneyanità, in una continua alternanza tra incanto e disincanto, sottile parodia e raffinatissimo omaggio. Il compromesso che ci voleva per traghettare un pubblico abbrutito verso i fasti di un futuro radioso.

Pubblicato in:
BluRay - Come d'Incanto 

Nessun commento:

Posta un commento